Clan D'Alessandro: differenze tra le versioni

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'''Umberto Mario Imparato''', allora il cassiere dei D’Alessandro, è stato accusato dal proprio boss Michele di aver sottratto ingenti somme alle casse del clan costringendo l’ex fedelissimo a nascondersi sui monti Lattari per sfuggire alla sentenza di morte emessa nei suoi confronti. Dalle montagne Imparato, grazie ad alleanze con le famiglie malavitose del posto, creò un gruppo criminale autonomo forte del carisma da sempre esercitato sui giovani che vedevano nel ras '''Michele D’Alessandro''' un personaggio estremamente rozzo e violento. Iniziò così una guerra tra i due capi camorra che contò '''oltre settanta morti''' tra i rispettivi schieramenti. Particolare il modus operante dei gruppi di fuoco di Imparato che lasciavano le montagne solo per uccidere per poi sparire rapidamente nel nulla. Imparato capì ben presto che per vincere definitivamente avrebbe dovuto colpire direttamente Michele D’Alessandro: fu così che il “boss della montagna” mise in essere un agguato ben organizzato nei minimi particolari (si parlò addirittura di consiglieri militari per la realizzazione dello stesso) al boss rivale mentre si recava in commissariato per apporre la firma sul registro dei sorvegliati speciali.
 
Era il 21 aprile del [[1989]] quando nei pressi dell{{'}}'''Hotel dei Congressi''' un commando aprì il fuoco contro D’Alessandro e la sua scorta. Restarono sull’asfalto in un mare di sangue quattro affiliati: Pasquale Santarpia, 32 anni; Domenico D'Alessandro, 26, fratello del boss; Giovanni Grieco, di 21 anni, il quale era ancora agonizzante quando sono giunte le ambulanze che l'hanno portato in ospedale, dove i medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso; gravissime le condizioni di Giuseppe Sicignano, 31 anni, colpito da un proiettile alla testa . Se la caverà il capoclan Michele D'Alessandro, 44 anni, ferito non gravemente alle gambe e a una spalla. Tra le vittime, anche una vittima innocente, un bambino, e il fratello di Michele D’Alessandro, '''Domenico'''. Il vero obiettivo del raid riportò solo alcune ferite (uno strano particolare che portò poi gli inquirenti a ritenere che D’Alessandro fosse stato volutamente risparmiato dai killer).
L’ira incontenibile di D’Alessandro, scampato miracolosamente all’agguato, per la perdita del fratello e dei fedelissimi non tardò ad arrivare: morti ammazzati ovunque a [[Castellammare di Stabia|Castellammare]] e sui Lattari in una faida senza esclusione di colpi. Una guerra che durò fino alla primavera del [[1993]]: in quel periodo le forze dell’ordine riuscirono a stanare sui Lattari '''Umberto Mario Imparato''' (si parlò di tradimenti all’interno dello stesso clan) e il boss restò ucciso in seguito al conflitto a fuoco ingaggiato con gli agenti insieme ad un suo guardaspalle.
Successivamente perderà la vita anche in un agguato il figlio di Imparato mentre la figlia '''Tatiana''', inizialmente accusata di essere la reggente del clan, verrà assolta da ogni accusa a suo carico.<ref>[https://www.ilgazzettinovesuviano.com/2017/04/08/umberto-mario-imparato-attivista-boss Umberto Mario Imparato, da attivista a feroce boss della camorra. La sanguinosa faida con Scanzano]</ref>