Diomede: differenze tra le versioni
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'''Diomede''' ({{lang-grc|Διομήδης|Diomḕdēs}}) è un personaggio della [[mitologia greca]]. Figlio di [[Tideo]] e di [[Deipile]], fu uno dei principali [[eroe|eroi]] [[achei]] della guerra degli [[Epigoni]] e della [[guerra di Troia]]. Oltre all'importanza come guerriero, Diomede assume un ruolo rilevante come diffusore della [[civiltà]], specie nell'[[Mare Adriatico|Adriatico]].
[[Re di Argo#Lignaggio di Biante|Re di Argo]], partecipò alla [[guerra di Troia]] dalla parte di [[Agamennone]] e degli [[Achei]], durante la quale si distinse molto presto in [[battaglia]]. Guerriero valorosissimo, assume un ruolo centrale all'interno dell{{'}}''[[Iliade]]'' di [[Omero]], specialmente nel V canto, a lui dedicato interamente, che, probabilmente, si rifaceva
Dopo [[Achille]] e [[Aiace Telamonio]], fu il più valoroso eroe dell'esercito acheo. La figura di Diomede, uomo insigne per intelligenza e coraggio, è stata ripresa da numerosi autori antichi, posteriori a [[Omero]], come [[Virgilio]], che lo inserirà nel suo [[poema epico]], l{{'}}''[[Eneide]]'', e come [[Quinto Smirneo]] nei ''[[Posthomerica]]''.
== Mito ==
=== Origini ===
[[File:Diomedes Louvre Ma890 n5.jpg|thumb|La statua è in marmo bianco purissimo e rappresenta Diomede. Diomede è presentato qui con poca barba sulle sole guance, appena percettibile al tatto. Ha capelli ricci, corti. Il suo sguardo guarda lontano, nell'infinito forse. Quest'espressione enigmatica, ma allo stesso tempo pensosa riflette le sue imprese. In quest'opera sta rubando il [[Palladio (mitologia)|Palladio]], che però non si è conservato con l'opera. Sul suo busto si può scorgere anche una veste tipica dei Greci, ma anche dei senatori romani. Infatti l'opera è una copia romana del [[II secolo|II]] o [[III secolo]] dopo Cristo ed è stata copiata dall'originale greco, che era naturalmente in bronzo, del [[V secolo a.C.|V secolo]] prima di Cristo. Attualmente il busto è collocato all'interno della collezione del [[cardinale Richelieu]] esposta nel [[Museo del Louvre]] dal [[1801]]. È collocata nel Museo nel 'Dipartimento di antichità greca, etrusca e romana', al piano terra, stanza 10.]]
I suoi sei cugini, figli dello zio Agrio, Celeutore, Licopeo, Melanippo, Onchesto, Protoo e Tersite, decisero di deporre il nonno [[Oineo]] dal trono di [[Calidone]], su cui regnava, e che, essendo molto anziano, era incapace di difendersi, e insediarono così il loro padre. Oineo venne tenuto sì in vita ma incatenato tra le torture dei nipoti. Allora Diomede, nato in esilio, ad [[Argo (città antica)|Argo]], detta l'Inclita, dopo essere arrivato a Calidone in gran segreto con l'aiuto di [[Alcmeone]], uccise uno dopo l'altro i figli di Agrio, usurpatori del trono, rimettendo il nonno al capo del regno. E dal momento che questi era ormai molto avanti negli anni, Diomede affidò il regno ad Andremone, marito di [[Gorga (figlia di Oineo)|Gorga]], e perciò genero di Oineo. Dei figli di Agrio, solo [[Tersite]] e [[Onchesto (figlio di Agrio)|Onchesto]] sfuggirono alla strage e si rifugiarono nel [[Peloponneso]], mentre Agrio, espulso dal regno, si tolse la vita. L'eroe portò Oineo con sé ad Argo.
Diomede passò la giovinezza ad allenarsi nell'arte della guerra insieme ai sei figli degli altri comandanti morti a [[Tebe (città greca antica)|Tebe]], nel desiderio di vendicare la morte del padre, di ridare il trono a suo nonno e di far trionfare così la giustizia. Una volta adulti, Diomede e i suoi compagni furono i sette [[Epigoni]]: indissero la seconda guerra contro Tebe e la vinsero. Durante la guerra però morì il [[Re di Argo#Lignaggio di Biante|Re di Argo]].
Quando [[Elena (mitologia)|Elena]], la figlia di [[Zeus]] e [[Leda]], raggiunse l'età da marito, la sua bellezza attirò al palazzo del suo patrigno [[Tindaro]] re e principi di tutta la Grecia che pretesero la sua mano, in cambio di ricchi doni.
Giovane e bello, Diomede, insieme ad altri principi della Grecia, si presentò al palazzo di Tindaro per chiedere Elena in moglie. Ad [[Argo (città antica)|Argo]] Diomede si sposò con [[Egialea]], la figlia ormai orfana del [[Talao|re]], e diventò così sovrano della città. Avrebbe voluto governare in pace e dedicarsi alle gioie familiari ma ben presto dovette partire per la [[guerra di Troia]].
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{{citazione|Ed allora a Diomede, figlio di Tideo, Pallade Atena infuse forza e furore, perché fra tutti gli Achei si distinguesse e conquistasse grande gloria; una fiamma inestinguibile gli arse l'elmo e lo scudo, pareva l'astro d'autunno che splende di fulgida luce quando sorge dalle acque di Oceano.|[[Omero]], ''[[Iliade]]'', V, 1-6<ref>Traduzione di [[Maria Grazia Ciani]], in {{cita libro|autore=Omero|titolo=Iliade|url=https://archive.org/details/omero.iliade2010/page/n117/mode/2up|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=2003|p=118|ISBN=88-317-7425-5}}</ref>|Ἔνθ' αὖ Τυδεΐδῃ Διομήδεϊ Παλλὰς Ἀθήνη<br>δῶκε μένος καὶ θάρσος, ἵν' ἔκδηλος μετὰ πᾶσιν<br>Ἀργείοισι γένοιτο ἰδὲ κλέος ἐσθλὸν ἄροιτο·<br>δαῖέ οἱ ἐκ κόρυθός τε καὶ ἀσπίδος ἀκάματον πῦρ·<br>ἀστέρ' ὀπωρινῷ ἐναλίγκιον, ὅστε μάλιστα<br>λαμπρὸν παμφαίνῃσι λελουμένος Ὠκεανοῖο.|lingua=grc}}
[[File:Ulisse e Diomede.png|thumb|[[Ulisse]] e Diomede nell'atto di impadronirsi del [[Palladio (mitologia)|Palladio]], [[Calcedonio]], 1500-50
Diomede partì alla volta di [[Troia]] con 80 navi da guerra (un gran numero per quell'epoca) e arrivò addirittura a scendere in campo contro [[Ettore]], [[Enea]] e gli dei stessi: ferì [[Afrodite]], accorsa per aiutare il figlio, e l'amante di lei, [[Ares]], dio della guerra.
Diomede era protetto dalla dea [[Atena]]. [[Omero]] afferma che, durante le battaglie, Diomede era simile ==== Lo scontro con Enea ====
[[File:Wenceslas Hollar - Aeneas and Diomedes.jpg|thumb|Diomede ed [[Enea]] di [[Wenceslaus Hollar]]]]
Fu eroe valoroso e spesso supportato da [[Atena]].
Diomede, nella battaglia che seguì al duello fra [[Paride]] e [[Menelao]], uccise [[Pandaro]], che combatteva sul carro da guerra in compagnia di [[Enea]]. Quest'ultimo lasciò incustodito il carro (che verrà poi portato al campo greco da [[Stenelo (figlio di Capaneo)|Stenelo]], fedele compagno d'armi e auriga di Diomede) per difendere il corpo dell'amico dagli assalti greci.
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[[File:Venus Diomede ingres.jpg|thumb|left|[[Venere (divinità)|Venere]] ferita da Diomede, [[Jean-Auguste-Dominique Ingres]] (1800), [[Kunstmuseum Basel]], [[Svizzera]]]]
Affrontò dunque Enea, che rimase ferito a causa di un masso scagliato dal greco. L'eroe troiano venne salvato dalla [[Afrodite|madre]] che lo avvolse nel suo velo. Diomede, non temendo l'ira della dea, la ferì
[[Ares]] corse in aiuto di Afrodite, che riuscì in tal modo a fuggire col suo carro sull'Olimpo insieme a [[Iris (dea)|Iris]]. Il corpo di Enea venne ricoverato nel tempio di Apollo e curato da [[Artemide]] e [[Latona]]. Al suo posto combatté sul campo un fantasma con le sue sembianze. Apollo, allora, apostrofò Diomede con queste parole: ====Diomede e Glauco====
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====Diomede e Ulisse====
[[File:Diomedes Odysseus Palladion Louvre K36.jpg|thumb|left|upright=0.8|[[Ulisse]] e Diomede sottraggono il [[Palladio (mitologia)|Palladio]]. [[Oinochoe]] apula da [[Reggio Calabria]] (360-350 a.C.). [[Museo del Louvre]]]]
Assecondò spesso [[Ulisse]], quando si trattò di condurre trattative delicate (sia presso [[Agamennone]]
=== Dopo la caduta di Troia ===
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=== Viaggio di Diomede, eroe della civilizzazione ===
[[File:Mito di Diomede e ritrovamenti micenei in Adriatico.png|miniatura|sinistra|upright=1.6|Luoghi legati al mito di Diomede e ritrovamenti micenei<ref>Per un elenco complessivo dei ritrovamenti micenei in Puglia, Veneto e Marche, vedi Anna Margherita Jasink, ''Le testimonianze archeologiche'', in {{Cita|Fileni-Jasink-Santucci 2011|pp. 204-211}}.</ref>.]]
Diomede decise di abbandonare la città, imbarcandosi per l'[[Italia]] insieme ai suoi compagni: Acmone, Lico, Idas, Ressenore, Nitteo, Abante<ref>I nomi dei compagni di Diomede ci sono noti grazie ad [[Ovidio]], che li elenca nel XIV libro delle ''[[Le metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]]''; vedi David Ansell Slater, Lactantius, Lactantius Placidus, ''Towards a Text of the Metamorphosis of Ovid'', Clarendon Press, 1927 (pagina 162)</ref>. Dopo aver errato a lungo nel mare [[Adriatico]] si fermò in più porti insegnando alle popolazioni locali la navigazione e l'addomesticamento
*[[Scilace]], ''Periplo'' 16 f.
*{{Cita libro|capitolo = I due templi greci di Ancona |autore = Alessandra Coppola |titolo= Esperìa: studi sulla grecità di occidente|numero = 3 |anno = 1993 |editore = L'Erma di Bretschneider|città = Roma|pp = 99-114 |ISBN =88-7062-809-4|url=https://books.google.it/books?id=uiTac40XVNEC&pg=PA189&dq=Alessandra+Coppola+i+due+templi+greci+di+Ancona&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjX8v2c457oAhXuyKYKHcVVCP8QuwUILTAA#v=onepage&q=Alessandra%20Coppola%20i%20due%20templi%20greci%20di%20Ancona&f=false}}
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La caratteristica di civilizzatore<ref name=fileni>Maria Grazia Fileni, ''[https://books.google.it/books?id=VjqVwXN95Y8C&pg=PA234#v=onepage&q&f=false Diomede nel medio Adriatico]'', in {{Cita|Fileni-Jasink-Santucci 2011|pp. 234-235}}.</ref> viene rafforzata dalla fondazione di molte città italiane, tra cui [[Vasto]] (Histonium), [[Andria]], [[Brindisi]], [[Benevento]], Argiripa ([[Argos Hippium|Arpi]]) presso l'attuale [[Foggia]], [[Siponto]]<ref>A tal proposito nel libro VI della ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'' di [[Strabone]], il geografo storico fine conoscitore del territorio dauno, viene anche affermato che Siponto "''a Diomede greco conditum''".</ref> presso l'attuale [[Manfredonia]], Canusio ([[Canosa di Puglia]]), [[Aequum Tuticum|Equo Tutico]] ([[Ariano Irpino]]), Drione ([[San Severo]]), Venafrum ([[Venafro]]) e infine Venusìa ([[Venosa]])<ref>Una tradizione tarda e secondaria vuole Diomede ecista persino di [[Lanuvio]]: {{Cita|Pasqualini 1998}}.</ref>. La fondazione di quest'ultima città, come lo stesso toponimo (da [[Venere (divinità)|Venus]]) ricorda, coincide con il perdono ottenuto da Afrodite, in seguito al quale si stabilì in Italia meridionale e si sposò con la figlia del [[Dauno|Re]] del popolo dei [[Dauni]]: [[Evippe (figlia di Dauno)|Evippe]].
Stretto fu il rapporto tra l'eroe e la [[Daunia]]<ref>{{Cita|Musti 1984}}.</ref>. Il primo contatto con questa terra si ebbe con l'approdo alle isole che da lui avrebbero preso il nome di ''Insulae Diomedeae'', tradizionalmente identificate con le [[isole Tremiti]]<ref>Per l'ipotesi d'identificazione delle ''Isole Diomedee'' con l'insieme delle isole Tremiti e di [[Pelagosa]], vedi Marco Santucci, ''L'Adriatico meridionale'', in {{Cita|Fileni-Jasink-Santucci 2011|pp. 213-221 e in particolare pp. 216-217}}.</ref>.
Sbarcò quindi nell'odierna zona di [[Rodi Garganico|Rodi]], sul [[Gargano]] alla ricerca di un terreno più fecondo e si spostò a sud dove incontrò i Dauni, che prendevano il nome dal loro re eponimo, [[Dauno]], figlio di [[Licaone (figlio di Pelasgo)|Licaone]] e fratello di [[Enotro]], [[Peucezio]] e [[Japige]]<ref>Francesco Palestini, ''Studi sulle origini e sulla protostoria...'', Youcanprint, 26 feb 2016. Consultabile su Google Libri a [https://books.google.it/books?id=n32kCwAAQBAJ&pg=PA254&dq=pola+diomede+-marvasi&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjQsbml44vZAhWKDOwKHVFPA5MQuwUIPzAE#v=onepage&q=pola%20diomede%20-marvasi&f=false questa pagina].</ref>.
[[File:Palazzo medici riccardo, cortile di michelozzo, tondi di bertoldo di giovanni da cammei medicei 04,1.jpg|thumb|Diomede in una scultura di [[Bertoldo di Giovanni|Bertoldo]], nel cortile di [[Michelozzo]] del [[Palazzo Medici Riccardi]]]]
Diomede si guadagnò le simpatie di Dauno il re che "''pauper aquae agrestium regnavit populorum''" e dopo avergli prestato valido aiuto nella guerra contro i [[Messapi]], per il suo alto valore militare - ''victor Gargani'' - ebbe in sposa la figlia [[Evippe (figlia di Dauno)|Evippe]] (secondo alcuni si chiamava Drionna, secondo altri Ecania)
[[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] nell{{'}}''[[Eneide]]'' ci racconta che i [[Latini]] e i [[Rutuli]], bisognosi di alleati per scacciare Enea dalla loro terra, chiedono aiuto a Diomede, ricordando i trascorsi tra i due eroi. Diomede, però sorprende gli ambasciatori a lui pervenuti, rifiutando di combattere il suo antico nemico ===Morte===
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===Immortalità===
[[File:Schlossbrücke Krieger 6.1 Albert Wolff 1853.jpg|thumb|Statua di Diomede e [[Atena]] a [[Berlino]]]]
{{Citazione|La dea dai capelli d'oro e dagli occhi grigi fece di Diomede un dio immortale
Era adorato come un essere divino sotto vari nomi in [[Italia]], dove statue di lui esistevano ad [[Argi]], [[Metaponto]], [[Turi]] e in altri luoghi. Nell'[[Adriatico]] c'era un [[Ankón#Il tempio di Diomede|tempio consacrato a Diomede]] ad [[Ankón]], l'attuale Ancona, nello sperone più settentrionale del promontorio su cui sorge la città; un altro tempio sorgeva alle foci del [[Timavo]], dove l'eroe era venerato con l'epiteto tratto dal nome del fiume. Ci sono tracce del culto di Diomede anche in [[Grecia]].
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Deïdamìa ancor si duol d'Achille,
e del Palladio pena vi si porta".|[[Dante]], [[Inferno - Canto ventiseiesimo]], vv. 55-63}}
[[Dante Alighieri]] ([[Inferno - Canto ventiseiesimo]]) colloca Diomede nell'VIII [[bolgia]] dell'VIII [[cerchio]], quella dei consiglieri fraudolenti, che in vita agirono con inganno e di nascosto e quindi la loro pena nell'[[inferno]] sarà quella di essere celati dalle fiamme alla vista altrui. Egli infatti si trova avvolto in una fiamma a due capi insieme
== Vittime di Diomede ==
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