Girolamo d'Adda: differenze tra le versioni

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Sposatosi nel frattempo con Ippolita Pallavicino, cugina di sua madre, di sentimenti apertamente antiliberali e austricanti, sebbene il rapporto tra i due non si fosse mai spezzato, Girolamo iniziò sempre più progressivamente a rifugiarsi nel suo collezionismo, dimettendosi anche dalle associazioni di cui da decenni faceva parte.
 
Nel [[1848]], nenel corso delle [[Cinque giornate di Milano]], sottoscrisse con [[Carlo Tenca]] e [[Cesare Cantù]] il cosiddetto "Saluto ai fratelli genovesi", un documento per l'esaltazione delle "piccole patrie" per inneggiare all'unità nazionale e, nel contempo, si avvicinò agli ambienti monarchici-unitari di cui la capofila, [[Cristina Trivulzio di Belgiojoso]], risiedeva proprio a Milano, pur distaccandosene ad ogni modo poco dopo per dedicarsi ad una visione politica più tendente al liberalismo. Questo non gli impedì ad ogni modo nel [[1853]], dopo il tentativo fallito di attentato ai danni di [[Francesco Giuseppe d'Austria]], di sottoscrivere un atto di vicinanza all'imperatore.
 
Con il raggiungimento dell'unificazione della penisola, divenne una delle personalità di spicco della società milanese nonché fervente sostenitore del neonato regno al punto che nel [[1873]] (in occasione del rinnovo del consiglio comunale di Milano a seguito dell'aggregazione dei [[Corpi Santi di Milano|Corpi Santi]]) venne inserito nel novero dei consiglieri cittadini. Il d'Adda, che già era stato consigliere comunale di [[Pregnana Milanese]] e di [[Agrate Brianza]] come estimato locale, si dedicò con passione al suo impegno per il capoluogo lombardo, pur mantenendo un giudizio sostanzialmente negativo nei confronti della politica del suo tempo.