Linguistica romanza: differenze tra le versioni

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=== La scrittura ===
 
Il latino utilizzava un alfabeto composto da 23 lettere (A-a, B-b, C-c, D-d, E-e, F-f, G-g, H-h, iI-ı, K-k, L-l, M-m, N-n, O-o, P-p, Q-q, R-r, S-s, T-t, vV-u, X-x, Y-y, Z-z) con l'aggiunta di “w”W-w in area anglonormanna.
La lettera “v”V-u corrispondeva in origine alla vocale [u] e alla semiconsonante [w] e la “i”I-ı corrispondeva sia alla vocale [i] sia alla semiconsonante [j]. Gli accenti risalgono all'''apex'' che i latini ponevano sulla vocale per indicare che era lunga; in tutte le lingue romanze, con l'eccezione del francese, l'accento indica solo la vocale tonica e viene fissato solamente quando la posizione non è quella normale. Il francese, invece, si serve dell'accento per un uso diacritico, (ad esempio per distinguere tra [ε], [e] ed [ɛ] (ciò avviene anche nelle messe per iscritto più coerenti delle lingue pugliesi, come campano, pugliese propriamente detto e abruzzese).
Oggi, tranne che nel turco, tutte le lingue che usano l'alfabeto latino scrivono sempre la I-ı e la J col punto, quando minuscole (i, j), un segno diacritico generalizzatosi in questa forma durante il medioevo, che è non compare solo se sistituito da altri segni diacritici.
Nel turco esistono la I-ı e la İ-i, in quanto lettere distinte.
Nelle lingue romanze, la grafia rimase la stessa del latino ma, in alcuni casi, il cambiamento si ebbe a livello fonetico.
Il latino aveva solamente la “s” sorda, ma nelle lingue romanze era comparsa anche la corrispondente sonora [z] che si trovava solo all'interno della parola. La differenza, laddove specificata, si marcò usando “ss” per indicare la sorda.
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La “'''x'''”, in latino, era letta [ks] e:
* il francese antico la usò come abbreviazione per ''us'' e ne resta ancora una traccia nei plurali in -''eux'' e -''aux'';
* nella penisola iberica e nel siciliano (e spesso nel pugliese) fu usata per esprimere il suono [ʃ];
* in sardo indica il suono [ʒ];
* in portoghese vale [ʃ], eccetto che in parole di origine straniera dove indica [ks].
In latino, la lettera "'''h'''" era aspirata se si trovava all'inizio della parola o in ''ph'', ''th'' e ''ch'' e muta se si trovava all'interno della parola<ref>http://www2.classics.unibo.it/Didattica/LatBC/Pronuncia.pdf</ref>. Nelle lingue romanze fu usata combinandola con altre lettere per indicare suoni estranei al latino:
* “dh” esprime la fricativa [ð];
* “sh” vale [ʃ] in occitano antico;
* “ch” in francese antico vale [tʃ] e poi [ʃ];
* il toscano e, in seguito, l'italiano, e il rumeno hanno assunto “ch” e gh" per esprimere, rispettivamente, [k] e [g] quando davanti ad "e" ed "i", in opposizione alle altre lingue romanze in cui esprimono rispettivamente le palatali [tʃ] e [dʒ].
Per esprimere le nuove affricate [ts] e [dz], l'italiano scelse la “z” per entrambe, le altre lingue romanze usarono, invece, “ts” e “tz”.
La mancata introduzione di nuovi simboli grafici attesta quanto sia conservatrice la scrittura; i mutamenti fonetici che sono stati apportati nel tempo e la mancata riproduzione di tali cambiamenti anche nella grafia hanno fatto sì che il divario fra grafia e pronuncia risultasse evidente soprattutto in lingue come il francese, dove la differenza è notevole.