Discussione:Titulus crucis: differenze tra le versioni

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Anche il Grande Commentario Biblico della Queriniana nel 1973 concordava con Testa commentando che il v. 1,1 "è un<nowiki>'affermazione assoluta" anche se "considerata da altri una clausola temporale". Pure la Bibbia di Gerusalemme curata da un gruppo di biblisti italiani diretti da F. Vattioni e stampata nel 2006 da RCS adotta la versione usuale annotando "quella adottata, con tutte le antiche versioni, rispetta meglio la coerenza del testo" (p. 51). Anche se la soluzione che considera il v.1 come una frase non a sé stante, una specie di titolo (opinione di molti biblisti e per esempio di Germano Galvagno in ''Dai Frammenti alla Storia. Introduzione al Pentateuco'', ELLEDICI 2014, p.24)), è la più diffusa, anche la soluzione proposta da Rashi ha tuttora alcuni aderenti ed è stata adottata anche da alcune bibbie. Un suo sostenitore è il gesuita Richard J. Clifford, che difende questa proposta sia nel Nuovo Grande Commentario Biblico della Queriniana sia in un commentario. Analogamente Bart Ehrman afferma che questa traduzione (o meglio l'</nowiki>analoga traduzione 2 di Testa) è "la migliore".
 
Molti biblisti, pur evidenziando la propria opinione, restano aperti anche ad una delle due altre soluzioni. Secondo André Wénin (<nowiki>''</nowiki>Da Adamo ad Abramo. Gen 1,1-12,4<nowiki>''</nowiki>, EDB 2008, p. 20), infatti, "La traduzione delle prime righe [della Genesi] pone un problema inestricabile". Per esempio Federico Giuntoli (Genesi 1-11. Introduzione, traduzione e commento, San Paolo, p. 73) sembra propendere per la soluzione di Rashi, ma conclude: "In ogni modo anche la tradizionale resa di questo versetto come una proposizione indipendente...trova la sua legittimazione come tipico espediente narrativo della prosa ebraico-biblica.. In quel caso, infatti,, saremmo in presenza di un cosiddetto sommario prolettico, ovvero di un titolo premesso all'intero racconto della creazione...".
 
I termini del problema sono spiegati da Gianantonio Borgonovo (Torah e Storiografie dell'Antico Testamento, ELLEDICI 2012, 731 pagine, p. 402-403). "Il problema si pone già a livello filologico, non tanto per il testo consonantico, ma per la vocalizzazione [[masoreti|massoretica]]". Nel medioevo , infatti l'antico testo consonantico della bibbia è stato corredato di ulteriori segni per risolverne l'ambiguità. La prima parola della bibbia, però, è stata dotata di un accento disgiuntivo per indicare che è il semplice avverbio "in principio" (frase paratattica: "In principio Dio creò..."), mentre veniva vocalizzata come se desse luogo a una frase subordinata ("Quando Dio creò...). Nessuna luce, poi, secondo Borgonovo, proviene dal confronto con l'incipit dei testi mesopotamici, come già osservato da Heidel (<nowiki>''</nowiki>The Babylonian Genesis. The Story of Creation<nowiki>''</nowiki>, University of Chicago Press, p. 95ss.). Dopo aver notato che l'interpretazione di Rashi è dissonante dal punto di vista stilistico perché tutto il primo capitolo della Genesi "è costruito con frasi brevi e solo a questo punto si avrebbe una sintassi complessa", Borgonovo conclude: "preferisco mantenere i vv. 1-2 in paratassi, come frasi principali accostate".
 
<nowiki>:::</nowiki>In questa problematica antica e complessa si è inserito su wikipedia Enricowk. Scriveva infatti Enricowk:
<nowiki>:::::::</nowiki>La versione biblica della creazione - come successo anche tra il racconto di [[Noè#Poemi mesopotamici|Noè]] e l'Epopea di Gilgamesh (poema di Atrahasis) - presenta notevoli paralleli, sia nella storia sia nella terminologia, con il mito della creazione mesopotamico di ''Enuma Elish'' - anteriore di alcuni secoli al libro della Genesi - a partire dalle parole iniziali del racconto mesopotamico "''Quando'' [«enuma elish», in lingua originale] ''i cieli non erano stati nominati né la terra chiamata col suo nome''", mentre una traduzione letterale del primo versetto della Genesi è "''Quando Dio iniziò a creare il cielo e la terra, la terra era informe e deserta''".
 
<nowiki>:::</nowiki>Questo testo, come si è potuto meglio constatare successivamente quando Enricowk ha aggiunto in nota il testo di Ehrman, ha due problemi. Il primo è che Bart Ehrman, che ha studiato l'ebraico, affermava che la traduzione di Rashi era "la migliore", Enrico ha scritto che quella era la "traduzione letterale". Se anche fosse veramente la migliore, nel senso che interpreta al meglio il pensiero dell'autore (cosa che come brevemente accennato sopra pochi, per quanto autorevoli, ritengono), di sicuro non è la traduzione letterale, né Ehrman l'ha affermato. Si tratta, infatti, di un'interpretazione basata su annotazioni medievali contraddittorie, come indica Borgonovo. Ho fatto osservare a Enricowk che il "quando" esplicito non c'è, come è facile verificare nelle traduzioni interlineari (ho indicato per facilità d'accesso la traduzione interlineare in inglese, ma chiunque può verificare quella italiana cartacea in libreria). Il mio invito non è servito a nulla perché, come osservava Galileo, gli aristotelici si rifiutano di guardare nel cannocchiale per paura di dover abbandonare le proprie convinzioni.
<nowiki>:::::::</nowiki>La versione biblica della creazione - come successo anche tra il racconto di [[Noè#Poemi mesopotamici|Noè]] e l'Epopea di Gilgamesh (poema di Atrahasis) - presenta notevoli paralleli, sia nella storia sia nella terminologia, con il mito della creazione mesopotamico di ''Enuma Elish'' - anteriore di alcuni secoli al libro della Genesi - a partire dalle parole iniziali del racconto mesopotamico "''Quando'' [«enuma elish», in lingua originale] ''i cieli non erano stati nominati né la terra chiamata col suo nome''", mentre una traduzione letterale del primo versetto della Genesi è "''Quando Dio iniziò a creare il cielo e la terra, la terra era informe e deserta''".
 
<nowiki>:::</nowiki>Il secondo problema è il parere (che poi è risultato essere di Ehrman) sulle somiglianze fra l'incipit di Enuma elish e quello della traduzione di Rashi, in cui, dato per scontato che la traduzione sia quella giusta, si argomenta che ciò è una prova della somiglianza fra Genesi ed Enuma elish. In realtà normalmente i biblisti fanno il ragionamento opposto: dato per scontato che vi sono rapporti culturali fra la Bibbia e la Mesopotamia e notando la presenza di testi mesopotamici che iniziano per "quando", ne deducono che l'interpretazione di Rashi è verosimile. Scrive per esempio Borgonovo: "Per sostenere la subordinazione E.A. Speiser cita i paralleli dell'Antico Vicino Oriente, in particolare l'incipit di Enuma elish e Atrahasis". Anche il Nuovo Grande Commentario Biblico, citato qui sopra da Enricowk, ragiona in questa direzione (p. 12). Ho invitato perciò Enricowk ad utilizzare argomentazioni diverse per affermare le somiglianze. Questa, infatti, sembrava essere un parere di Enricowk (che successivamente è risultato fondato esclusivamente su Ehrman) e in sostanza per gli altri biblisti che avevano affrontato l'argomento sarebbe una petitio principii: se gli incipit mesopotamici sono utilizzati per dedurre un'analoga traduzione del testo biblico, non è poi possibile prendere la somiglianza fra testo biblico e testo mesopotamico per dedurne la somiglianza fra Genesi ed Enuma elish.
<nowiki>:::</nowiki>Questo testo, come si è potuto meglio constatare successivamente quando Enricowk ha aggiunto in nota il testo di Ehrman, ha due problemi. Il primo è che Bart Ehrman, che ha studiato l'ebraico, affermava che la traduzione di Rashi era "la migliore", Enrico ha scritto che quella era la "traduzione letterale". Se anche fosse veramente la migliore, nel senso che interpreta al meglio il pensiero dell'autore (cosa che come brevemente accennato sopra pochi, per quanto autorevoli, ritengono), di sicuro non è la traduzione letterale, né Ehrman l'ha affermato. Si tratta, infatti, di un'interpretazione basata su annotazioni medievali contraddittorie. Ho fatto osservare a Enricowk che il "quando" esplicito non c'è, come è facile verificare nelle traduzioni interlineari (ho indicato per facilità d'accesso la traduzione interlineare in inglese, ma chiunque può verificare quella italiana cartacea in libreria). Il mio invito non è servito a nulla perché, come osservava Galileo, gli aristotelici si rifiutano di guardare nel cannocchiale per paura di dover abbandonare le proprie convinzioni.
 
<nowiki>:::</nowiki>Il secondo problema è il parere (che poi è risultato essere di Ehrman) sulle somiglianze fra l'incipit di Enuma elish e quello della traduzione di Rashi, in cui, dato per scontato che la traduzione sia quella giusta, si argomenta che ciò è una prova della somiglianza fra Genesi ed Enuma elish. In realtà normalmente i biblisti fanno il ragionamento opposto: dato per scontato che vi sono rapporti culturali fra la Bibbia e la Mesopotamia e notando la presenza di testi mesopotamici che iniziano per "quando", ne deducono che l'interpretazione di Rashi è verosimile. Scrive per esempio Borgonovo: "Per sostenere la subordinazione E.A. Speiser cita i paralleli dell'Antico Vicino Oriente, in particolare l'incipit di Enuma elish e Atrahasis". Anche il Nuovo Grande Commentario Biblico, citato qui sopra da Enricowk, ragiona in questa direzione (p. 12). Ho invitato perciò Enricowk ad utilizzare argomentazioni diverse per affermare le somiglianze. Questa, infatti, sembrava essere un parere di Enricowk (che successivamente è risultato fondato esclusivamente su Ehrman) e in sostanza per gli altri biblisti che avevano affrontato l'argomento sarebbe una petitio principii: se gli incipit mesopotamici sono utilizzati per dedurre un'analoga traduzione del testo biblico, non è poi possibile prendere la somiglianza fra testo biblico e testo mesopotamico per dedurne la somiglianza fra Genesi ed Enuma elish.
 
--[[Utente:Pinea|Pinea]] ([[Discussioni utente:Pinea|msg]]) 02:15, 13 apr 2023 (CEST)
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