Saga di Oddr l'arciere: differenze tra le versioni

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==Rapporto tra la mitologia norrena e cristiana==
In tutta la narrazione vi è una compresenza di elementi propri della [[mitologia norrena|mitologia nordico-norrena]] e cristiani che si relazionano fra loro, spesso in modo contrastante agli occhi di un lettore contemporaneo. A titolo di esempio, si noti che la profezia, pur pronunciata da una adoratrice di idoli, si rivelerà non solo veritiera, ma il protagonista si fa coraggio con essa (sul luogo dove morirà e sul ''molti più anni sono destinati a te più di qualunque altro''), consapevole di non poter morire nell'occasionale battaglia o tempesta; dunque esiste un destino che governa le vicende umane conoscibile con mezzi rituali e magici, condannabili però dal punto di vista cristiano<ref>{{cita|Ferrari 1994|p.10}}.</ref>.
Tutta la saga è pervasa di magia pagana (i ''doni di Gusir'', ovvero le frecce infallibili donate dal padre adottivo e poi da Jólf, il ''Fylgja''<ref>Era credenza pagana che ogni uomo possedesse una specie di anima esterna o "doppio" in forma di animale che meglio esprimeva il proprio carattere. Vedere la propria ''Fylgja'' era presagio di morte</ref><ref>{{cita|Ferrari 1994|p.26}}.</ref> che compare sotto forma di orso bianco a Gudmundr, la tempesta scagliata dai Lapponi sulla nave, i giganti nel [[Bjarmaland]], la terra del nord, la veste invulnerabile donata dalla principessa irlandese Ölvör, ''[[Tyrfing]]'', ovvero la spada magica forgiata dai nani, le arti incantatore di Gyda, moglie di re Álfr annullate da Haki, anch'esso esperto di magia), che sembrano essere state recepite dal narratore cristiano senza che questi ne avvertisse l'incompatibilità logica. Eppure, il protagonista disprezza fin da fanciullo i culti pagani, irride ''all'uso di chinarsi di fronte ad un pezzo di legno o di pietra'', insulta e colpisce la [[veggente]], rivolge il suo astio verso il padre adottivo che la ha ospitata, ben prima della sua conversione al cristianesimo nella seconda parte della saga.
 
Tale contrasto non può risolversi che tenendo presente due aspetti. Innanzitutto il credo dell'islandese precristiano è un insieme di concezioni pagane come di pratiche comuni che pervadono, disegnano e governano l'universo, la natura come la società. Anche dopo la [[cristianizzazione]] dell'isola, essi perdurarono non come semplici sopravvivenze di un sistema religioso superato, ma con veri e propri ''[[Topos|topoi]]'' ricorrenti nella letteratura islandese del medioevo quale parte integrante del mondo in essa rappresentato.
Significativo Significativamente,è il termine norreno che''sidr'' sta(letteralmente ad"usanze", "mores"), utilizzato per indicare quella che in tempi moderni si definisce "religione" è ''sidr'' (letteralmente "usanze", "mores"). Dopo la conversione, gli islandesi distingueranno tra ''inn forni sidr'' (il costume antico, cioè il paganesimo) e ''in nýi sidr'' (il costume nuovo, il cristianesimo)<ref>{{cita|Ferrari 1994|p.13}}.</ref>. Se tra i due ''culti'' vi sono prese di posizione aspre, tra le ''concezioni del mondo'' dei due costumi non vi è una frattura netta, piuttosto tra essi si svolge l'intera saga.
 
Inoltre, la coesistenza di due credi, uno alto, cristiano, laudabile, con uno pagano, esecrabile, può ancora sussistere in una visione [[enoteismo|enoteista]] dell'universo. In tale ottica, il narratore non perde occasione per esaltare il nuovo credo e le virtù definibili come cristiane del protagonista prima ancora della sua conversione, mentre pur non arrivando a definire i vecchi Dei di ieri come i nuovi demoni di oggi, poco ci manca: definisce [[Odino]] uno ''skratti'', che può indicare tanto uno stregone quanto un mostro, un demone<ref>{{cita|Ferrari 1994|p.158}}.</ref>. Nella prima parte della saga gli [[Æsir]] erano indistintamente definiti come idoli dal culto vano. A conversione avvenuta, li attacca nominandoli, facendosi beffe perché non sanno sottrarsi dall'incendio e condannando duramente a chi si affida a loro:
{{Citazione|A me non importa<br />perfido essere,<br />se di [[Freyr]]<br />mi prometti la furia;<br />è male avere [[Odino]]<br />come intimo amico,<br />non si fan sacrifici<br />ad uno ''skratti''!<ref>Nel testo tradotto è riportato stregone, ma con una nota esplicativa che avverte che il termine originale era, appunto, ''skratti'', che può indicare tanto uno stregone quanto un mostro, un demone</ref><br />Io so che gli ''[[Æsir]]''<br />ardono nel fuoco,<br />ti prendano i [[Troll (mitologia)|troll]],<br />io credo nell'unico Dio!|''Saga di Oddr l'arciere'', cap. XLIV<ref>{{cita|Ferrari 1994|p.142}}.</ref>}}
 
A questi due aspetti, occorre osservare come il narratore (vissuto nel XIII secolo) si trovi nella difficoltà di ricostruire e ridar vita ad un passato di alcuni secoli prima (la saga è ambientata nel IX e nel X secolo, sebbene il protagonista fu ospite di re [[Ingjald]], del VVII secolo), eredita materiale antico<ref>Si vedano i parallelismi con la ''[[Cronaca degli anni passati]]'', o la parte in comune con la ''[[Saga di Hervör]]''</ref>, ricostruisce usi ormai cessati all'interno del testo scontrandosi con la differente morale del nuovo credo: si pensi che al capitolo XVIII il narratore fa adottare a Hjálmarr e Oddr un presunto "codice vichingo", dal sapore alquanto cristiano, come insieme di regole da attenersi, quando invece è piuttosto difficile eliminare razzie, saccheggi e violenze dalla biografia di un vichingo (infatti tale codice verrà poi in larga parte disatteso nei capitoli successivi). Occorre quindi ricordare al lettore di trovarsi di fronte al ''riflesso di un riflesso'': la saga non testimonia direttamente gli usi e i concezioni dell'epoca dell'eroe, ma quelli che l'epoca del narratore rammenta del passato<ref>{{cita|Ferrari 1994|pp.14-15}}.</ref>.
 
==Influenze e relazioni con altre opere==