Janet Frame: differenze tra le versioni

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Nacque da una famiglia povera, e trascorse la sua infanzia e la prima giovinezza tra numerosi fratelli e sorelle, in un clima di indigenza materiale ma intellettualmente stimolante. Fin da piccola mostrò un'estrema timidezza e sensibilità che la fecero apparire diversa dagli altri bambini. Riuscì a diplomarsi come insegnante, ma successivamente non fu considerata "normale" e idonea all'insegnamento. Le venne fatta una diagnosi di [[schizofrenia]], e fu internata per otto anni in [[Ospedale psichiatrico|manicomio]], dove fu sottoposta a circa 200 trattamenti di [[elettro-shock]]. I medici dell'Istituto per Malattie Mentali nel quale fu rinchiusa volevano [[lobotomia|lobotomizzarla]].
 
Fu liberata da questa situazione grazie alla pubblicazione di alcuni suoi libri e dai riconoscimenti che il mondo letterario cominciò a tributare alla sua creatività di scrittrice e poetessa tra i quali il [[Premi letterari della Commonwealth Foundation|Commonwealth Writers' Prize]] nel 1989 per ''La leggenda del fiore della memoria''<ref>{{cita web|url=https://teara.govt.nz/en/biographies/6f1/frame-janet-paterson/page-5|titolo=Biografia|lingua=en|accesso=28 maggio 2020}}</ref>. È stataFu candidata due volte al [[premio Nobel per la letteratura]], l'ultima nel 2003. È morta

Morì nel [[2004]] di leucemia sempre, nella sua cittadina natale.
 
Il film ''[[Un angelo alla mia tavola]]'', che ripropone il titolo da uno dei suoi tre romanzi autobiografici, è stato tratto dalle sue autobiografie e diretto da [[Jane Campion]], vincitrice del premio speciale della giuria alla [[Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia]] nel 1990.