|Nazionalità = italiano
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Allievo di don [[Primo Mazzolari]], Artuto Chiodi è stato antifascista, e ha preso parte alla [[Resistenza italiana|Resistenza]]. Negli anni Cinquanta e Sessanta ha diretto vari giornali di orientamento cattolico; in seguito ha lavorato alla [[Rai]] sino al pensionamento.
== La formazione ==
Nasce a [[Romprezzagno]], frazione di Tornata (Cremona), il 2 giugno 1920, da Ennio, agricoltore, e dalla friulana Brigida Fornasier. Negli anni dell’adolescenza, mentre studia presso il liceo classico di Mantova, frequenta la parrocchia di Bozzolo affidatadi cui aera donparroco Primo Mazzolari. Di questi diviene unoallievo deglie allievigiovane prediletticollaboratore. L’incontro costituisce un momento fondamentale della formazione intellettuale e ideale di Chiodi. È su suggerimento di Mazzolari che il giovane legge [[Jacques Maritain]] e [[Emmanuel Mounier]] e matura la propensione a un cattolicesimo, che alla valorizzazione della persona coniuga la sensibilità alle esigenze dei poveri e degli ultimi;. ed èÈ nell’incessante colloquio con il parroco che si fortificano le sue convinzioni democratiche e antifasciste .
StudenteSi dell’Universitàlaurea Statalein di MilanoLettere, nel 1943 siall'[[Università laureadegli inStudi letteredi Milano|Università Statale di Milano]], con una tesi sulla storia del Principato di Bozzolo e Sabbioneta tra Quattrocento e Cinquecento, relatore [[Federico Chabod]].
== La guerra e La Resistenza ==
Dopo l’8 settembre partecipa all’attività di resistenza nel gruppo che fa capo a Mazzolari, per conto del quale svolge missioni a Roma. Incalzato dalla polizia della [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica Sociale]] ripara in Svizzera, dove rimarrà internato in campi di lavoro sino alla Liberazione, L’8 marzo del 1944 è condannato a morte in contumacia da un tribunale fascista.
== Il giornalismo ==
Al rientro a Mantova nel 1945 inizia a insegnare a Mantova nell’Istituto magistrale mentre collabora con «Mantova libera», il giornale del [[Comitato di liberazioneLiberazione nazionaleNazionale]]. Quando nel luglio del 1946 questo si trasforma nella «[[Gazzetta di Mantova]]», ne diviene vicedirettore (direttore era all’epoca [[Piero Dallamano]]). Nel 1949 è chiamato a un alto incarico nella SpesSPES, la sezione propaganda e stampa del partito della [[Democrazia Cristiana]]; lavora fianco a fianco con [[Alcide De Gasperi]], che accompagna in diversi viaggi in Italia e all’estero.
Nel 1950 assume la direzione della «Voce Adriatica» di Ancona. Due anni dopo entra alla [[Rai]], dove avvia il giornale radio del [[Terzo programmaProgramma]]. Nel
Nell'aprile frattempodel 1951 ha sposato Argia Schiappadori (più nota come Baby): il matrimonio è celebrato a Mantova nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, officianti don Aldo Porcelli (un altro prete della Resistenza) e don Mazzolari. Dal matrimonio nascono tre figli: [[Ennio Chiodi|Ennio]], Antonio e Roberto.
Di lì a poco Chiodi torna alla carta stampata: nel 195?1955, è responsabile del «Popolo di Milano» (edizione milanese del «[[Il Popolo]]», giornale della Democrazia Cristiana); successivamente dirige la rivista «Libertas», il «Giornale del Mattino» di Firenze (1956-1957), il settimanale «Rotosei» (1958-1959). Direttore della «Gazzetta del Popolo» di Torino dal 1960 al 1964, promuove la collaborazione dei padri David Turoldo, Camillo De Piaz e Nazareno Fabbretti, facendo del giornale un luogo di confronto per una parte importante del mondo cattolico. Le coraggiose inchieste di politica internazionale condotte da Fabbretti procurano al giornale e al suo direttore le minacciose attenzioni da parte di movimenti fascisti europei, dai franchisti spagnoli all’OAS (Organisation de l’Armée Secrète).
Rientrato alla Rai, gli viene affidato l'ufficio di Ginevra, con incarichi di inviato per gli eventi della diplomazia europea; successivamente opera a Roma nella sezione dei rapporti con l’estero.
Nel 1978 Chiodi è chiamato da Benigno Zaccagnini a collaborare , come portavoce e capo dell’Ufficio stampa, con Virginio Rognoni che, dopo l’uccisione di Aldo Moro, era stato nominato ministro dell’Interno al posto del dimissionario Francesco Cossiga. L’accortezza e l’equilibrio di cui dà prova nella delicatissima congiuntura gli valgono l’unanime apprezzamento dei colleghi e dei responsabili delle istituzioni.
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