Vangelo secondo Matteo: differenze tra le versioni

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==== Prima del 70 ====
Diversi studiosi sostengono comunque una data antecedente al 70. Questi autori evidenziano come il riferimento alla sorte del tempio non sia chiaro e come siano invece presenti numerosi passaggi nei quali l'evangelista sembra presupporre l'esistenza del tempio nel momento in cui scrive<ref name="France"/>. Il vangelo potrebbe quindi essere stato scritto nel decennio [[60]]-[[70]], quando è peraltro più probabile che l'apostolo fosse ancora attivo<ref name="France"/>. Una datazione prima del 70 è infatti generalmente preferita da coloro che ritengono che il vangelo sia stato composto da [[Matteo apostolo ed evangelista|Matteo apostolo]];<ref>Brown (1997), pp. 216-217.</ref> tra questi uno dei più famosi è [[John Wenham]], tra i maggiori sostenitori della [[ipotesi agostiniana]]. L'esegeta Francesco Spadafora ha analizzato la dipendenza della [[Prima lettera ai Tessalonicesi]] di [[Paolo di Tarso]] (scritta nel 50-51) dai capitoli 23 e 24 del vangelo di Matteo, ne conclude che il vangelo di Matteo precedette le due epistole paoline ai Tessalonicesi<ref>Francesco Spadafora, ''L'escatologia di san Paolo'', Ed. Studium, 1957.</ref>. Concorda il biblista [[Bernard Orchard]], che data il vangelo tra il 40 e il 50<ref>J. B. Orchard, ''Thessalonians and the Synoptic Gospels'', Bib 19, 1938.</ref>. Una testimonianza circa la datazione di Matteo antecedente al 70 proviene anche da due codici georgiani del X e XI secolo, trascritti nel monastero della Santa Croce di Gerusalemme. È lo storico [[Gérard Garitte]]<ref>G. Garitte, ''Catalogue des manuscrits géorgiens littéraires du Mont Sinaï'', Louvain, 1956.</ref> a spiegare che i codici, datati al 902 e al 1074, riferiscono la notizia che il vangelo secondo Matteo fu scritto otto anni dopo l'[[Ascensione di Gesù]], il [[vangelo di Marco]] 11 anni dopo, Luca 15 anni dopo e Giovanni 32 anni dopo<ref group="Nota">Secondo lo studioso [[Gino Zaninotto]] il contesto di questa datazione così precisa è il Sinodo di Gerusalemme dell'836 (cfr. Gino Zaninotto, ''Haute datation des Évangiles dans un document rédigé au Synode de Jérusalem en 836'', in «La Lettre des Amis de l'Abbé Jean Carmignac», n. 23, marzo 1995, pp. 67).</ref>.
 
Secondo il volume ''Redating the New Testament'' di [[John Arthur Thomas Robinson]], il Vangelo secondo Matteo deve essere datato prima dell'anno 70 perché esso pone una particolare attenzione «alla relazione dei Cristiani con il tempio, il sacerdozio e i sacrifici», situazione che era venuta meno al tempo della [[Guerra giudaica]].<ref>{{cita web|url=https://lanuovabq.it/it/langlicano-liberale-che-anticipa-la-datazione-del-nuovo-testamento|titolo=L'anglicano liberale che anticipa la datazione del Nuovo Testamento|data=6 marzo 2022}}</ref>
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La maggioranza degli studiosi ritiene oggi che Matteo sia stato scritto originariamente in greco e non sia la traduzione di una precedente versione in aramaico<ref>Brown (1997), pp. 210-211.</ref> e presume che le testimonianze degli scrittori cristiani dei primi secoli facciano riferimento a uno o più documenti distinti dall'attuale Vangelo secondo Matteo; infatti, la quasi unanimità degli studiosi attuali, inclusi quelli cristiani, ritiene che l'autore del Vangelo di Matteo non fosse un apostolo e neppure un testimone oculare<ref group="Nota">Vedi sezione [[Vangelo secondo Matteo#Autore|Autore]]. (Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 573, ISBN 0-385-47202-1; Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 562, 573, ISBN 0-385-47202-1; ''Bibbia TOB'', Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, pp. 40-41, 1976; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 821, ISBN 88-399-0054-3; Raymond E. Brown, ''An Introduction to the New Testament'', Doubleday, 1997, p. 204, ISBN 0385247672; ''Bibbia di Gerusalemme'', EDB, 2011, p. 2295, ISBN 978-88-10-82031-5; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 16-26, ISBN 978-0-06-061480-5; Raymond E. Brown, ''Questions and Answers on the Bible'', Paulist Press, 2003, p. 57, ISBN 978-08-091-4251-4; Alfred Wikenhauser, ''Introduzione al Nuovo Testamento'', Padeia, 1981, p. 274, ISBN 978-88-394-0195-3.).</ref>.
 
Una minoranza di studiosi è, invece, sostenitrice della composizione in aramaico del ''Vangelo secondo Matteo'', posizione che prende il nome di "[[Nuovo Testamento in aramaico|priorità aramaica]]".<ref group="Nota">I principali sostenitori della priorità aramaica sono [[Paul Younan]], [[Andrew Gabriel Roth]], [[Raphael Lataster]], [[James Trimm]], [[Steven Caruso]], [[Primo Vannutelli]] (Vannutelli P., ''Quaestionis de synopticis Evangeliis'', Roma, 1933), P. Martinetti (Martinetti P., ''Gesù Cristo e il cristianesimo'', Milano, 1964), P. Gaechter (Gaechter P., ''Das Matthaus-Evangelium'', Innsbruck, 1964), John A. T. Robinson (Robinson J. A. T., ''Redating the New Testament'', London, 1976), R. H. Gundry (Gundry R. H., ''Mattew. A Commentary on His Literary and Theological Art'', Grand Rapids, Mich., 1983), Jean Carmignac, S. Ben Chorin, R. A. Pritz (Pritz R. A., ''Nazarene Jewish Christianity From the End of the New Testament Period Until Its Disappearance in the Fourth Century'', Magnes Brill, Jerusalem - Leiden, 1988), R. T. France (France R. T., ''Mattew, Evangelist and Teacher'', Exeter, 1989), A. J. Saldarini (Saldarini A. J., ''Matthew's Christian-Jewish Community'', University Press, Chicago, 1994), [[Marie-Émile Boismard]] (Boismard M.-E., ''L'Évangile de Marc. Sa préistoire'', Gabalda, Paris, 1994), H.J. Schulz, P. Lapide, e gli esegeti della [[Scuola esegetica di Madrid]], come [[M. Herranz Marco]], José Miguel García Pérez e [[Julián Carrón]].</ref> Questi studiosi generalmente considerano la [[Peshitta]] e le versioni del Nuovo Testamento in antico [[lingua siriaca|siriaco]] più vicine agli autografi originali. Secondo gli esegeti della [[Scuola esegetica di Madrid]], il ''Vangelo di Matteo'' e il suo sostrato aramaico risalirebbe ai primi dieci anni successivi alla morte di [[Gesù]], quindi prima del [[45]].<ref group=Nota>"[...] podemos afirmar que los oríginales semíticos de Mateo y Juan se escribieron en fecha no muy lejana de los hechos; sin duda alguna dentro de los diez primeros años después de la muerte y resurrección de Jesús". Mariano Herranz Marco - José Miguel García Pérez, ''¿Esperó Jesús un fin del mundo cercano?'', Ediciones Encuentro, Madrid 2003, p. 5.</ref> Un testo ebraico del ''Vangelo secondo Matteo'' fu pubblicato nel XIV secolo dal polemista ebraico spagnolo [[Shem-Tob ben Isaac Shaprut di Tudela]]; sebbene sia normalmente considerato la sua traduzione, vi sono indizi che stesse usando un testo preesistente, basato su qualcosa di più antico dell'attuale testo greco. Esiste anche un [[codice (filologia)|codice]] su [[papiro]] che contiene ''Matteo'' da {{passo biblico|Mt|5,38}} alla fine e che sembra contenere indizi di un testo più antico; alcuni passaggi hanno un senso più chiaro, come l'invocazione degli Ebrei a Gesù «Hoshanna nella casa di Davide» ("Salvezza, preghiamo, nella casa di Davide") invece che «Hoshanna al figlio di Davide» ("Salvezza, preghiamo, per il figlio di Davide") in ''Matteo'' {{passo biblico|Mt|21,9}} e {{passo biblico|Mt|21,15}}.<ref>"[http://www.craigaevans.com/Jewish%20Matthew.pdf Jewish Versions of the Gospel of Matthew] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090327165344/http://www.craigaevans.com/Jewish%20Matthew.pdf |data=27 marzo 2009 }}" di [[Craig Evans]], ''Mishkan'' 38 (2003), pp. 70-79.</ref>
 
=== Stile ===
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Il vangelo secondo Matteo è infine un eccellente ponte fra le [[Scrittura|Scritture]] ebraiche e quelle greche cristiane. Identifica in maniera inequivocabile il [[Messia]] e [[Re]] del promesso [[Regno dei Cieli|Regno di Dio]], fa conoscere i requisiti per divenire seguaci di Gesù, e l'opera che essi devono compiere sulla terra. Egli mostra che prima [[Giovanni Battista]], poi Gesù e infine i suoi discepoli annunciarono che "Il Regno dei Cieli si è avvicinato". Questo tema di insegnare la buona novella del Regno permea tutto il vangelo tanto che esso termina con le parole riportate in {{Passo biblico|Mt|28,18-20}}:
 
{{Citazione|Mi è stato dato ogni potere in cielo e terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, [[Battesimo|battezzandole]] nel nome del [[Dio Padre|Padre]] e del [[Figlio di Dio|Figlio]] e dello [[Spirito Santo]], insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo.}}ci sono diverse citazioni letterali dell’originale testo di Matteo che ci pervengono dal famoso Eusebio di Cesarea (265 d.C.), vescovo (pastore) cristiano di Cesarea divenuto famoso per il titolo (che mantiene ancora oggi) di “Padre della Storia della Chiesa”, in quanto grande scrittore in greco antico e storico. Egli scrisse molto materiale sulla storia della chiesa cristiana, ad iniziare dal periodo apostolico fino al suo tempo. La parte interessantissima e che dà una svolta consistente e certa, è che Eusebio citò molti versi della Bibbia nei suoi scritti, i quali combaciano tutti perfettamente con i versi biblici che ci sono pervenuti fino ad oggi, dato che Eusebio citava sempre e solo testualmente la Bibbia. Tra i versi riportati egli citò diverse volte anche il verso di Matteo 28:19, e mai tale verso appare come lo conosciamo noi oggi, ma il verso finisce sempre con le parole “nel mio nome”. A seguire riportiamo testualmente i testi tratti dai suoi libri storici nei quali egli citò il verso interessato.<blockquote>'''“La Prova del Vangelo di Eusebio”, Libro III, Capitolo 6, Verso 132a, Pagina 152'''
 
''Con una parola e voce Egli disse ai Suoi discepoli: “Andate, e fate discepoli di tutte le nazioni nel mio nome, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandato''
 
'''“La Prova del Vangelo di Eusebio”, Libro III, Capitolo 7, Verso 136a-d, Pagina 157'''
 
''Ma mentre i discepoli di Gesù erano sul punto di dire ciò, o pensare ciò, il Maestro risolse le loro difficoltà, aggiungendo una frase, dicendo che loro dovevano trionfare “NEL MIO NOME”. E il potere del Suo nome era così grande, che gli apostoli dissero: “Dio gli ha dato un nome al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, delle cose in cielo, sulla terra e sotto la terra”, Egli mostrò la virtù del suo potere nel Suo Nome celato dalla folla quando Egli disse ai suoi discepoli: “Andate, e fate discepoli di tutte le nazioni nel mio nome”. Egli previde anche più accuratamente il futuro quando Egli disse: “perché questo evangelo deve prima essere predicato in tutto il mondo, in testimonianza a tutte le nazioni”.''
 
'''“La Prova del Vangelo di Eusebio”, Libro III, Capitolo 7, Verso 138c, Pagina 159'''
 
''Il quale disse loro: “Fate discepoli di tutte le nazioni nel mio nome”''
 
'''Nel suo libro “Storia Ecclesiastica”, al capitolo 5 sezione 2, che parla della persecuzione ebraica dei primi cristiani, leggiamo:'''
 
''Affidandosi al potere di Cristo, che aveva detto loro: “Andate e fate discepoli di tutte le nazioni nel mio nome”.''
 
'''E nella sua opera “Orazione in Lode dell’Imperatore Costantino”, capitolo 16, sezione 8, leggiamo:'''
 
''Sicuramente nessuno, salvo il nostro unico Salvatore, ha fatto questo, quando, dopo la sua vittoria sulla morte, annunziò la parola ai suoi seguaci, e l’adempì dicendo loro: “Andate e fate discepoli di tutte le nazioni nel mio nome”.''</blockquote>
 
== Eusebio era presente al concilio di Nicea e fu coinvolto nei dibattiti tra gli Ariani e la visione pagana di Atanasio che divenne poi la dottrina della trinità. Se i manoscritti che aveva di fronte a lui leggevano “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, non avrebbe mai citato, “nel mio nome”. Quindi è provato che i primi manoscritti leggessero “Nel mio nome” e la frase sia stata modificata per riflettere la posizione ortodossa man mano che si diffondeva l’influenza trinitaria. ==
 
== Il vangelo di Matteo nell'arte ==