Titulus crucis: differenze tra le versioni

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Successivamente il ''titulus'' fu descritto nel [[570]] da Antonino di Piacenza, un pellegrino che vide le reliquie della Passione a Gerusalemme. Egli riporta la seguente iscrizione: "''Hic est rex Iudaeorum''", cioè il testo di Matteo<ref>''Antoninii Placentini Itinerarium'', pubblicato nel ''[[Corpus Christianorum]], Series Latina'', vol. 175, 130.</ref>.
[[File:Jan van Eyck 094.jpg|thumb|left|''Ritrovamento della vera croce'', [[Jan van Eyck]].]]
Una tavola di legno, che tradizionalmente è ritenuta parte del ''titulus'', ma che è stata datata al [[X secolo|X]]-[[XII secolo]] attraverso la datazione al [[Carbonio-14]], è conservata a [[Roma]], nella [[Basilica di Santa Croce in Gerusalemme]], insieme a un presunto chiodo della [[Passione di Gesù|Passione]] e a frammenti della [[Vera Croce]]. Tutti questi oggetti, secondo la tradizione, furono rinvenuti da [[Flavia Giulia Elena|Elena]], madre dell'[[imperatore romano]] [[Costantino I]], che nel [[IV secolo]] visitò [[Gerusalemme]] e fece scavare l'area del [[Golgota]]. Si osservi che l'ordine delle tre lingue del Titulus è diverso da quello del testo ufficiale del Vangelo di Giovanni, ma è in accordo con alcuni antichi manoscritti, in cui, come nota Raymond Brown, i copisti variarono, sempre simbolicamente, l'ordine dei testi in "ebraico, greco e latino, ponendo per ultima di importanza la lingua imperiale".<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 965-966, ISBN 978-0-300-14010-1.</ref>
 
 
Risulta discussa la questione se è verosimile ritenere che il cartiglio della croce sia stato conservato e se la reliquia romana possa corrispondere realmente all'originale o almeno essere una copia fedele di quest'ultimo. Alcuni studiosi hanno supposto che il cartiglio sia proprio quello originale, in particolare è stato sostenuto che sarebbe stato staccato dalla croce e deposto inizialmente nel [[Santo Sepolcro|sepolcro]] assieme al corpo di Gesù.<ref>Maria-Luisa Rigato, ''La sepoltura regale di Gesù (Gv 19,39-40)'', Convegno internazionale "Dalla Passione alla Resurrezione: 2000 anni di silenziosa testimonianza", Roma 6-8 maggio 1999</ref> La sepoltura, caratterizzata secondo i vangeli dall'utilizzo di una tomba di ampie dimensioni, dal trattamento della salma con unguenti preziosi e dall'avvolgimento in un [[sudario]], avrebbe avuto tutte le caratteristiche di una sepoltura regale. L'aggiunta del cartiglio, il cui testo appariva ai seguaci di Gesù inconsapevolmente profetico della regalità di Gesù<ref>{{Cita passo biblico|Gv18,33-37}}</ref>, si accorderebbe con le intenzioni di [[Giuseppe d'Arimatea]] e di [[Nicodemo (discepolo di Gesù)|Nicodemo]]. Si osservi che l'ordine delle tre lingue del Titulus è diverso da quello del testo ufficiale del Vangelo di Giovanni, ma è in accordo con alcuni antichi manoscritti, in cui, come nota Raymond Brown, i copisti variarono, sempre simbolicamente, l'ordine dei testi in "ebraico, greco e latino, ponendo per ultima di importanza la lingua imperiale".<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 965-966, ISBN 978-0-300-14010-1.</ref>
 
Per rispondere alla seconda questione a partire dal [[1995]] hanno avuto accesso al ''titulus'' alcuni studiosi, fra cui [[Carsten Peter Thiede]] e [[Michael Hesemann]], che hanno collaborato ad indagini scientifiche necessarie alla datazione del manufatto (rilievo fotografico, prelievo di campioni, ecc.).<ref>Carsten Peter Thiede, ''La vera croce'', Mondadori, Milano 2001. Michael Hesemann, ''Titulus crucis. La scoperta dell'iscrizione posta sulla croce di Gesù'', Edizioni San Paolo, 2000 e ''Testimoni del Golgota. Le reliquie della Passione di Gesù'', Edizioni San Paolo, 2003.</ref>