[[File:Le Gray, Gustave (1820-1884) - Palerme. Portrait de Giuseppe Garibaldi, juillet 1860.jpg|thumb|left|Garibaldi fotografato a Palermo nel luglio 1860]]
Il 27 luglio Garibaldi giunse a [[Messina]]. Lo stesso giorno ricevette una lettera dal conte [[Giulio Litta- Modignani]] il mittente era Vittorio Emanuele, nella missiva si leggeva una richiesta a desistere nell'impresa di sbarcare sul territorio napoletano,<ref>Della missiva esistono varie versioni, in una di esse si legge: «Per cessare la guerra fra Italiani ed Italiani io la consiglio a rinunziare all'idea di passare colla sua valorosa truppa sul continente Napoletano» stralcio della missiva, contenuto integrale in {{cita libro|Cavour |Camillo Benso |Carteggi: Il carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861, (volume IV), p. 98|1961 |Zanichelli|Bologna}}</ref> a questa prima seguì una seconda, letta a voce o consegnata<ref>Gli storici dubitano della veridicità in quanto la seconda missiva fu resa pubblica soltanto nel 1909, si veda {{Cita|Mino|p. 331}} fra le ipotesi avanzate quella di [[Giacomo Emilio Curatolo]], dove suggerì che la missiva fosse stata intercettata da Cavour, si veda anche {{cita libro|Giacomo Emilio|Curatolo|Garibaldi,Vittorio Emanuele, Cavour nei fasti della patria pag 163|2006|Zanichelli|Bologna}}. Inoltre Ridley in {{cita libro|Jasper Godwin|Ridley|Garibaldi, pp. 552|1975|Mondadori|}} nota come ancora nel 1909 fosse sigillata e quindi ancora non letta, mentre Curatolo suppone fosse stata aperta con un tagliacarte ai margini.</ref> un suggerimento di non seguire l'ordine impartitogli.<ref>La risposta suggerita era: «Dire che il Generale è pieno di devozione e di reverenza pel Re, che vorrebbe poter seguire i suoi consigli, ma che i suoi doveri verso l'Italia non gli permettono di impegnarsi a non soccorrere i napoletani» stralcio della missiva, contenuto integrale in {{Cita|Mino|p. 331}}</ref> in ogni caso Garibaldi rispose, sempre il 27 luglio, negativamente alla richiesta espressa.<ref>{{Cita|Scirocco|p. 280}}.</ref>
Il 1º agosto anche [[Siracusa]] e [[Augusta (Italia)|Augusta]] vennero liberate.<ref>{{Cita|Scirocco|p. 271}}.</ref> Tempo prima aveva formato un governo con 6 dicasteri che divennero 8. Il 7 giugno, abolì la [[tassa sul macinato]], pretese che parte del demanio dei comuni venisse diviso fra i combattenti, fondò un istituto militare dove venivano raccolti i ragazzi abbandonati e diede un sussidio alle famiglie in povertà della città di Palermo, cercando nel frattempo l'appoggio dei ceti dominanti. Chiese l'invio di [[Agostino Depretis]] a cui venne affidato l'amministrazione civile, mentre Cavour si preoccupava per le intenzioni del nizzardo.<ref>Cavour e Garibaldi avevano progetti diversi sull'isola: mentre il primo sollecitava l'acquisizione dell'isola al potere di Vittorio Emanuele, il secondo voleva più tempo a disposizione per farne una base per la liberazione del resto del mezzogiorno, si veda {{Cita|Scirocco|p. 274}}</ref>
|