Alberto Burri: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Nacque a [[Città di Castello]] (Perugia) il 12 marzo 1915, primogenito di Pietro, commerciante di vini, e di Carolina Torreggiani, insegnante elementare<ref>{{Cita web|url=http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=91151|titolo=Burri Alberto|sito=SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche|accesso=4 settembre 2018}}</ref>.
Dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo Annibale Mariotti di [[Perugia]], nel 1934 si iscrisse alla facoltà di medicina all'[[Università degli Studi di Perugia]] della stessa città, laureandosi il 12 giugno 1940.
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La prima mostra personale, favorita dall'architetto Amedeo Luccichenti, si svolse nel luglio 1947, presso la galleria La Margherita di Gaspero del Corso e [[Irene Brin]], e fu presentata dai poeti [[Libero de Libero]] e [[Leonardo Sinisgalli]]. Le opere esposte erano ancora di carattere [[Arte figurativa|figurativo]] con qualche debito verso la pittura tonale della [[Scuola romana di pittura|Scuola romana]] degli anni Trenta. Nei giorni dell'esposizione conobbe lo scultore [[Pericle Fazzini]], vicepresidente dell'Art Club, importante sodalizio artistico romano aperto anche alle novità dell'arte astratto-concreta: già nel dicembre 1947 prese parte alla seconda Mostra annuale del sodalizio e continuò ad esporre con l'Art Club fino ai primi anni Cinquanta, sia in Italia sia all'estero.
Nella sua seconda mostra personale: ''Bianchi'' e ''Catrami'', sempre presso la galleria La Margherita, nel maggio 1948'',''
Alla fine del [[1948]] si recò a [[Parigi]] dove visitò lo studio di Miró, vide le opere astratte più recenti dell'italiano [[Alberto Magnelli]] e conobbe quanto si esponeva presso la galleria René Drouin, che si stava affermando come uno dei centri più importanti della nuova stagione artistica, poi denominata "informale".
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Nel [[1949]] realizza ''SZ1'', il primo ''Sacco'' stampato.
Nel [[1950]] comincia con la serie ''le Muffe'' e i ''Gobbi'' e utilizza per la prima volta il materiale logorato nei ''Sacchi.''
Nel gennaio [[1951]] partecipa alla fondazione del [[Gruppo Origine]]<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-burri_res-78159e29-87e7-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia_Italiana)/|titolo=BURRI, Alberto in "Enciclopedia Italiana"|lingua=it-IT|accesso=2018-09-04}}</ref>, insieme a [[Mario Ballocco]], [[Giuseppe Capogrossi]] ed [[Ettore Colla]]. e partecipò alla mostra inaugurale del gruppo, scioltosi l'anno dopo.
Il [[1952]] si aprì con la mostra personale "Neri e Muffe", presso la galleria dell'Obelisco di Roma. Ad aprile, presso la Fondazione Origine dell'amico Colla, si tenne la mostra "Omaggio a Leonardo" in cui espose tra gli altri "Lo Strappo", uno dei primi sacchi che solo pochi mesi dopo fu rifiutato dalla giuria della [[Biennale di Venezia]]. Fu invece accolto, nella sezione del "bianco e nero" della mostra veneziana, il disegno "Studio per lo strappo", acquistato da [[Lucio Fontana]]. Il 17 maggio Burri fu tra i firmatari del "Manifesto del movimento spaziale per la televisione", promosso dallo stesso Fontana. Nel corso dell'anno si trasferì in via Margutta, in uno studio confinante con quello del pittore [[Franco Gentilini]] e con il terrapieno del Pincio. Nello stesso anno [[Robert Rauschenberg]], mentre trascorre quasi un anno a Roma, visita lo studio di Alberto Burri, potendo così vedere i ''Sacchi.''
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La nuova stagione delle plastiche si protrasse per tutto il decennio e [[Cesare Brandi]] ne fu l'esegeta principale: introdusse molte mostre e scrisse su Burri una fondamentale monografia (1963).
Nel [[1963]] disegnò, prima di una lunga serie d'ideazioni in questo settore, la scenografia e i costumi per cinque balletti del pianista, direttore d'orchestra e compositore americano Morton Gould alla [[Teatro alla Scala|Scala di Milano]]. nello stesso anno una sua opera viene esposta alla mostra ''[[Contemporary Italian Paintings]]'', allestita in alcune città [[
Alla fine degli anni Sessanta acquistò una casa a [[Los Angeles]] (California) dove trascorse i mesi invernali fino al 1990; in questo periodo e nei successivi primi anni Settanta si dedicò ancora ad allestimenti teatrali.
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Una mostra antologica allestita presso il convento di San Francesco d'Assisi, nel maggio 1975, propose al pubblico anche un cellotex di recente realizzazione, materiale utilizzato in edilizia come isolante e realizzato con una mistura di colle e segatura di legno.
Intanto l'attività espositiva proseguiva senza interruzioni, sebbene con minore intensità rispetto ai decenni precedenti.
Nel [[1973]] inizia il ciclo dei ''Cretti'' e su questo filone si colloca il [[Cretto di Burri|sudario di cemento]] con cui rivestì i resti di [[Gibellina]] terremotata in un famoso esempio di [[Land Art|land art]]. Nello stesso anno, Burri riceve dall'[[Accademia Nazionale dei Lincei]] il "[[Premio Feltrinelli]]" per la Grafica, con la seguente motivazione: “per la qualità e l'invenzione pur nell'apparente semplicità, di una grafica realizzata con mezzi modernissimi, che si integra perfettamente alla pittura dell'artista, di cui costituisce non già un aspetto collaterale, ma quasi una vivificazione che accoppia il rigore estremo ad una purezza espressiva incomparabile”.
Nel [[1975]] partecipa ad ''Operazione [[Arcevia]]'', progetto coordinato dall'architetto [[Ico Parisi]],<ref>
Nel [[1976]] Alberto Burri crea (avvalendosi dell'aiuto "tecnico" del ceramista [[Massimo Baldelli]]) un cretto di imponenti dimensioni, il '[[Grande Cretto Nero]]' esposto nel giardino delle sculture Franklin D. Murphy dell'Università di Los Angeles (UCLA). Altra opera analoga, per stile, forza espressiva e imponenti dimensioni è esposta a Napoli, nel museo di Capodimonte.<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-burri_(Enciclopedia_Italiana)/ BURRI, Alberto in “Enciclopedia Italiana - V Appendice” – Treccani<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
Nel [[1977]] espone un'importante antologica al [[Solomon R. Guggenheim Museum]] di New York dal titolo ''"Alberto Burri. A retrospective View 1948-77"''.
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All'inizio degli anni Novanta, Burri e la moglie lasciarono la California e si stabilirono a [[Beaulieu-sur-Mer]], in [[Costa Azzurra]] (Francia), continuando a trascorrere i mesi estivi a Città di Castello. Nonostante l'età avanzata proseguì la sperimentazione di nuovi materiali: l'ultimo suo lavoro fu Metamorfex, un ciclo di nove opere presentate, dall'amico Nemo Sarteanesi, negli Ex Seccatoi.
Burri muore a [[Nizza]]
Le sue opere sono esposte in alcuni fra i più importanti musei del mondo: il [[Centro Georges Pompidou]] a Parigi, il [[Solomon R. Guggenheim Museum]] di New York, la [[Tate Gallery]] di Londra, la [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea]] di Roma, il [[Castello di Rivoli]], il [[Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto]], [http://www.goricoll.it/index.php Collezione Gori] a Santomato di [[Pistoia]]
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La mostra intitolata "Burri. Gli artisti e la materia", a cura di [[Maurizio Calvesi (saggista)|Maurizio Calvesi]] e [[Italo Tomassoni]], realizza un interessante confronto fra grandi e ospita tra gli altri opere di [[Robert Rauschenberg]] (probabilmente influenzato dal Maestro italiano in alcune composizioni degli anni sessanta e '70), [[Antoni Tàpies]], [[Lucio Fontana]], [[Afro Basaldella]], [[Joseph Beuys]], [[Piero Manzoni]], [[Anselm Kiefer]], [[Damien Hirst]], ecc.
Nel 2015 il [[Solomon R. Guggenheim Museum]] di New York gli dedica una grande retrospettiva, "The Trauma of Painting"
== Opere (selezione) ==
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* [[Museo Palazzo Ricci]], [[Macerata]]
* [[Museo del Novecento]], [[Milano]]
* Collezione Roberto Casamonti, Firenze
== Note ==
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