Enrico VII di Lussemburgo: differenze tra le versioni
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Questa era la situazione che il re dovette affrontare quando arrivò a [[Torino]] nel novembre del [[1310]], alla testa di 5.000 soldati, di cui 500 cavalieri.
Dopo un breve soggiorno ad [[Asti]], dove intervenne negli affari politici della città con grande costernazione dei guelfi italiani, Enrico procedette verso [[Milano]], dove fu incoronato [[re d'Italia]] con la [[Corona
I Guelfi toscani si rifiutarono di partecipare alla cerimonia e così ebbe inizio la preparazione all'opposizione ai sogni imperiali di Enrico. Come parte del suo programma di riabilitazione politica, Enrico richiamò dall'esilio i [[Visconti]], i governanti estromessi da Milano. [[Guido della Torre]], che aveva cacciato i Visconti da Milano, si oppose e organizzò contro l'imperatore una rivolta che fu spietatamente repressa, mentre i Visconti riacquistavano il potere e [[Matteo Visconti]] veniva nominato vicario imperiale di Milano, e suo cognato, Amedeo di Savoia, vicario generale in Lombardia. Queste misure, oltre a un prelievo di massa imposto alle città italiane, portarono le città guelfe a rivoltarsi contro Enrico e determinarono un'ulteriore resistenza quando il sovrano cercò di far valere i diritti imperiali su quelle che erano diventate terre comunali e provò a sostituire i regolamenti comunali con le leggi imperiali. Tuttavia, Enrico riuscì a ripristinare una parvenza di potere imperiale in alcune parti del nord Italia, in città come [[Parma]], [[Lodi]], [[Verona]] e [[Padova]].
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