Lamon: differenze tra le versioni
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In età storica, per il territorio lamonese al pari del resto del Feltrino, l'evidenza toponomastica conferma la notizia di [[Plinio il Vecchio]], secondo il quale il ''[[municipium]]'' di ''Feltria'' (ed il suo territorio di cui faceva parte anche l'altopiano lamonese) era abitato da genti retiche, distinte per questo da quelle galliche della vicina ''Bellunum''. A queste si sarebbero aggiunte popolazioni etrusche fuggite dal territorio di [[Felsina]] e dall'[[Etruria]] padana fra il 450 e il 350 a.C. Queste ultime, alla pari dei [[Reti]], non parlavano una lingua indoeuropea, famiglia di cui invece facevano parte il [[Lingua venetica|venetico]], i dialetti celtici, il [[Lingua latina|latino]] e il [[Lingua greca|greco]]. A questo periodo sono forse da ascrivere le nicchie scavate nella roccia del Colle di [[Pietro (apostolo)|san Pietro]], all'altezza della grotta ora dedicata al culto mariano.
Con l'istituzione del [[municipium]] di ''Feltria'', l'altopiano di Lamon viene interessato dalla romanizzazione, soprattutto in seguito alla predisposizione della [[Via Claudia Augusta]] (oggi nel tratto lamonese detta 'via pagana') che da ''[[Altinum]]'' giungeva ad ''[[Augusta Vindelicum]]'' ([[Augusta (Germania)|Augusta]]), nella provincia di ''[[Raetia]]''. La strada, tracciata da [[Druso maggiore|Druso]] e "munita" da [[Claudio]], passava direttamente (o un suo ramo, la questione è tuttora dibattuta) attraverso il territorio lamonese in direzione [[Castello Tesino]].
[[File:Calice Lamon.jpg|miniatura|sinistra|upright=0.7|Il calice argenteo detto del diacono Orso (V-VI secolo d.C.)]]
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Presso l'odierna frazione di [[San Donato (Lamon)|San Donato]], in un punto geomorfologicamente adatto al controllo della via, si sviluppò nei primi secoli dell'era cristiana un abitato. Lo attestano i reperti della necropoli posta a valle dell'odierna frazione, da cui provengono da più di un secolo oggetti di corredo di tombe ad inumazione; recentemente la zona è stata oggetto di indagini da parte della Sovrintendenza che ha messo in luce diverse sepolture di II e III secolo d.C. Gli oggetti recuperati sono oggi conservati a Lamon, presso il piccolo museo archeologico. In seno a tali indagini sono state messe in luce anche delle strutture murarie a Col Furlan, forse riferibili al Castello di San Donato riferito dalla tradizione orale. Un secondo nucleo abitativo dovette svilupparsi intorno al già frequentato colle di [[Pietro (apostolo)|san Pietro]], sul quale si stima potesse essere posto un torrione visivamente collegato con altri punti di osservazione situati lungo il tracciato della via nel vicino altipiano di [[Sovramonte]]. Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento sono venuti alla luce diversi rinvenimenti di epoca romana (tombe, gioielli, monete) sul colle e nella zona circostante. La cintura delle ''stationes'' di controllo alla via romana si completava con il Castello di Valdeniga (i cui ruderi erano ancora visibili nell'Ottocento). Tali fortilizi ebbero origine in età tardo-antica e si svilupparono poi in età alto-medioevale e medioevale.
Nel tardo-antico, infatti, l'importanza della ''[[via Claudia Augusta]]'' non decrebbe. Sia per l'Impero che per le genti germaniche, essa dovette costituire un percorso di grande fruizione nei secoli IV-VI d.C. Ne è prova il calice argenteo del diacono Orso (VI secolo d.C.), in assoluto uno dei maggiori reperti del cristianesimo e il più antico nell'Occidente cristiano. Il reperto fu ritrovato nel 1836 in un anfratto della roccia nei pressi di [[San Donato (Lamon)|San Donato]], in località Coronini. L'iscrizione, in bella capitale, cita: DE DONIS DEI URSUS DIACONUS SANCTO PETRO ET SANCTO PAULO OPTULIT. Esso testimonia probabilmente la nascita della diocesi di [[Feltre]] nel V secolo d.C. Secondo alcuni, l'oggetto apparteneva al diacono Ursus, il quale svolgeva un servizio permanente e itinerante; il calice sarebbe stato conservato nella cattedrale di [[Feltre]] e nascosto al momento dell'arrivo dei [[Longobardi]]. Per altri, invece, un calice di tale fattura sarebbe appartenuto a sedi episcopali di ben più alto prestigio, [[Concordia Sagittaria|Concordia]] o [[Aquileia]], e sarebbe stato oggetto di razzia e quindi nascosto lungo il tracciato della [[via Claudia Augusta]]. Quale sia la verità, ciò che pare certo è che l'oggetto venne occultato volontariamente, giungendo così intatto sino a noi. In questo periodo, a cavallo fra la [[Tarda antichità]] e l'[[Alto Medioevo]], l'altopiano e le sue vicinanze furono forse interessate dallo stanziamento di genti di origine germanica. I nomi di alcune località, fra cui i Campigoti (letteralmente, terre dei [[Goti]]) ne sono forse prova; certamente è da ascrivere a quest'epoca lo sfruttamento agricolo di alcune località poste ai margini del tracciato viario, come nel caso delle frazioni di Rugna e Ronche (dal tardo [[Lingua latina|latino]] ''runcare'', dissodare il terreno, disboscare).
=== L'alto medioevo ===
Per diversi secoli, la storia di Lamon deve essere vista di riflesso a quella del capoluogo, [[Feltre]], giacché manca completamente ogni categoria di documentazione. All'inizio del V d.C., il territorio del [[municipium]] di [[Feltre]] venne attraversato da diverse persone poco raccomandabili: pare che nel 409 d.C., la città fosse stata occupata da [[Visigoti]] di [[Alarico]], nel 455 dagli unni di [[Attila]], poi dai [[Vandali]], dagli [[Alani]] e da [[Odoacre]] con [[Eruli]] e [[Rugi]]. Giunsero quindi i [[Bizantini]] e di seguito i [[Longobardi]], che rimasero per duecento anni. Di questo dominio, rimane eco nel nome di
=== La nascita della pieve rurale di Lamon ===
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