Adoro te devote: differenze tra le versioni
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Ancora alla fine degli anni '80 l'inno risultava di notevole interesse per gli organisti sia come brano per organo che come [[mottetto]] accompagnato dall'organo. [[Olivier Messiaen]] lo collocò all'inizio del suo ''Le Livre du Saint-Sacrement'', pubblicato nel 1984.<ref name="messiaen">[https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb139602378 Scheda bibliografica] nel sito della [./Biblioteca_Nazionale_di_Francia Biblioteca Nazionale di Francia]</ref>
Il [[24 dicembre]] 2004, [[papa Giovanni Paolo II]] citò l'''Adoro te devote'' nell'[[omelia]] di quella che fu la sua ultima [[messa di mezzanotte]].<ref>[http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/fr/homilies/2004/documents/hf_jp-ii_hom_20041224_christmas-night.html Omelia del 24 dicembre 2004]</ref>
== Testo e traduzioni ==
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cordis mei. Qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.}}
Il 13 dicembre [[1849]], [[papa Pio IX]] accordò vari giorni di [[indulgenza]] per chi avesse recitato questa preghiera.<ref>Giuseppe Riva, ''Manuale di Filotea'', Milano, 1860, p. 213</ref>
== Analisi metrica e testuale ==
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La composizione in sette strofe è spiegata da Dom Eugene Vandeur dell'[[Abbazia di Maredsous]], con queste parole:
{{citazione|In sette strofe e come in graduale crescendo, i sette movimenti dell'anima assetata di unione con il Dio dell'Eucaristia: adorazione di Dio, adesione a Dio, confessione a Dio, abbandono a Dio, fame di Dio, purificazione da parte di Dio, beatitudine in Dio. Ciò significa che il mistero della fede rimane lo strumento capitale della santità, di ciò che trasforma in Gesù Cristo.<ref>Libro ''Adoro te'', Éditions Desclée de Brouwer 1939</ref>
Padre [[Raniero Cantalamessa]] osservò che il verso ''visus, tactus, gustus in te fallitur'' rinviava una poesia di [[Jacopone da Todi]] nella quale immaginava un conflitto fra i sensi umani in relazione all'Eucarestia: mentre il viso, il tatto e il gusto dicono che si tratta di solo pane, l'udito si oppone a questa concezione e assicura che "sotto queste forme visibili è Cristo nascosto". Se questo non basta ad affermare che l'inno è di San Tommaso d'Aquino, mostra tuttavia che è più antico di quanto si pensasse e non è incompatibile con un'attribuzione al Dottore Angelico, quanto meno per la datazione. Se Jacopone può farne riferimento come testo noto, doveva essere stato composto almeno vent'anni prima perché potesse godere già di una certa popolarità.<ref>{{cita web|url=https://it.zenit.org/2004/12/17/chiedo-cio-che-chiese-il-ladrone-pentito-riflessioni-sull-eucaristia/|titolo=“Chiedo ciò che chiese il ladrone pentito”: riflessioni sull’Eucaristia|autore=[[Raniero Cantalamessa]]|data=17 dicembre 2004}}</ref>
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* ''[[Dulcis Iesu memoria]]''
* ''[[Veni Creator Spiritus]]''
* ''[[Pange lingua]]''
* ''[[Sacris solemniis]]''
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