Battesimo di Cristo (Verrocchio e Leonardo): differenze tra le versioni
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== Storia ==
{{Citazione|[Per] Andrea del Verrocchio [...che stava] faccendo una tavola dove San Giovanni battezzava Cristo, Leonardo lavorò un Angelo, che teneva alcune vesti; e benché fosse giovanetto, lo condusse di tal maniera che molto meglio de le figure d'Andrea stava l'Angelo di Leonardo. Il che fu cagione ch'Andrea mai più non volle toccar colori, sdegnatosi che un fanciullo ne sapesse più di lui.}} [[Giorgio Vasari]], ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]],
[[File:Leonardo da Vinci 017.jpg|thumb|left|L'angelo di Leonardo]]
L'opera fu realizzata per il monastero [[vallombrosano]] [[Chiesa di San Salvi|di San Salvi]],<ref>Fossi, cit., p. 286.</ref> quando la bottega del Verrocchio era la più importante di Firenze. [[Vasari]] raccontò la genesi dell'opera, che è stata confermata dalle radiografie del [[1954]]. Il maestro Verrocchio infatti impostò la composizione e dipinse in parte le due figure principali del Cristo e del Battista, con il suo stile lineare e nervoso derivato dalla specializzazione nell'[[oreficeria]]. In un secondo momento vennero coinvolti altri due collaboratori: uno di livello mediocre, responsabile della schematica palma a sinistra e del paesaggio roccioso a destra, e un altro responsabile del volto dell'angelo visto di fronte, forse il giovane [[Sandro Botticelli]].
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Solo in una terza fase, quella finale, venne chiesto a Leonardo da Vinci, allievo del Verrocchio, di ultimare il dipinto cercando di uniformare le parti già dipinte. A lui spetta il dolce volto dell'angelo di profilo, dove si nota il suo caratteristico stile [[sfumato]], ma anche le velature trasparenti a olio che unificarono i piani del paesaggio in profondità e addolcirono il corpo del Cristo. Suo, inoltre, è il velato paesaggio sulla sinistra. Vasari riporta anche l'aneddoto secondo cui Verrocchio non avrebbe più toccato il pennello dopo aver visto l'allievo superarlo; in realtà non pare essere vero, ma dimostra il precoce talento e la fama di Leonardo.
La menzione vasariana aveva inizialmente fatto ipotizzare una datazione più precoce del dipinto, ai primi anni settanta, ma la maturità di alcune parti, come il perfetto paesaggio, e l'accertamento radiografico dell'esecuzione a olio sulla preparazione a tempera dell'angelo leonardesco hanno confermato un'attribuzione al [[1475]]-[[1478]] circa, dopo opere dalla tecnica più incerta come l{{'}}''[[Annunciazione (Leonardo)|Annunciazione]]'' e il ''[[Ritratto di Ginevra de' Benci]]''.
La pala passò nel [[Ex monastero di Santa Verdiana|monastero di Santa Verdiana]], finché, con le soppressioni, venne destinata alla [[Galleria dell'Accademia|Galleria delle Belle Arti]] insieme a numerose altre opere di grande pregio confluite dalle chiese di Firenze. Solo nel [[1810]], con la ridistribuzione delle collezioni fiorentine, pervenne agli Uffizi.
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