== Storia ==
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Episcopia nacque come una fortezza bizantina per difendere i confini dell'Impero Romano d'Oriente contro le mire espansionistiche dei Longobardi. Il nome Episcopia potrebbe derivare dal greco επι – σκοπία ossia “dall’alto"dall'alto – guardata”guardata" perché il paese sarebbe stato affidato sotto la protezione di Dio da parte dei Santisanti monaci Cristoforo, Saba e Macario da Collesano, che qui giunsero nel 952 in fuga dalle persecuzioni saracene<ref>Alberto Maria Viceconte, ''Episcopia, Storia e Storie'', Gagliardi Editore 2019, p. 29.</ref>, oppure una seconda ipotesi è l'origine da ἐπί - σκοπέω , ossia "vedo dall'alto", a testimonianza del fatto che dal paese si domina la valle del Sinni. Nel corso dei secoli fu feudo dei Chiaromonte e poi dei Sanseverino.
Nel 1456 Episcopia con il suo Castellocastello, vennero concessi da Giovanni Venceslao Sanseverino Conteconte di Chiaromonte, in sufeudo al nobiluomo Tommaso Succurto di Senise ai suoi eredi e successori. Tommaso, lo trasmise a suo figlio Giovanni che ne era ancora barone nel 1508 quando stipulò i capitoli matrimoniali per sua figlia Sancia Succurto andata in moglie al nobile ''miles'' Angelillo Carrano di Diano e questi tennero il feudo per molti anni.
Dopo la Congiura[[congiura dei Baronibaroni]] del 1486 il feudo venne riassegnato dal Rere d'Aragona a Camillo Della Porta, Patrizio di Sorrento che lo tenne qualche tempo. Nel 1624 Episcopia divenne un marchesato e tale restò fino al 1788 quando la Cura Economica del defunto Marchese di Crucoli, consorte della Marchesamarchesa di Episcopia Regale Della Porta, vendette il feudo "''retinenti titulo''" al Baronebarone Brancalassi<ref>Mariano Pasquale, ''Memoria pel conte di Savallos, e figli minori del fu marchese di Castelluccia'', Napoli 1824, pagp. 3.</ref>. Il titolo di Marchesi di Episcopia finì per successione nella famiglia Amalfitani di Crucoli a seguito del matrimonio di Regale, ultima della famiglia della Porta con Nicola 6º Marchesemarchese di Crucoli<ref>Candida Gonzaga B., ''Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali'', 1965, p. 55.</ref>. Patrono del paese è San Nicola<ref>[[Gabriele De Rosa]] -, Antonio Cestaro -, [[Dinu Adameșteanu]], ''Storia della Basilicata'', vol. III, Laterza, 1999.</ref>.
===Simboli===
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 10 settembre 1982.
{{citazione|[[Campo di cielo]], ad una [[Torre (araldica)|torre]] d'oro, finestrata e aperta di nero, merlata di tre alla guelfa e fondata su un [[Monte (araldica)|monte all'italiana]] di tre cime di verde; il tutto abbassato al [[Capo (araldica)|capo]] d'azzurro, caricato di tre crocette d'argento, ordinate in fascia. Ornamenti esteriori da Comune.}}
Il gonfalone è un drappo partito di azzurro e di giallo.
[[File:Panoramica del Chiostro del Convento di Sant'Antonio.jpg|thumb|right|200px|Chiostro del convento di Sant'Antonio]]
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