Centro-sinistra in Italia: differenze tra le versioni

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Nel [[1960]], il democristiano [[Fernando Tambroni]], ricevette dal Presidente della Repubblica [[Giovanni Gronchi]] l'incarico di formare un [[governo Tambroni|governo]]. Tambroni inizialmente cercò di formare un'alleanza con il PSI, da parte di [[Pietro Nenni]] però la risposta fu incerta e a quel punto la reazione di Tambroni fu quella di cercare in Parlamento l'appoggio esterno della [[Destra (politica)|destra]] [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|monarchica]] e [[Movimento Sociale Italiano|missina]].
 
A luglio, in cambio dell'appoggio esterno ai governi DC, i missini ottennero il permesso di celebrare il loro Congresso Nazionale a Genova (città di forte tradizione anti-fascista e [[Città decorate al valor militare per la guerra di liberazione|medaglia d'oro per la Resistenza]]). La città rispose con una dura protesta di massa, che ebbe tra i suoi promotori la Camera del Lavoro della [[CGIL]], protesta che da Genova si estese ad altre città d'Italia assumendo le proporzioni di una vera rivolta anti-fascista. Diverse manifestazioni vennero organizzate dai sindacati e da vari partiti dell'arco costituzionale, primo fra tutti il [[Partito Comunista Italiano|PCI]]. Sulla scorta di questi avvenimenti nella DC gli orientamenti cambiarono<ref>Secondo quanto riferì <<''L'Espresso>>'' nel pomeriggio del 19 aprile 1960, alcuni deputati e senatori pugliesi furono firmatari (con Mario Berry, Raffaele Resta, Beniamino De Maria, Italo Caiati, Onofrio Jannuzzi, [[Antonio Carcaterra]], Michele Troisi e Donato De Leonardis) della lettera ad [[Aldo Moro]], secondo la quale ''"qualunque cosa accadesse, essi intendevano rimanere fedeli ai loro vescovi e combattere ogni intesa col [[Partito Socialista Italiano|PSI]]'':". Pierluigi Totaro, ''L'azione politica di Aldo Moro per l'autonomia e l'unità della Dc nella crisi del 1960'', Studi Storici, Anno 46, No. 2 (Apr. - Jun., 2005), p. 467.</ref>.
 
All'inizio degli anni sessanta si registrava intanto una ripresa dei conflitti operai a causa delle sperequazioni fra uomini e donne, fra impiegati e operai. Al tempo stesso, la grande pesantezza degli orari di lavoro trovava poche giustificazioni in un mondo industriale caratterizzato da innovazioni tecnologiche e da razionalizzazioni dei processi produttivi. Mutavano anche i soggetti che partecipavano alle manifestazioni, vi era una sempre più forte presenza degli studenti. Il fenomeno più vistoso di questo periodo fu la fortissima emigrazione interna dalle campagne alle città e dal Sud verso il Nord, per sfuggire alla persistente realtà di sottoccupazione cronica e di miseria.