Cesare Casella: differenze tra le versioni

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=== Dopo la liberazione: l'''euforia'' mediatica, il libro, il film ===
Il sequestro di Cesare Casella è durato complessivamente 743 giorni<ref>{{Cita web | url= https://milano.corriere.it/cronaca/cards/beni-sequestrati-clan-va-scout-box-prigione-cesare-casella/foto-polaroid.shtml | titolo=Beni sequestrati ai clan: va agli scout il box-prigione di Cesare Casella | autore1=Olivia Manola | autore2=Sara Regina | sito= [[Corriere della Sera]] | data= 23 luglio 2017 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://archive.is/tq0mS | dataarchivio= 19 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref> e si attesta al secondo posto dopo gli 831 di quello, contemporaneo, del [[Vicenza|vicentino]] Carlo Celadon, prelevato una settimana dopo Casella e rilasciato a maggio [[1990]]. Nei primi due-tre mesi di “euforia” come descrive quelli successivi la liberazione, Cesare è inseguito da giornali e televisioni: l'11 febbraio 1990 lo si vede allo stadio accanto a [[Silvio Berlusconi]] (presidente del {{Calcio Milan|N}}, sua squadra preferita) durante Milan-Napoli 3-0, partecipa a programmi sportivi e di intrattenimento, è intervistato da [[Bruno Vespa]] e interviene telefonicamente ad una trasmissione condotta da [[Raffaella Carrà]].
 
Inoltre, riceve decine di lettere al giorno e nel settimanale ''Visto'', edito da [[Rizzoli]], ha una rubrica in cui pubblica alcune sue risposte e, soprattutto, un memoriale che a fine marzo verrà trasformato in un vero e proprio libro, intitolato ''743 giorni lontano da casa'' e realizzato con la collaborazione del giornalista [[Pino Belleri]]. Anche sua madre Angela (sempre “Mamma Coraggio”) ha una rubrica nella stessa rivista, e viene spesso chiamata per interventi di stampo umanitario. Al padre Luigi, invece, la “celebrità” sta stretta, e fa tutto il possibile per tornare nell'ombra. Anche per questo l'[[Italia]] è divisa in due: chi vede in Cesare l'"eroe" del momento e chi si indigna per un apparente divismo che svilisce la ''seria'' sofferenza patita da lui e dalle altre vittime del più odioso dei crimini. "Peggiore" com'egli stesso scrive, "perfino dell'[[omicidio]] dove se non altro la violenza si consuma in pochi istanti".