Marcel Mauss: differenze tra le versioni

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Fra le sue opere fondamentali vi è il ''Saggio sull'origine del [[sacrificio]]'', scritto a quattro mani con [[Henri Hubert]].
Il libro in effetti non tratta strettamente dell'origine del sacrifico, ma anzi scavalca questa tematica per andare a indagare la dinamica e le strutture di questo rito. Mauss parte dal concetto originario di sacrificio, nella sua accezione più [[etimologia|etimologica]]: il sacrificio come ''sacrum facere'', rendere sacro, come atto religioso che comporta la rinuncia di un bene a favore di un essere sovrumano.<br>
Ma questo non basta. La questione che interessa i due studiosi è la finalità del sacrificio: se sia semplicemente ununa forma di ''do ut des'', come asseriva l'antropologo inglese [[Edward Barnett Tylor]], o piuttosto una specie di ringraziamento, come scriveva [[Wilhelm Schmidt]] a proposito del sacrificio primiziale, o ancora, secondo quanto sostaneva Durkheim, legittimazione dell'esistenza del divino in quanto costruzione e icona del sociale.<br>
Di fronte a un tale dibattito, molto più complesso ed esteso di quanto non si sia riportato qui sopra, Mauss e Hubert si limitano ad attribuire al sacrificio il carattere di ''mezzo'' per stabilire un contatto fra il [[sacro]] e il [[profano]], questi due termini intesi secondo quanto emerso dagli studi del loro predecessore (Emile Durkheim appunto).<br>
Dato il carattere di potenza ed intoccabilità del sacro, che rischia di irretire l'uomo, i due sociologi individuano la presenza necessitante di un ''mediatore'', nella maggior parte dei casi un animale sacrificale, che faccia da ponte fra il sacro e il profano.