Gaio Terentilio Arsa: differenze tra le versioni

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{{Magistrato romano
|titolo = [[Tribuno della plebe]] della [[Repubblica romana]]
|nome = Gaio Terentilio Arsa
|nome completo = ''Gaius Terentilius Harsa''
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}}
{{Bio
|Nome = Gaio
|Cognome = Terentilio Arsa
|PreData = {{latino|Gaius Terentilius Harsa}}
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== Biografia ==
Mentre i consoli [[Lucio Lucrezio Tricipitino]] e [[Tito Veturio Gemino Cicurino (console 462 a.C.)|Tito Veturio Gemino Cicurino]] erano alla guida dei loro rispettivi eserciti, Arsa ne approfittò per denunciare l'arbitrarietà del potere dei [[console (storia romana)|consoli]], che secondo lui era simile a quello dell'antica [[Età regia di Roma|monarchia romana]]. Sostenuto dai suoi colleghi, ​​presentòpresentò una proposta di legge, la ''[[Lex Terentilia]]'', per creare una commissione di cinque membri, con il compito di definire i limiti del potere consolare, mettendo per iscritto le prerogative dei consoli<ref>{{cita|Livio|III, §9|cidTL}}.</ref><ref name=Brou36>{{cita|Broughton|p. 36|cidBrou}}.</ref> e offrendo così ai [[plebei]] la possibilità di proteggersi dagli abusi di potere. Secondo [[Tito Livio]] la proposta di Arsa aveva un obiettivo politico, mentre per [[Dionigi di Alicarnasso]] Arsa cercava di imporre l'uguaglianza davanti alla legge, cioè che patrizi e plebei fossero soggetti alla stessa legislazione.
 
Con i consoli assenti da Roma, fu il [[prefetto (storia romana)|prefetto romano]], [[Quinto Fabio Vibulano]], a intervenire per impedire l'adozione della ''lex Terentilia'',<ref name=Brou36/> riunendo il [[Senato romano|Senato]], denunciando gli atti del tribuno della plebe e convincendo gli altri tribuni a rinviare la votazione della legge fino al ritorno dei consoli. Al loro ritorno, Arsa rilanciò il suo disegno di legge, ma il voto fu nuovamente rinviato dai patrizi, per consentire a Lucio Lucrezio di entrare in [[trionfo]] in Roma, mentre all'altro console venne attribuita un'[[ovazione]].<ref>{{cita|Livio|III, §10|cidTL}}.</ref><ref>{{cita|Broughton|pp. 35-36|cidBrou}}.</ref>