Macalda di Scaletta: differenze tra le versioni
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In [[Santa Lucia del Mela|località Santa Lucia]] Macalda chiese ospitalità al re, già acquartierato nel [[Castello di Santa Lucia del Mela|locale castello]], adducendo a motivo la mancanza di alberghi in quel piccolo borgo, essendo lei giunta per ultima. Il re le concesse allora le sue stanze ma, non volendo abboccare, si trasferì in un albergo, dove però si vide nuovamente raggiunto dall'insistente Macalda<ref name="Amari263"/>. Ancora una volta il re lasciò cadere nel vuoto le avance della donna: chiamò il suo [[maggiordomo]] e provò ad accomiatarsi per la notte, ma, di fronte all'insolenza di Macalda, che rimaneva incollata alla sedia, pensò bene di liberarsi dall'imbarazzo chiamando in stanza i proprietari e i loro familiari, intrattenendosi a lungo con quell'uditorio in vari discorsi e divagazioni, tra cui un'ostentazione della sua provata fedeltà coniugale<ref name="Amari264"/>. Il conciliabolo continuò fino all'alba, finché il re, dovendo partire in armi, non si congedò da tutti i suoi interlocutori, vanificando l'occasione inseguita dalla donna<ref name="Runciman301"/><ref name="Amari264">{{Cita libro |autore = [[Michele Amari]] |titolo = La guerra del vespro siciliano o Un periodo delle istorie siciliane del secolo XIII |volume = volume I |città = |editore = Tipografia Helvetica |anno = 1845 |p = 264}}</ref>.
=== Macalda e Alaimo alla corte del
Macalda e Alaimo fecero parte della nuova corte, così intimi del re da essere ammessi a sedere anche alla sua mensa<ref name="DesclotXCVI"/><ref name="Amari176">{{Cita libro |autore = [[Michele Amari]] |titolo = La guerra del vespro siciliano o Un periodo delle istorie siciliane del secolo XIII |volume = volume I |città = |editore = Tipografia Helvetica |anno = 1845 |p = 176}}</ref>.
Alaimo, nelle intenzioni del re, ebbe un ruolo di primissimo piano: quando Pietro lasciò il Regno per la [[Francia]], dovendo affrontare [[Carlo I d'Angiò]] in quel celebre duello di [[Bordeaux]] che non avrà mai luogo, il re aragonese scelse proprio Alaimo, come [[Gran Giustiziere del Regno di Sicilia|Giustiziere]], e [[Giovanni da Procida]], come [[cancelliere]], per affiancare i due reggenti, la moglie [[Costanza II di Sicilia|Costanza II]] e l'[[infante]] [[Giacomo II d'Aragona|Giacomo I]]<ref name="TreccaniCostanza">{{DBI |nome = COSTANZA di Svevia, regina d'Aragona e di Sicilia |nomeurl = costanza-di-svevia-regina-d-aragona-e-di-sicilia |autore = Ingeborg Walter |anno = 1984 |volume = 30 |accesso = 10 novembre 2015}}</ref>. Alaimo era così l'unico siciliano in un governo in cui Costanza II aveva il delicato compito di gestire, mediare e ricomporre, le tensioni politiche che attraversavano l'isola, quelle stesse tensioni e aspirazioni di cui Alaimo, già capitano di Messina ai tempi della ''[[Communitas Siciliae]]'', era «il più autorevole esponente»<ref name="TreccaniCostanza"/>. Alle cure di Alaimo, inoltre, il re affidò il delicatissimo compito della custodia delle persone e della salvaguardia dell'integrità fisica dei suoi familiari<ref name="TreccaniCostanza"/>.
=== La rivalità con
[[File:D. Constança de Hohenstaufen, Rainha de Aragão - The Portuguese Genealogy (Genealogia dos Reis de Portugal).png|thumb|La regina [[Costanza II di Sicilia]]]]
Ma la sconfitta inflittale dalla fedeltà coniugale ostentata da Pietro d'Aragona, ferì gravemente il suo orgoglio femminile, inducendo Macalda a comportamenti astiosi, con atti di gelosia ed emulazione nei confronti della corte e segnatamente della regina [[Costanza II di Sicilia]].
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