Impero sasanide: differenze tra le versioni
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=== Periodo intermedio (379-498) ===
[[File:Folio from a Khamsa-c.jpg|miniatura|[[Bahram V]] favorì la fioritura della poesia e nella [[letteratura persiana]]. "Bahram e la principessa indiana nel padiglione nero", dipinto di una ''Khamse'' (Quintetto) del grande poeta di lingua persiana [[Nizami Ganjavi|Nizami]], metà [[XVI secolo]], epoca [[Safavidi|safavide]].]]
Dalla morte di Sapore II fino alla prima incoronazione di [[Kavad I]] (488-531) la Persia conobbe un periodo di stabilità con un periodo di pace quasi ininterrotta con l'Impero romano d'oriente (meglio conosciuto come [[impero bizantino]]), interrotta solo da due brevi guerre, la prima nel 421-422 e la seconda nel 440.<ref name="neu68">{{cita|Neusner (2008)|p. 68}}.</ref><ref>{{cita|Bury (1923)|cap. XIV.1}}.</ref><ref>{{cita|Frye (1993)|p. 145}}.</ref><ref>{{cita|Greatrex e Lieu (2002)|pp. 37-51}}.</ref> In questo periodo la politica religiosa dei Sasanidi variava da re a re. Nonostante una serie di re deboli, il sistema amministrativo fondato da Sapore II rimase forte, e l'impero continuò a funzionare efficacemente.<ref name="neu68"/>
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[[File:HormizdI.jpg|miniatura|sinistra|Moneta di [[Ormisda I]], coniata nel [[Khorasan]].]]
Il successore di Yazdgard I fu il figlio [[Bahram V]] (421-438), uno dei re sasanidi più noti e l'eroe di molti miti. Questi miti persistettero anche dopo la distruzione dell'Impero sasanide per opera degli Arabi [[musulmani]]. Bahram V, meglio noto come ''Bahram-e Gur'', salì al potere dopo l'improvvisa morte (o assassinio) di Yazdgard I nonostante l'opposizione dei nobili grazie all'aiuto di [[Al-Mundhir I|al-Mundhir]], re degli [[Lakhmidi|arabi lakhimidi]] di [[al-Hira]]. La madre di Bahram V era ''Soshandukht'', la figlia dell'[[Esilarca]] ebraico. Nel 427 fronteggiò un'invasione di [[Eftaliti]] e li sbaragliò, estendendo la sua influenza nell'[[Asia
[[File:YazdII.jpg|miniatura|Moneta di [[Yazdgard II]].]]
Il figlio di Bahram V [[Yazdgard II]] (438-457) fu un re giusto e moderato ma, al contrario del [[Yazdgard I|suo nonno omonimo]], perseguitò le minoranze religiose, in particolare i cristiani.<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 218}}.</ref>
All'inizio del suo regno Yazdgard II formò un esercito multietnico, comprendente anche i suoi alleati indiani, e attaccò l'[[
Durante questa guerra Yazdgard II divenne sospettoso dei cristiani presenti nelle sue strutture militari e li espulse dall'esercito e dalla politica. Perseguitò poi i cristiani e, seppur di meno, gli [[ebrei]].<ref name="zar219">{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 219}}.</ref> Per ristabilire lo zoroastrismo in Armenia sconfisse i cristiani armeni ribelli nella [[Battaglia di Avarayr|battaglia di Vartanantz]] del 451. Gli Armeni rimasero, nonostante tutto, per la maggior parte cristiani. In seguito combatté nuovamente i Kidariti fino alla sua morte nel 457.
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Salì al trono [[Ormisda III]] (457-459), il figlio più giovane di Yazdgard II. Durante il suo breve regno dovette combattere il fratello maggiore [[Peroz]], che godeva dell'appoggio della nobiltà e degli Eftaliti in [[Battria]].<ref name="zar219"/> Venne ucciso da suo fratello Peroz nel 459.
All'inizio del [[V secolo]] gli [[Eftaliti]] (Unni bianchi), insieme con altre tribù nomadi, attaccarono la Persia. In un primo momento [[Bahram V]] e [[Yazdgard II]] inflissero loro decisive sconfitte e riuscirono a cacciarli dall'impero, ma alla fine del V secolo gli Unni ripresero le ostilità e sconfissero Peroz I (457-484) nel 483. In seguito a questa vittoria gli Unni invasero e saccheggiarono parti della Persia orientale per due anni. I Sasanidi per alcuni anni dovettero pagare pesanti tributi agli Eftaliti. Questi attacchi resero instabile il regno. [[Peroz I]] provò di nuovo a scacciare gli invasori, ma lungo la via per Herat egli e il suo esercito furono colti in un'imboscata nel deserto dagli Unni, che uccisero presumibilmente in battaglia Peroz I (il suo corpo non fu mai trovato) e annientarono l'esercito persiano.<ref name="mcd305">{{cita|McDonough (2011)|p. 305}}.</ref><ref name="sch136141">{{cita web|lingua=en|autore=Nikolaus Schindel|anno=2013|url=https://www.iranicaonline.org/articles/kawad-i|titolo=Kawād I ii. Coinage|sito=Encyclopaedia Iranica|volume=XVI, fasc. 2|pp=141-143}}</ref><ref name="pay287">{{cita libro|lingua=en|autore=Richard Payne|anno=2015|capitolo=The Reinvention of Iran: The Sasanian Empire and the Huns|titolo=The Cambridge Companion to the Age of Attila|editore=Cambridge University Press|url=https://www.academia.edu/8586255/The_Reinvention_of_Iran_The_Sasanian_Empire_and_the_Huns|pp=287-288|isbn=978-1-107-63388-9}}</ref><ref name="pot295">{{cita libro|url=https://www.cambridge.org/core/books/abs/empires-and-exchanges-in-eurasian-late-antiquity/sasanian-iran-and-its-northeastern-frontier/4CF2034B2D0847B90BD7C559A24B0247|autore=Daniel T. Potts|lingua=en|anno=2018|capitolo=Sasanian Iran and its northeastern frontier|titolo=Empires and Exchanges in Eurasian Late Antiquity|editore=Cambridge University Press|p=295|isbn=978-13-16-14604-0}}</ref> In seguito a questo successo, gli Eftaliti avanzarono fino alla città di [[Herat]], gettando temporaneamente l'impero nel caos, prima che un persiano della famiglia di Karen, Zarmihr (o Sokhra), restaurasse qualche parvenza di ordine.<ref name="mcd305"/><ref name="sch136141"/><ref name="pay287"/><ref name="pot295"/> Elevò al trono [[Balash]], uno dei fratelli di Peroz I, ma la minaccia unna persistette fino al regno di [[Cosroe I]]. Balash (484-488) era un monarca mite e generoso, tollerante con i cristiani; tuttavia non condusse nessuna campagna contro i nemici dell'impero, in particolare gli Unni bianchi. Balash, dopo un regno di quattro anni, fu accecato e deposto dai magnati, e al trono fu elevato suo nipote Kavad I.<ref name="mcd305"/><ref name="sch136141"/><ref name="pay287"/><ref name="pot295"/>
[[Kavad I]] (488-531) fu un energico riformista; in primis, diede l'appoggio alla setta fondata da [[Mazdak]], figlio di Bamdad, che pretendeva che i ricchi dovessero dividere le proprie mogli e la propria fortuna con i poveri. La sua intenzione era evidentemente, tramite l'adozione della dottrina di Mazdak, di minare il potere dei magnati e dell'aristocrazia in ascesa. Tali riforme gli costarono però caro a causa della risultante impopolarità tra i ceti danneggiati: fu deposto e imprigionato nel "Castello dell'Oblio" a [[Susa (città antica)|Susa]], e suo fratello minore Jāmāsp (Zamaspes) fu elevato al trono nel 496. Kavad I, tuttavia, riuscì a fuggire nel 498, rifugiandosi presso il re degli Unni bianchi.<ref>{{cita|Daryaee (2009)|p. 27}}.</ref>
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