Alfonso Meomartini: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Figlio di Giuseppe Nicola e di Luisa Giampietro, fratello dell'archeologo [[Almerico Meomartini]], studiò al collegio dei [[Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie|Padri Scolopi]] di Benevento sin dall'età di otto anni e si laureò poi in giurisprudenza presso l'Università di Napoli ove iniziò a lavorare sotto la guida di Gaetano Petitti tra i massimi civilisti partenopei.
 
ATornato a Benevento vi esercitò la professione di avvocato, ottenendo più volte incarichi legali dalla curia napoletana ebeneventana quale esperto di diritto canonico. Patrocinò alla Corte di Appello a Napoli e in Cassazione a Roma, daanche in favore di enti pubblici e dadi note famiglie beneventane, dando alle stampe in tale ambito circa un centinaio di monografie giuridiche.
 
Lungamente attivo nella politica in ambito provinciale, fu anche giornalista e autore di un importante testo sulla storia dei comuni sanniti.
 
Alfonso Meomartini riposafu colpito da emiplegia nel 1901 e visse infermo per diciassette anni "inchiodato sopra una sedia di dolori e di tormenti ma conservando intatte le facoltà tutte del suo intelletto e la memoria feconda come nei tempi passati" (Luigi Maria Foschini), finché morì di polmonite. Riposa in una monumentale tomba al cimitero di Benevento accanto al fratello Almerico.
 
==Attività politica==
Partecipò alla politica locale nel Consiglio Provinciale per il quale redasse i regolamenti (1913), mentre ancor prima, nel [[1886]] e, nel [[1890|1891]] fu candidato alle elezioni politiche, senza però essere eletto e distanziando di trecento voti il vincitore professor Leonardo Bianchi senatore e già ministro.
 
Negli ultimi decenni dell'Ottocento partecipòsi interessò attivamente al dibattito politico nazionale mostrandosi critico nei confronti della politica coloniale (sin dal [[1882]]) e, con sorprendente lungimiranza, si disse contrario all'indennità parlamentare, che venne approvata in quegli anni. In particolare Alfonso Meomartini - nel dare all’emigrazione la colpa dell’impoverimento dell’agricoltura italiana, con enormi quantità di terreni lasciati incolti per mancanza di manodopera - si disse fermamente contrario alla politica di colonizzazione dell’Africa sin da quando iniziarono le prime spedizioni. Sostenne infatti che il governo avrebbe dovuto seguire una politica economica più accorta a livelli nazionali, tutelando maggiormente l’agricoltura e le classi deboli, ed eliminando una serie di spese superflue, prima fra tutte l’indennità proposta dal governo per i parlamentari, che se approvata avrebbe contribuito solo ad ingrossare il passivo dei bilanci dello Stato.
 
Con lo stesso ardore sostenne anche una più giusta distribuzione delle imposte ed una semplificazione della già allora intricata burocrazia statale.
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''In Italia abbiamo un esodo continuo delle migliori braccia necessarie all'agricoltura. E l'impulsione a questo esodo, a questa emigrazione, è tutta artificiale, è tutta opera delle cointeressate società di navigazione e dei loro agenti. Altri creda pure che questo sia un bene. Io lo credo il maggiore dei mali. Altri creda che sia effetto del disagio economico. Io credo sia la causa primiera del disagio medesimo».''
 
Accorto studioso di storia locale compì dal 1870 al 1888 minuziose ricerche su tutti i 77 comuni della [[provincia di Benevento]], pubblicati nella rubrica "Cenni cronistorici sui paesi del Sannio" sulla "Gazzetta di Benevento" e raccolti successivamente innel volume (''I comuni della provincia di Benevento. Storia, cronaca, illustrazione'', editore Giuseppe De Martini, [[1907|1907.]] A causa della grave infermità che lo rese invalido sin dal 1901, il saggio venne curato dal fratello Almerico nel rispetto di quanto da lui scritto. ovvero "che la storia , come la cronaca , non si inventino, ma si scrivano in base alle fonti più certe".
 
Il saggio - frutto di ricerche personali in loco e senza ausilio di altre precedenti fonti bibliografiche - è stato più volte riedito per oltrecirca ottant'anni fino al 1985 e resta tuttora - in molti casi - unico strumento storico e filologico per la ricostruzione della storia di molti piccoli centri.
 
Donò circa mille testi della sua biblioteca al Regio Istituto Tecnico Luigi Palmeri di Benevento ed altri all'Archivio Storico Provinciale nel 1916.
 
==Opere==