Realpolitik: differenze tra le versioni
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== Origine del termine ==
Più scuole di pensiero utilizzano il termine ''realpolitik'', in particolare i [[Realismo (politica)|realisti]]
== Principi ==
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È una politica basata su una rapida presa di decisione con il massimo di dati a disposizione, cercando di mantenere una larga accettazione da parte dell'[[opinione pubblica]] senza rinunciare a profili di [[Segreto di Stato|segretezza]] e di spregiudicatezza nel conseguire gli interessi nazionali.
Una politica estera basata sulla ''realpolitik'' può essere descritta anche come [[Realismo (politica)|realismo in politica estera]]. La ''realpolitik'' è collegata al ''realismo'' e può essere considerata uno dei concetti fondamentali per tutte quelle politiche dove il ''realismo'' è un paradigma che include una varietà di teorie, fra cui l'equilibrio del potere fra [[Stato-nazione|
== Storia ==
Nella storia moderna la parola ''realpolitik'' è stata utilizzata per la prima volta per descrivere la linea di condotta della politica estera di [[Otto von Bismarck]]:<ref>Otto Pflanze, ''Bismarck's "Realpolitik"'', The Review of Politics, Vol. 20, No. 4, Twentieth Anniversary Issue: I (Oct., 1958), pp. 492-514.</ref> egli fu il continuatore ideale della politica di [[Klemens von Metternich]], tesa alla ricerca diplomatica di un equilibrio fra gli imperi europei; questo bilanciamento era necessario per preservare la [[Concerto europeo|pentarchia europea]] e mantenere la [[pace]], escludendo la minaccia di una [[corsa agli armamenti]]. Durante la guerra del
La strategia bismarkiana fu abbandonata in [[Europa]] alla fine del [[XIX secolo]] per lasciare spazio alla ''[[weltpolitik]]'' ({{Lett|politica mondiale}}), basata sulla ricerca della superiorità militare
Dopo il [[trattato di Versailles]] e il mancato ingresso degli [[USA]] nella [[Società delle Nazioni]], la concezione realista nella politica estera si affermò presso il governo di [[Washington]]:<ref>Non meno presente era presso l'altra superpotenza, durante tutto il periodo della [[Guerra fredda]]: Vladislav Zubok, Raffaella Di Castro, ''La Realpolitik del [[Cremlino]] e le origini della guerra fredda'', Ventunesimo Secolo, Vol. 2, No. 3 (Marzo 2003), pp. 35-75.</ref> essa «contesta da sempre alla visione [[Woodrow Wilson|wilsoniana]] di voler a tutti i costi porre a fondamento del proprio agire un idealismo tanto estremo da lambire l'ingenuità, ad esempio enfatizzando il ruolo che le organizzazioni sopranazionali possono svolgere per il mantenimento della pace, nell'ambito del diritto internazionale».<ref>Giuseppe Bottaro, ''INTERNAZIONALISMO E DEMOCRAZIA NELLA POLITICA ESTERA WILSONIANA'', Il Politico, Vol. 72, No. 2 (215) (Maggio-Agosto 2007), p. 19.</ref> Sulla stessa strada, il governo [[Richard Nixon|Nixon]] utilizzò i consigli di [[Henry Kissinger]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Loredana Guglielmetti|data=luglio-settembre 2008|titolo=Kissinger e i neoconservatori nel dibattito sulla politica estera americana degli anni Settanta|rivista=Rivista di Studi Politici Internazionali|volume=Nuova Serie, vol. 75|numero=3 (299)|pp=381-389}}</ref> nella ricerca di legami con la Cina [[maoista]], malgrado divergenze politiche enormi e la volontà di isolare i paesi comunisti, manifestata fino ad allora con la dottrina del [[Containment|contenimento]].
== La ''realpolitik'' oggi ==
In tutti i partiti e governi c'è generalmente un'opposizione tra ''realisti'' e ''[[massimalismo (politica)|massimalisti]]'', a seconda della minore o maggiore attitudine a realizzare compromessi sulle proprie idee e alla capacità di far valere anche le idee degli altri: il [[pragmatismo]], in questo ambito, è a volta a volta indicato come punto di forza di un'entità collettiva, ovvero come segno del suo declino.<ref>John S. Dunne, ''Realpolitik in the Decline of the West'', The Review of Politics, Vol. 21, No. 1, Twentieth Anniversary Issue: II (Jan., 1959), pp. 131-150.</ref> Tendenzialmente, l'Europa è assai più incline al multilateralismo (storicamente nato sulla scia dell'idealismo in politica estera), mentre gli Stati Uniti inclinano per un unilateralismo<ref>Paternò Maria Pia, ''Europa e America nell'"Occidente diviso"'', Democrazia e diritto. IV trimestre, 2006.</ref> motivato dalla migliore capacità di tutelare l'[[interesse nazionale]].<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/esteri/2018/01/27/news/chi-ha-inventato-l-espressione-america-first-1.33972864/|titolo=Chi ha inventato l’espressione “America first”?|autore=Paolo Magliocco|sito=La Stampa|data=2018-01-27|accesso=2022-09-26}}</ref>
In [[Germania]] il termine ha il senso molto più semplice di ''realista'' per distinguere le politiche semplici e concrete dalle utopie. In [[Francia]] al termine appartengono due sensi: positivamente è impiegato nel senso di accantonare momentaneamente i propri ideali per «sporcarsi le mani» con la realtà. In senso negativo, è utilizzato per indicare una visione politica di corto raggio o scarsa lungimiranza, attraverso soluzioni temporanee e parziali ai problemi.
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