Mātṛkā: differenze tra le versioni
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Nel V secolo, tutte queste dee furono incorporate nell'induismo ortodosso tradizionale come divinità tantriche.<ref>Zimmer Heinrich, 1960,2001 The Art Of Indian Asia, Its Mythology and Transformations.Motilal Banarsidas Publication. New Delhi (Page B4C,257,135)</ref><ref>Harper in Harper and Brown, p.48</ref> David Kinsley propone che le Matrika possano essere dee dei villaggi locali, non-[[Arii|ariane]] o almeno non-[[Vedismo|brahmaniche]] (induismo ortodosso), che furono assimilate nel pantheon. Egli cita due ragioni per la propria affermazione: in primo luogo, in Mahabharata sono descritte come di colore scuro, capaci di parlare lingue straniere e che vivono in "aree periferiche"; secondariamente, esse sono associate con il dio non Brahmanico Skanda e suo padre, Shiva, che sebbene sia Vedico ha attributi non Brahmanici.<ref name="Kinsley p.155" /> Sara L. Schastok suggerisce che le Matrika potrebbero forse ispirarsi al concetto di [[Yakṣa|Yakshas]], che sono associate a [[Karttikeya|Skanda]] e [[Kubera]] - entrambe sono spesso rappresentate con le Matrika.<ref>Schastok, Sara L. ''The Śamalājī Sculptures and Sixth-Century Art in Western India.'' Leiden: Brill, 1985. pp.58–60</ref> Contrariamente alla teoria delle origini della valle dell'Indo, Bhattacharyya osserva: <blockquote> Il culto del Principio femminile era un aspetto importante della religione dravidica, il concetto di Shakti era parte integrante della loro religione [. . . ] Il culto della ''Sapta Matrika'', o Sette Divine Madri, che è parte integrante della religione [[Shaktismo|Shakta]], può essere di ispirazione [[Dravida|dravidica]] .<ref>Bhattacharyya, N. N., ''History of the Sakta Religion'', Munshiram Manoharlal Publishers Pvt. Ltd. (New Delhi, 1974, 2d ed. 1996).</ref> </blockquote> Le Sapta-Matrika erano in precedenza collegate a Skanda (Kumara) e, in tempi successivi, associate alla setta dello stesso Shiva.<ref name="ReferenceA">Collins, Charles Dillard. ''The Iconography and Ritual of Śiva at Elephanta''. Albany: State University of New York Press, 1988. p.143</ref> Durante il periodo [[Impero Kusana|Kushana]] (dal I al III secolo d.C.), le immagini scultoree delle Matrika appaiono per la prima volta in pietra. Le immagini di Kushana si sono fuse con la credenza ''nell'adorazione'' di ''Balagraha'' ("distruttori di bambini" illuminati) in relazione al concepimento, alla nascita, alle malattie e alla protezione dei bambini. La tradizione Balagraha includeva il culto del bambino Skanda con le Matrika. Le dee erano considerate personificazioni di pericoli, legate ai bambini e, quindi, erano pacificate dal culto. Le immagini di Kushana sottolineano le caratteristiche materne e distruttive delle Matrika attraverso i loro emblemi e le loro armi. Sembrano essere un gruppo scultoreo indifferenziato ma si sviluppano in una rappresentazione iconografica standard e complessa durante il successivo periodo Gupta.<ref>Wangu pp.58–59</ref>
Nel periodo [[Impero Gupta|Gupta]] (dal III al VI secolo d.C.), le immagini popolari delle Matrika divennero importanti nei villaggi.<ref>Wangu p.67</ref> Varie divinità popolari protettrici dei soldati, tra cui le Matrika, furono riconosciute dai sovrani di Gupta e le loro immagini furono scolpite su monumenti reali per rafforzare la lealtà e l'adesione delle forze armate.<ref>Wangu p. 68</ref> I re Gupta [[Skandagupta]] e [[Kumaragupta I]] (c.
I re del [[Karnataka]] della [[Ganga occidentali|dinastia Ganga occidentale]] (''350-1000 d.C.'')
I [[Kadamba (famiglia)|Kadambas]] e i primi [[Chalukya]]s del V secolo lodano le Matrika nei loro discorsi, in quanto le consideravano in grado di donare poteri speciali per sconfiggere i nemici.<ref name="Lorenzen p.29" /><ref>Harper in Harper and Brown, p.121</ref> Nella maggior parte dei testi pertinenti, il loro numero esatto delle divinità non viene specificato, ma gradualmente il loro numero e nomi si
== Iconografia ==
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