Virginia Woolf: differenze tra le versioni

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== Lingua e stile ==
Con le stesse tecniche operate da [[James Joyce]] in [[Irlanda]], [[Marcel Proust]] in [[Francia]] e [[Italo Svevo]] in [[Italia]], Virginia Woolf abbandonò la tecnica di narrazione tradizionale per svilupparne una più moderna. Eliminando la forma comune di dialogo diretto e la struttura tradizionale della trama, porta l'attenzione del romanzo al monologo interiore del soggetto preso in questione. Il tempo si differenzia per l'assenza di una cronologia precisa. La narrazione procede attraverso spostamenti in avanti e all'indietro nel tempo, assieme, la maggior parte delle volte, a pensieri e ricordi suscitati dall'ambiente circostante. Woolf è in grado di rappresentare lo scorrere del tempo in dodici ore (''[[La signora Dalloway]]''), in pochi giorni (''[[Tra un atto e l'altro]]''), in diversi anni (''[[Gita al faro]]'') o addirittura in tre secoli (''[[Orlando (romanzo)|Orlando]]'').
 
Il linguaggio si presenta particolarmente raffinato e ricercato, ricco di [[Similitudine (figura retorica)|similitudini]], [[metafora|metafore]], [[assonanza|assonanze]], e [[allitterazione|allitterazioni]] usato per esprimere il [[flusso di coscienza]]<ref>{{cita web|url=http://www.uniurb.it/Filosofia/bibliografie/virginiaw_file/Page316.htm|titolo=Virginia Woolf, tecnica e stile narrativo|editore=''uniurb''|accesso=15 settembre 2013|autore=}}</ref>. Il tempo non è visto come uno scorrere perenne bensì come una serie di momenti staccati successivamente riuniti dall'associazione di idee o dall'immaginazione<ref>Mario Praz, ''La Letteratura inglese, vol. II'', Sansoni-Accademia, Milano, 1967, pag. 270.</ref>. La psicologia dei vari personaggi è continuamente sfruttata nelle trame e continuamente la forma letteraria e stilistica viene alterata dall'identità della figura, in uno scambio continuo, un'attenta corrispondenza tra l'esigenza psicologica e quella linguistica.