Impresa di Fiume: differenze tra le versioni
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L{{'}}'''impresa di Fiume''' fu un episodio del [[periodo interbellico]], che consistette nell'occupazione della città di [[Fiume (Croazia)|Fiume]], contesa tra il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e
L'intento fu quello di proclamare l'annessione della città all'Italia forzando in tal modo la mano ai delegati delle potenze vincitrici della [[prima guerra mondiale]], all'epoca impegnati nella [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Conferenza di pace di Parigi]]. La spedizione fu capeggiata dal poeta [[Gabriele D'Annunzio]] e organizzata da una coalizione politica guidata dall'[[Associazione Nazionalista Italiana]], cui parteciparono esponenti del [[mazzinianesimo]], del [[Futurismo]] e del [[sindacalismo rivoluzionario]]. L'occupazione iniziò il 12 settembre 1919 e durò 16 mesi con alterne vicende, tra cui la proclamazione della [[Reggenza italiana del Carnaro]]. Quando i ribelli si opposero al [[Trattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo]], il governo italiano sgombrò la città con la forza durante il [[Natale di sangue|Natale 1920]], per permettere la creazione dello [[Stato libero di Fiume]].
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=== I preparativi e i primi tumulti ===
{{Vedi anche|Vittoria mutilata}}
Nel frattempo [[Gabriele D'Annunzio]] si era recato a [[Roma]] per tenere una serie di comizi in favore dell'italianità di Fiume. I discorsi di D'Annunzio coinvolsero un numero crescente di reduci e adolescenti<ref>Leandro Castellani, ''L'impresa di Fiume'', su Storia illustrata nº 142, Settembre 1969 pag. 35: "Sulle migliaia di giovani reduci senza lavoro le grandi parole fanno presto a far breccia."</ref>. Questa campagna diede origine al mito della [[vittoria mutilata]], un modello di [[revanscismo]] che reclamava l'annessione all'Italia dell'intera costa orientale dell'Adriatico, nonostante fosse in larga parte popolata da genti slave (a sud di Fiume, la sola città a maggioranza italiana era [[Zara]], che fu infatti ceduta col [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Trattato di Saint-Germain-en-Laye]]). Tra la primavera e l'estate 1919, la situazione a Fiume divenne sempre più incandescente, a causa delle tensioni tra attivisti irredentisti (appoggiati dai militari italiani) e militari francesi, filo-jugoslavi. Il 29 giugno scoppiò un tafferuglio fra militari francesi e militanti pro-italiani, che ricevettero man forte da soldati italiani. Gli scontri, noti come "Vespri fiumani", durarono fino al 6 luglio e provocarono la morte di nove francesi.<ref>{{cita web|url=http://www.ilpost.it/2014/03/16/impresa-fiume-gabriele-dannunzio/|titolo=L'impresa di Fiume|editore=ilpost.it|data=16 marzo 2014|accesso=22 marzo 2014}}</ref>
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Prima di partire, D'Annunzio informò uno dei principali sostenitori della ribellione adriatica: [[Benito Mussolini]], direttore del giornale ''[[Il Popolo d'Italia]]'' e fondatore dei [[Fasci italiani di combattimento]]<ref>Fonte: [http://www.rigocamerano.org/pstwonew.htm rigocamerano.org] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070311015337/http://www.rigocamerano.org/pstwonew.htm |data=11 marzo 2007 }}</ref>.
{{citazione|Mio caro compagno, il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Anche una volta lo spirito domerà la carne miserabile... Sostenete la Causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio.|D'Annunzio a Mussolini, 11 settembre 1919<ref>Leandro Castellani, ''L'impresa di Fiume'', su Storia illustrata n° 142, Settembre 1969 pag. 36</ref>}}
[[File:Medaglia Fiume.JPG|thumb|left|upright=0.7|[[Medaglia commemorativa della spedizione di Fiume|Medaglia Commemorativa di Bronzo della Marcia di
D'Annunzio arrivò a Ronchi in compagnia di alcuni ufficiali, tra cui il tenente [[Guido Keller]], il tenente Almerigo Ongaro e l'ufficiale degli alpini Cornelio Andersen, che requisì gli autocarri per il trasporto delle truppe. Il comandante dei granatieri presenti a Ronchi, il maggiore [[Carlo Reina]]<ref name="Mulino 2012">[[Roberto Vivarelli]], Storia delle origini del fascismo, volume I, Il Mulino, 2012, pag. 563</ref> accettò di affiancare il poeta guidando una colonna ribelle a Fiume. All'alba del [[12 settembre]] [[1919]] la colonna si mise in viaggio verso Fiume. Lungo la strada si unirono [[bersaglieri]], cavalleggeri e [[Arditi]], cui si aggiunsero i volontari irredentisti di Host-Venturi<ref name="Mulino 2012"/>.
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=== La spedizione a Zara ===
[[File:D'Annunzio e l'ammiraglio Millo a bordo dell'Indomito.jpg|thumb|D'Annunzio e l'ammiraglio
Mentre ancora duravano gli incontri con Badoglio, D'Annunzio il 14 novembre prese l'iniziativa di recarsi a [[Zara]]. Infatti il 14 novembre si imbarcò sulla nave Nullo insieme a [[Guido Keller]], [[Ernesto Cabruna]], [[Giovanni Giuriati]], [[Giovanni Host-Venturi]] e [[Luigi Rizzo]]. A Zara venne benevolmente accolto dall'ammiraglio Enrico Millo, divenuto governatore di quei territori occupati, che davanti al Vate prese solennemente l'impegno di non abbandonare la [[Dalmazia]] finché questa non fosse stata ufficialmente annessa all'Italia.
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{{citazione|Io rassegno nelle mani del Podestà e del Popolo di Fiume i poteri che mi furono conferiti il 12 settembre 1919 e quelli che il 9 settembre 1920 furono conferiti a me e al Collegio dei Rettori adunati in Governo Provvisorio. Io lascio il Popolo di Fiume arbitro unico della propria sorte, nella sua piena coscienza e nella sua piena volontà... Attendo che il popolo di Fiume mi chieda di uscire dalla città, dove non venni se non per la sua salute. Ne uscirò per la sua salute. E gli lascerò in custodia i miei morti, il mio dolore, la mia vittoria.|Dalla lettera scritta da D'Annunzio in cui rassegnava le dimissioni al generale Ferrario}}
Il 31 dicembre 1920, D'Annunzio firmò la resa che portò alla costituzione dello "[[Stato libero di Fiume]]". Della delegazione di ufficiali incaricati di trattare la resa del "Vate" faceva parte anche l’ardito [[Pietro Micheletti]], fedelissimo del generale Caviglia, reduce della [[prima guerra mondiale]] ed in servizio presso il Ministero della Guerra.<ref>[https://www.romagnauno.it/rimini/a-maciano-di-pennabilli-saranno-intitolate-due-piazze-e-un-viale-a-tre-illustri-personalita-del-luogo/
In Italia, la legislatura a causa delle reazioni nel Paese si chiuse anticipatamente e le elezioni politiche si tennero nel maggio 1921, dopo le quali il governo di Giolitti fu sfiduciato dalla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]] e si formò un nuovo esecutivo guidato da [[Ivanoe Bonomi]].
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