Vallo alpino in Alto Adige: differenze tra le versioni

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Le opere di difesa della prima e seconda linea, completate già nel [[1948]], rientrarono in possesso dei militari italiani, che le ristrutturarono e in alcune parti le modernizzarono. La mancanza di denaro non permetteva una fase di intervento di restauro su tutte le direttrici, così si iniziò dalle prime linee difensive della val Pusteria, apportando modifiche solo a 3-4 opere per sbarramento, e dotandone almeno una di un cannone anticarro.
 
Per le modifiche apportate si utilizzarono svariate soluzioni tecniche, alcune delle quali apprese dallo studio della [[linea Hitler]] e della [[linea Gotica]] dell'esercito tedesco. Altre postazioni, ovvero le cosiddette "vasche di cemento armato", furono invece costruite ex-novo utilizzando torrette di [[carro armato]] enucleate (ad esempio furono utilizzati il carroarmato [[M4 Sherman]] e il [[M26 Pershing (carro armato)|M26 Pershing]]), a volte mascherate con casette di ferro o di legno, o comunque strutture facilmente ed in breve tempo rimovibili.<ref name="Bernasconi p. 47">{{Cita|Bernasconi & Muran 1999|p. 47|Bernasconi 1999}}.</ref> Le opere furono quindi adeguate per poter fronteggiare un nuovo tipo di guerra, che avrebbe anche incluso le armi [[Arma di distruzione di massa|NBC]]. Furono quindi necessari portelloni stagni e camere dotate di [[Maschera antigas|maschere antigas]] nelle camere di combattimento.<ref name="AB1999-48">{{Cita|Bernasconi & Muran 1999|p. 48|Bernasconi 1999}}.</ref>
 
Per il "nuovo" Vallo Alpino, furono istituiti reparti specifici, i [[battaglione|Battaglioni]] degli [[Alpini d'Arresto]], ai quali veniva affidato il compito di presidiare, provvedere alla manutenzione ed in caso di attacco, difendere i confini. Questi erano gli eredi della G.A.F., i battaglioni "Val Brenta", "Val Cismon", "Val Chiese".<ref>{{Cita|Bernasconi & Muran 2009|p. 9|Bernasconi 2009}}.</ref>