Fikret Mualla Saygi: differenze tra le versioni

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Nel 1929 decise di recarsi a Parigi, simbolo per lui di libertà illimitata, ma fu costretto a ritornare a Istanbul nel 1930, quando suo padre gli tagliò i fondi<ref name=":0" /><ref name=":1" /><ref name=":2" />.
 
Lì, fu sottoposto a un ricovero di tre giorni all'ospedale psichiatrico di [[Bakırköy|Bakirkoy]] al fine di valutarne lo stato mentale. Giudicato capace di intendere e di volere, riuscì a ottenere un posto da insegnante di disegno in un liceo di [[Ayvacık, Kızılcahamam|Ayvalık]], che però lasciò presto per trasferirsi a Beyoğlu, dove si dedicò al disegno e alla scrittura, scrivendo anche una monografia su [[Friedrich Schiller|Schiller]], e strinse amicizia con il soprano e pittrice [[Semiha Berksoy]], con lo scrittore [[Nazım Hikmet|Nazim Hikmet]] e con il pittore [[Abidin Dino]], che gli procurarono alcuni lavoretti per diverse riviste. Nel 1934 riuscì a organizzare la sua prima mostra, esponendo disegni, dipinti e acquerelli, con soggetto paesaggi della città, ritratti e caricature, ma senza alcun successo, e dovette guadagnare da vivere come illustratore di libri e, occasionalmente, costumista. Nel 1936 ottenne un lavoro come insegnante privato per i tre figli minori del politico e mecenate [[Salah Cimcoz]] (fradei cuiquali la più giovane, [[Emel Cimcoz]], che avrebbe poi sposato il presidente turco [[Fahri Korutürk]]), ma a causa di una furibonda lite col datore di lavoro, che richiese l'intervento della polizia (cosa che scatenò in Fikret una fobia paranoica delle forze dell'ordine che perdurò fino alla sua morte) fu nuovamente ricoverato per circa un anno e mezzo all'ospedale psichiatrico di Bakirkoy. Fu affidato alle cure del noto psichiatra [[Mazhar Osman Usman]] e condivise la camera con [[Neyzen Tevfik]]. Appena dimesso, deluso e frustrato, decise di lasciare la Turchia, dove si sentiva incompreso, per tornare a Parigi. Nel periodo fra la dimissione e la partenza dovette affrontare la morte del padre e una causa legale che lo accusava di produrre arte oscena, da cui fu assolto. Prima di partire realizzò anche, su richiesta di Dino, una trentina di dipinti a olio da esporre al padiglione turco dell'[[esposizione mondiale di New York del 1939]]<ref name=":0" /><ref name=":1" /><ref name=":2" />.
 
A Parigi tuttavia le cose non migliorarono. Dopo un primo periodo luminoso, in cui si immerse nella nuova corrente dell'[[espressionismo]], le cose precipitarono allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]]. Nuovamente rifiutato da Hale Asaf, anche lei a Parigi (dove morì nel 1938), sprofondò sempre più nell'alcolismo, nell'alienazione mentale e nella paranoia. Costretto a svendere i suoi quadri e a passare da un patrono all'altro, era perseguitato da fobie, fra cui quella della polizia, e nostalgia di casa. Fu nuovamente ricoverato per due mesi e solo l'intervento di una sua amica, la modella [[Dina Vierny]], gli evitò l'espulsione dalla Francia. Nel 1954 riuscì a organizzare una seconda mostra dopo 20 anni, ospitata proprio dalla Vigente nella sua galleria. A differenza della prima, la mostra ottenne un grande successo, riuscendo a vendere ogni singola opera, e gli valse la conoscenza del famoso pittore [[Pablo Picasso]], ma gli organizzatori truffarono Fikret, non consegnandoli per intero la quota di denaro che gli spettava per le vendite. In seguito, vendette la foto autografata che gli aveva regalato Picasso per una bottiglia di vino e poco dopo finì per essere nuovamente ricoverato per alcolismo<ref name=":0" /><ref name=":1" /><ref name=":2" />.