Senato romano: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Ripristino manuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Principato: Aggiunte informazioni sul censo necessario per entrare nel Senato romano in età augustea
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 112:
{{Citazione|E anche durante le elezioni dei [[tribunus laticlavius|tribuni]], nel caso non ci fosse un numero sufficiente di candidati tra i [[ordine senatorio|senatori]], li prese tra i [[ordine equestre|cavalieri romani]], tanto poi da permettere loro, una volta scaduto il mandato, di rimanere nell'ordine che volessero.|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 40}}.|''Ac comitiis tribuniciis si deessent candidati senatores, ex equitibus R. creavit, ita ut potestate transacta in utro vellent ordine manerent''.|lingua=la}}
 
Sempre Augusto aumentò il requisito di censo necessario per far parte del Senato, portandolo da 400.000 sesterzi a 1.000.000 di sesterzi. ([[13 a.C.]]) I motivi erano principalmente due: Innanzitutto Augusto voleva distinguere nettamente il ceto senatorio da quello equestre per elevarlo e nobilitarlo. In più, un secondo fine più occulto era quello di vincolare più senatori possibile all'imperatore stesso. Augusto infatti spesso contribuì a sue spese (come del resto spiega lui stesso nelle Res Gestae Divi Augusti) a completare il patrimonio dei senatori, per permettere loro di raggiungere la nuova soglia censitaria necessaria per essere ammessi in Senato. In questo modo molti senatori si trovarono a dover dipendere dal sovrano per mantenere la loro posizione di potere, e di conseguenza erano portati a sostenere la linea politica di Augusto nelle sedi istituzionali.
Sempre Augusto elevò il censo senatoriale, portandolo prima da quattrocentomila a un milione di sesterzi ([[13 a.C.]]),<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 26.3}}.</ref> e infine a un milione e duecentomila [[sesterzi]], e diede la differenza ai senatori che non ne avevano abbastanza.<ref name="SvetonioAugusto41">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 41}}.</ref> Inoltre, per diventare senatori bisognava essere ex-magistrati e l'assunzione di cariche magistratuali dipendeva dal beneplacito imperiale. L'imperatore poteva inoltre introdurre in senato persone da lui scelte con la procedura dell<nowiki>'</nowiki>''adlectio'' (promozione a) e guidava la revisione delle liste dei senatori (''lectio senatus''). Sappiamo che nell'[[11 a.C.]] Augusto redasse una lista non solo delle sue proprietà, come se fosse un cittadino comune, ma anche una per i senatori. E sempre in quella circostanza, poiché si era accorto che i presenti alle assemblee senatoriali non erano spesso in molti, ordinò che i decreti di questo organo collegiale venissero votati anche quando i membri fossero stati meno di quattrocento.<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 35.1}}.</ref>
 
Sempre Augusto elevò il censo senatoriale, portandolo prima da quattrocentomila a un milione di sesterzi ([[13 a.C.]]),<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 26.3}}.</ref> e infine a un milione e duecentomila [[sesterzi]], e diede la differenza ai senatori che non ne avevano abbastanza.<ref name="SvetonioAugusto41">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 41}}.</ref> Inoltre, per diventare senatori bisognava essere ex-magistrati e l'assunzione di cariche magistratuali dipendeva dal beneplacito imperiale. L'imperatore poteva inoltre introdurre in senato persone da lui scelte con la procedura dell<nowiki>'</nowiki>''adlectio'' (promozione a) e guidava la revisione delle liste dei senatori (''lectio senatus''). Sappiamo che nell'[[11 a.C.]] Augusto redasse una lista non solo delle sue proprietà, come se fosse un cittadino comune, ma anche una per i senatori. E sempre in quella circostanza, poiché si era accorto che i presenti alle assemblee senatoriali non erano spesso in molti, ordinò che i decreti di questo organo collegiale venissero votati anche quando i membri fossero stati meno di quattrocento.<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 35.1}}.</ref>
 
L'imperatore aveva il diritto di convocare e presiedere il senato, cosa che poteva essere fatta anche dal [[console (storia romana)|console]] e dal [[pretore (storia romana)|pretore]]. In materia finanziaria il senato conservava l'amministrazione dell<nowiki>'</nowiki>''aerarium populi Romani'', anche se il ''[[Fiscus Caesaris|fiscus]]'' (tesoro) imperiale a mano a mano diventò sempre di più il vero tesoro dello Stato.<ref>Giovanni Ramilli, op. cit, pag. 82-84.</ref>