Morano Calabro: differenze tra le versioni
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Sorge a qualche chilometro dal centro abitato, immerso nella boscaglia su un altopiano che sovrasta la campagna circostante lo svincolo [[Autostrada A2 (Italia)|autostradale]] di Morano. Oggi le strutture sono dirute, ma nei secoli scorsi il monastero godette di grande prestigio, soprattutto a seguito delle munifiche elargizioni tributate dai fedeli e dalla nobiltà locale, fra i quali ricordiamo la principessa Erina Kastriota-Skanderbeg, moglie del feudatario Pietrantonio Sanseverino.<ref>Cappelli, Biagio, ''Bernardo da Rogliano e il monastero di Colloreto'', saggio contenuto in ''Morano Calabro e la sua odonomastica'', Ed. Pro Loco, Castrovillari, 1989; Appendice</ref>
Il monastero di Colloreto, (la cui etimologia appare incerta, probabilmente da ''Colle Loreto'' in onore della [[Santuario della Santa Casa|Vergine di Loreto]], o da ''colorìto'', termine che ne designerebbe la ridente e pacifica posizione), fu fondato dal Beato Frate [[Ordine di Sant'Agostino|Agostiniano]] Bernardo da Rogliano nel [[1546]], il quale sceltone il luogo, iniziò la sua esperienza di [[eremita]]
Il monastero, accrescendo il suo patrimonio e la sua influenza, subì numerosi attacchi alla sua sopravvivenza, soprattutto a causa delle ingenti proprietà fondiarie che andò cumulando nel corso degli anni. Una prima soppressione avvenne nel [[1751]] per volere di [[Carlo III di Spagna|Carlo III di Borbone]] per il finanziamento del [[Real Albergo dei Poveri]] in [[Napoli]]; una seconda e definitiva avvenne nel [[1809]] con l'avvento francese.<ref>Cappelli, Biagio, ''Bernardo da Rogliano e il monastero di Colloreto'' in op. cit.</ref>
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