Institutio oratoria: differenze tra le versioni
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Il secondo, invece, chiarisce la didattica del retore, consiglia la lettura di autori "''optimi''", né troppo antichi né troppo moderni, esorta gli scolari a praticare declamazioni attinenti alla vita reale (e a puntare comunque alla "sostanza delle cose"), con un linguaggio semplice ed appropriato.
Il terzo libro consta di una rassegna delle fonti dottrinali di cui Quintiliano si servì nel contesto della composizione dell'opera; tra di esse spiccano trattati di età alessandrina risalenti al
I libri dal VI al VII trattano dell
I libri dall'VIII al IX sono incentrati sull
Il X libro insegna i modi di acquisire la ''facilitas'', ovvero la disinvoltura nell'espressione. Prendendo in esame gli autori da leggere e da imitare, Quintiliano inserisce il celeberrimo excursus storico-letterario sugli scrittori greci e latini (in cui compara, ad esempio, Cicerone a [[Demostene]]), preziosa testimonianza sui canoni critici dell'antichità (pur avendo i giudizi un carattere esclusivamente retorico). L'autore sottolinea l'importanza dell'avere più modelli di riferimento piuttosto che cercare di imitare un solo autore, e di cercare la precisione nei propri scritti, ma senza farsi ridurre al silenzio dall'eccessivo zelo verso la ricerca della forma perfetta.
L'XI libro tratta della ''memoria'' e dell
Il XII libro (la parte "''longe gravissimam''", "di gran lunga più impegnativa" dell'opera) presenta, infine, la figura dell'oratore ideale: le sue qualità morali, i principi del suo agire, i criteri da osservare, il ''[[vir bonus dicendi peritus]]'' di [[Marco Porcio Catone|catoniana]] memoria.
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