Maurits Cornelis Escher: differenze tra le versioni
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| Riga 30: [[File:Amalfi Coast, view.jpg|thumb|left|Escher fu meravigliato dai declivi calcarei a picco sul mare della dorsale amalfitana.]] === In Italia === Nella primavera del 1922 Escher visitò l'Italia in compagnia di alcuni suoi amici. Rimasto stregato dalla bellezza di quel paese, il grafico vi ritornò nell'autunno dello stesso anno, imbarcandosi su una nave da carico diretta a [[Cadice]] e, poi, a [[Genova]]. Dalla [[Genova|Superba]] Escher si spinse poi sino a [[Siena]], città presso la quale eseguì le prime incisioni lignee di paesaggi italiani. Escher rimase piacevolmente colpito dalla città e dalle verdeggianti campagne toscane e perciò, dopo essersi insediato nella pensione Alessandri di via Sallustio Bandini, non perse occasione per fruire del grandioso patrimonio naturalistico e artistico toscano e perciò viaggiò assiduamente, recandosi anche a [[San Gimignano]]<ref name=b/><ref>{{cita web|autore=Luca Scarlini|titolo=Escher nel Medioevo senese|editore=Doppio Zero|data=2 febbraio 2015|url=http://www.doppiozero.com/materiali/ars/escher-nel-medioevo-senese}}</ref> («mentre le 17 torri di San Gimignano si avvicinavano sempre più [ero incredulo]. Era come un sogno che non poteva essere vero» disse il grafico in merito).<ref>{{cita|Bussagli, Giudiceandrea|p. 25|MGFG}}.</ref> Mosso da una crescente irrequietudine, Escher nella primavera del 1923 si trasferì presso la [[Costiera amalfitana]], in [[Sud Italia]], spronato dai suggestivi racconti di un'anziana signora danese che pure risiedeva presso la pensione Alessandri. Escher rimase letteralmente folgorato dalla suadente plasticità della luce del Mezzogiorno e, soprattutto, dalla commistione di elementi romani, greci e saraceni presente nelle architetture di [[Ravello]], [[Atrani]] e [[Amalfi]], tutte città campane che lasciarono un'impronta profonda nella sua fantasia: un'orografia così mossa e animata, così «teatrale» come quella amalfitana, d'altronde, non avrebbe potuto sortire diverso effetto su un olandese assuefatto a orizzonti lineari e modesti.<ref>{{cita|Bussagli, Giudiceandrea|p. 28|MGFG}}.</ref> Quello amalfitano fu per Escher un soggiorno proficuo non solo dal punto di vista artistico, ma anche sotto il profilo amoroso: il 31 marzo 1923, infatti, il pittore incontrò all'Hotel Toro di Ravello Giulia detta "Jetta" Umiker, il futuro amore della sua vita. Era costei la figlia di un facoltoso banchiere svizzero che, dopo aver consolidato la sua fama dirigendo un'importante filiale di [[Mosca (Russia)|Mosca]], fu costretto a fuggire dalla [[Russia]] in seguito alla tumultuosa [[Rivoluzione russa| I due sposi si stabilirono poi a [[Roma]], in un'elegante dimora al n. 122 di via Poerio, nel quartiere [[Gianicolense]]: al terzo piano vi erano gli appartamenti e al quarto l'''atelier''. Furono anni felici, durante i quali Escher poté finalmente dedicarsi con assoluta devozione alla sua vocazione grafica, senza per questo sacrificare la sua passione per i viaggi: in aprile, quando il clima mediterraneo arrideva ai viaggiatori, Escher era solito riunirsi con Giuseppe Haas Triverio, un imbianchino poi prestatosi all'arte, e con il pittore svizzero Robert Schiess per viaggiare negli Abruzzi, in Campania, in Sicilia, Corsica e Malta. Particolarmente aneddotico fu il viaggio in [[Calabria]]: Escher, insieme alla comitiva, si fermò infatti a [[Pentedattilo]], un paesotto montano la cui superficie è movimentata dall'ergersi di cinque macigni appuntiti. Erano gli anni in cui [[Benito Mussolini]] si era definitivamente impossessato dell'ingranaggio economico e amministrativo della nazione italiana. Al di là della gigantesca [[Propaganda fascista|macchina propagandistica]] messa in essere dal Duce per esaltare il proprio governo, tuttavia, molti erano scontenti del suo operato: Pentedattilo, per esempio, era completamente negletta dagli interventi mussoliniani. «Se lo vedete, ditegli che noi qui siamo tanto poveri da non avere neppure una fonte, né un pezzettino di terra per seppellire i nostri morti ...!» avrebbe borbottato un'anziana signora, pregando Escher di eseguire una missione diplomatica presso il Duce.<ref name=b/> [[File:Hescher agenda about travel in Sicily 03.jpg|miniatura|L'agenda di viaggio di Escher]] Dopo aver trascorso tre giorni a Pentedattilo, nutrendosi esclusivamente di pane duro ammorbidito con miele, formaggio e latte di capra, il gruppo si spostò a [[Melito di Porto Salvo]], sulla costa ionica, ospiti di un generoso viticoltore che fece loro degustare i propri vini. Leggermente brilli, i nostri dopo un piacevole convivio lasciarono la cantina del loro amico per poi giungere alla stazione di Melito. Qui Schiess, abbandonandosi all'ebbrezza dionisiaca, iniziò a suonare la sua [[Cetra (strumento musicale antico)|cetra]], producendo melodie sublimi che incantarono persino il macchinista del treno. Quest'ultimo, infatti, ne rimase talmente colpito da abbandonare la sua postazione di lavoro e mettersi a ballare sulla banchina della stazione insieme ai passeggeri. Rousset avrebbe fissato questo momento con un epigramma che recita: «Barbuto, come il dio Apollo / e suonatore della cetra come lui / fece ballare le [[Muse (divinità)|Muse]] e anche un capostazione».<ref name=c/> Sempre Schiess con la sua cetra, d'altronde, fu il protagonista di un ulteriore, divertente episodio narrato da Escher nel ''De Groene Amsterdammer'' del 23 aprile 1932: [[File:Casa Escher Roma.tif|miniatura|Targa commemorativa apposta sulla facciata del palazzo romano situato nel quartiere di [[Monteverde Vecchio]] in cui Escher visse.]] {{citazione|Gli sconosciuti paesini del desolato entroterra calabro sono collegati alla ferrovia che corre lungo la costa solo attraverso una mulattiera. Chi vuole recarvisi deve andarci a piedi, se non ha a disposizione un mulo. In un caldo pomeriggio di maggio noi quattro arrivammo, attraverso la porta della cittadina di Palazzio, con i nostri pesanti zaini, sudando maledettamente e molto affaticati, dopo una stancante escursione sotto il sole cocente. Ci precipitammo verso una locanda. Era una stanza abbastanza grande, fresca, illuminata solo dalla luce che vi penetrava dalla porta aperta; c'era odore di vino e c'erano innumerevoli mosche. Conoscevamo da tanto tempo il modo di fare poco socievole dei calabresi, ma una reazione ostile come l'abbiamo conosciuta in quel giorno non l'avevamo fino allora mai vissuta. Alle nostre domande amichevoli non ricevemmo altro che risposte scontrose e incomprensibili. I nostri capelli biondi, gli abiti stranieri, lo strano bagaglio, devono aver fatto nascere una notevole diffidenza. Sono convinto che ci hanno sospettato di ''iettatura'' o di ''malocchio''. Ci volgevano letteralmente le spalle e ci mostravano apertamente che la nostra presenza era sopportata a malapena. Con una espressione scontrosa, e senza dire nulla, la moglie dell'oste prese le nostre ordinazioni. In quel momento, quasi solennemente, Robert Schiess, calmo, tirò fuori dalla custodia la sua cetra e cominciò a pizzicare le corde sommessamente, in un certo qual modo per sé stesso, come preso da un sortilegio che si liberava da quello strumento. Osservavamo lui, e gli uomini intorno a noi, e potemmo vedere come, in un modo meraviglioso, l'incantesimo dell'ostilità venisse spezzato. Dapprima, con un gran fracasso, venne girato uno sgabello e invece di una nuca, si poteva scorgere un volto ... poi ancora uno, poi un altro a bocca aperta, una mano sul fianco e l'altra che distendeva la gonna. Quando il suonatore di cetra si fermò e si guardò intorno, c'erano intorno a lui un bel po' di spettatori che scoppiarono in applausi fragorosi. Ecco che le lingue si erano sciolte: "Chi siete? Da dove venite? Che cosa fate qui? Dove siete diretti?". Ci invitarono a bere vino e noi ne bevemmo molto, troppo, il che non poté che migliorare le nostre relazioni|Maurits Cornelis Escher<ref name=c>{{cita|Ernst|p. 13|BE}}.</ref>}} Altrettanto memorabile, anche se per altri motivi, fu il viaggio negli [[Abruzzo|Abruzzi]]. Appena giunto a [[Castrovalva]] da Roma, infatti, Escher preferì non girovagare per le viuzze medievali del paese e, sentendosi spossato dal lungo viaggio, prese immediatamente alloggio nella casa di don Tito, maestro elementare. Alle cinque del mattino seguente, tuttavia, fu misteriosamente svegliato dai  === Svizzera, Spagna, Belgio, Olanda === | |||