Vangelo secondo Matteo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Omega Bot (discussione | contributi)
m Bot: aggiungo parametro libro al template:Passo biblico come da discussione
Riga 66:
I sostenitori dell'attribuzione a Matteo dell'omonimo vangelo notano come il testo rifletta la professione dell'autore, che era un esattore delle tasse: il ''Vangelo secondo Matteo'', infatti, fa riferimento al denaro molto più spesso degli altri, e lo fa utilizzando termini monetari specializzati.<ref>Werner G. Marx, ''Money Matters in Matthew'', ''Bibliotheca Sacra'' 136:542 (April-June 1979), pp. 148-157.</ref> Un esattore delle tasse romano come Matteo, inoltre, sarebbe stato in grado di riportare registrazioni accurate e dettagliate. Se fu Matteo a scrivere il vangelo, lo fece con umiltà, se descrive la festa che diede per Gesù come una cena,<ref>{{Cita passo biblico|Mt|9,9-10}}.</ref> quando l'autore del ''[[Vangelo secondo Luca]]'' parla di un grande banchetto.<ref>{{Cita passo biblico|Lc|5,29}}.</ref> Invece di tentare di nascondere la professione di Matteo, cosa che sarebbe stata segno di inaffidabilità, viene ammesso che egli era un esattore delle tasse, professione molto impopolare tra gli ebrei del I secolo, che spesso consideravano gli esattori traditori e sgherri dell'[[Impero romano]].<ref>Thomas L. Constable, ''Notes on Matthew 3-5''.</ref> Tono e contenuto sarebbero quindi in linea con la figura dell'apostolo<ref name="France"/>.
 
Molti studiosi preferiscono però attribuire l'attuale redazione in greco di ''Matteo'' a un altro autore. Le ragioni fornite includono la composizione del testo in lingua greca, non in aramaico, e la forte dipendenza supposta dal ''[[Vangelo secondo Marco]]'', condivisa da quasi tutti gli studiosi,<ref name="Cambridge"/> come pure la mancanza di caratteristiche solitamente attribuite al racconto di un testimone oculare.<ref>Herman N. Ridderbos, ''Matthew: Bible student's commentary'', Zondervan, 1987, p. 7; [http://www.earlychristianwritings.com/matthew.html earlychristianwritings.com]</ref> I manoscritti originali, inoltre, non recavano scritti i nomi degli autori, e per questo motivo i manoscritti greci sopravvissuti recano un'ampia varietà di nomi per i vangeli; se Matteo avesse scritto il vangelo, lo avrebbe intitolato qualcosa come "Il Vangelo di Gesù Cristo", mentre la scelta del titolo "Vangelo secondo Matteo" indica qualcun altro che cerca di spiegare quale sia la versione della storia contenuta nell'opera.<ref name="Ehrmanapocalyptic">Ehrman (2001), pp. 42, 248-249.</ref> Inoltre il vangelo parla sempre alla terza persona, senza frasi del tipo «Io e Gesù», e quando parla dell'apostolo Matteo (ad esempio in ''Matteo'' {{passo biblico|Mt|9,9|libro=no}}) lo fa senza indicare che si tratta della persona che sta scrivendo il testo.<ref name="Ehrmanapocalyptic" />
 
La quasi unanimità degli studiosi attuali - inclusi quelli cristiani, come precisato nella sezione [[Vangelo secondo Matteo#Autore|Autore]] - ritiene quindi che l'apostolo Matteo, in merito al vangelo attribuitogli, non sia stato l'autore e neppure un testimone oculare.<ref>Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 573, ISBN 0-385-47202-1; Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 562, 573, ISBN 0-385-47202-1; ''Bibbia TOB'', Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, pp. 40-41, 1976; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 821, ISBN 88-399-0054-3; Raymond E. Brown, ''An Introduction to the New Testament'', Doubleday, 1997, p. 204, ISBN 0385247672; ''Bibbia di Gerusalemme'', EDB, 2011, p. 2295, ISBN 978-88-10-82031-5; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 16-26, ISBN 978-0-06-061480-5; Raymond E. Brown, ''Questions and Answers on the Bible'', Paulist Press, 2003, p. 57, ISBN 978-08-091-4251-4; Alfred Wikenhauser, ''Introduzione al Nuovo Testamento'', Padeia, 1981, p. 274, ISBN 978-88-394-0195-3.</ref>
Riga 73:
In alternativa a Matteo, gli studiosi moderni hanno suggerito diverse identità per l'autore di questo vangelo: uno scriba o un rabbi ebreo convertito, un giudeo ellenizzato, un gentile convertito che conosceva bene la fede ebraica, o il membro di una "scuola" di scribi all'interno della comunità giudeo-cristiana.<ref name="Mills"/><ref>Donald Harman Akenson, ''Surpassing Wonder: The Invention of the Bible and the Talmuds'', 2001, University of Chicago Press, p. 260.</ref> La maggior parte degli studiosi si orienta per un autore giudeo-cristiano, piuttosto che per un gentile.<ref group=Nota>Per una panoramica del dibattito si veda Paul Foster, ''Why Did Matthew Get the Shema Wrong? A Study of Matthew 22:37'', ''Journal of Biblical Literature'', vol. 122, N. 2 (estate, 2003), pp. 309-333.</ref>
 
Alcuni studiosi hanno suggerito che l'autore, in ''Matteo'' {{Passo biblico|Mt|13,52|libro=no}}, possa indicare di essere uno scriba istruito quando dice «Per questo, ogni scriba che diventa un discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa il quale tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie».<ref>Anthony J. Saldarini (2003), p. 1000.</ref> Secondo [[W. R. F. Browning]], è possibile che l'autore venisse da una città la cui Chiesa fosse stata fondata dall'apostolo Matteo.<ref name="Browning">W.R.F. Browning, ''Gospel of Matthew'', in ''A dictionary of the Bible'', Oxford University Press, pp. 245-246.</ref>
 
Va ricordato che, dopo Papia, il successivo scrittore a parlare dell'autore del ''Vangelo secondo Matteo'' fu [[Ireneo di Lione]] nel [[185]], il quale afferma che ci sono solo quattro vangeli ispirati da Dio, e che furono scritti da Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Secondo [[Bart Ehrman]], Ireneo avrebbe avuto buone ragioni per convincere i suoi lettori dell'origine apostolica dei libri: assieme ad altri capi della Chiesa, Ireneo era coinvolto in un dibattito in materia dottrinale: conosceva infatti, per esempio, un gran numero di persone che credevano che vi fossero due divinità separate, il Dio dell'Antico Testamento e il Dio del Nuovo Testamento. Ciascun gruppo giustificava la propria dottrina facendo riferimento a certi libri; per sostenere l'autenticità di vangeli prima anonimi, vi si sarebbero apposti dei nomi. L'insistenza nell'attribuire la composizione all'apostolo Matteo andrebbe quindi vista, secondo Ehrman, come parte di una campagna contro gli [[eretici]].<ref name="Ehrman44" />
Riga 82:
Il ''Vangelo secondo Matteo'' appartiene al gruppo dei [[vangeli sinottici]], assieme al ''[[Vangelo secondo Marco]]'' e al ''[[Vangelo secondo Luca]]'': questi vangeli sono caratterizzati dal fatto di includere episodi simili, spesso nella stessa sequenza e spesso persino raccontati con le stesse parole; l'interpretazione della relazione tra i tre vangeli sinottici prende il nome di "[[problema sinottico]]".
 
Sebbene l'autore di ''Matteo'' abbia composto il suo vangelo in accordo ai propri scopi e dal proprio punto di vista, la maggior parte degli studiosi concordano nel sostenere che abbia ampiamente copiato dei brani del ''Vangelo secondo Marco'' ([[priorità marciana]]) e forse anche da una o più fonti ulteriori. ''Matteo'' contiene la gran parte dei versetti di ''Marco'', spesso nello stesso ordine,<ref>Stanton (1989), pp. 63-64.</ref> ma spesso modifica ''Marco'', rimuovendone o alterandone frasi ridondanti, parole inusuali o brani che potrebbero mettere Gesù in cattiva luce (ad esempio rimuovendo il commento che Gesù era «fuori di sé» presente in ''Marco'' {{passo biblico|Mc|3,21|libro=no}} o il «non t'importa» in ''Marco'' {{passo biblico|Mc|4,38|libro=no}}, eccetera).<ref>Stanton (1989), p. 36.</ref> Di 1.071 versetti totali, ''Matteo'' ne condivide 387 con ''Marco'' e ''Luca'', 130 solo con ''Marco'' e 184 solo con ''Luca''; solo 370 sono peculiari di ''Matteo''.
 
Le sovrapposizioni nella struttura delle frasi e nella scelta delle parole dei tre sinottici sono state spiegate sostenendo che gli autori dei vangeli copiarono l'uno dall'altro o tutti da una stessa fonte comune. La visione che raccoglie la gran parte del consenso tra gli studiosi è la [[teoria delle due fonti]], secondo la quale l'autore di ''Matteo'' si è ispirato al ''Vangelo secondo Marco'' e ad una ipotetica raccolta di [[Agrapha|detti di Gesù]], chiamata ''[[fonte Q]]''. Una teoria simile ma meno comune, l'[[ipotesi Farrer]], presuppone che Matteo si sia ispirato a ''Marco'', e che per ultimo sia stato composto ''Luca'' a partire dagli altri due sinottici. Per la maggioranza degli studiosi, ''Q'' fornisce quanto ''Matteo'' e ''Luca'' hanno in comune, talvolta usando le stesse parole, ma che non è presente in ''Marco''; ad esempio i dettagli delle tre [[tentazioni di Gesù]], le beatitudini, il "[[Padre nostro]]" e molti singoli detti.<ref name="Amy" /><ref>Kee (1997), p. 448.</ref><ref name="p8081">Erhman (2001), pp. 80-81.</ref>
Riga 99:
La maggioranza degli studiosi ritiene oggi che Matteo sia stato scritto originariamente in greco e non sia la traduzione di una precedente versione in aramaico<ref>Brown (1997), pp. 210-211.</ref> e presume che le testimonianze degli scrittori cristiani dei primi secoli facciano riferimento a uno o più documenti distinti dall'attuale Vangelo secondo Matteo; infatti, la quasi unanimità degli studiosi attuali, inclusi quelli cristiani, ritiene che l'autore del Vangelo di Matteo non fosse un apostolo e neppure un testimone oculare<ref group="Nota">Vedi sezione [[Vangelo secondo Matteo#Autore|Autore]]. (Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 573, ISBN 0-385-47202-1; Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 562, 573, ISBN 0-385-47202-1; ''Bibbia TOB'', Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, pp. 40-41, 1976; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 821, ISBN 88-399-0054-3; Raymond E. Brown, ''An Introduction to the New Testament'', Doubleday, 1997, p. 204, ISBN 0385247672; ''Bibbia di Gerusalemme'', EDB, 2011, p. 2295, ISBN 978-88-10-82031-5; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 16-26, ISBN 978-0-06-061480-5; Raymond E. Brown, ''Questions and Answers on the Bible'', Paulist Press, 2003, p. 57, ISBN 978-08-091-4251-4; Alfred Wikenhauser, ''Introduzione al Nuovo Testamento'', Padeia, 1981, p. 274, ISBN 978-88-394-0195-3.).</ref>.
 
Una minoranza di studiosi è, invece, sostenitrice della composizione in aramaico del ''Vangelo secondo Matteo'', posizione che prende il nome di "[[Nuovo Testamento in aramaico|priorità aramaica]]".<ref group="Nota">I principali sostenitori della priorità aramaica sono [[Paul Younan]], [[Andrew Gabriel Roth]], [[Raphael Lataster]], [[James Trimm]], [[Steven Caruso]], [[Primo Vannutelli]] (Vannutelli P., ''Quaestionis de synopticis Evangeliis'', Roma, 1933), P. Martinetti (Martinetti P., ''Gesù Cristo e il cristianesimo'', Milano, 1964), P. Gaechter (Gaechter P., ''Das Matthaus-Evangelium'', Innsbruck, 1964), John A. T. Robinson (Robinson J. A. T., ''Redating the New Testament'', London, 1976), R. H. Gundry (Gundry R. H., ''Mattew. A Commentary on His Literary and Theological Art'', Grand Rapids, Mich., 1983), Jean Carmignac, S. Ben Chorin, R. A. Pritz (Pritz R. A., ''Nazarene Jewish Christianity From the End of the New Testament Period Until Its Disappearance in the Fourth Century'', Magnes Brill, Jerusalem - Leiden, 1988), R. T. France (France R. T., ''Mattew, Evangelist and Teacher'', Exeter, 1989), A. J. Saldarini (Saldarini A. J., ''Matthew's Christian-Jewish Community'', University Press, Chicago, 1994), [[Marie-Émile Boismard]] (Boismard M.-E., ''L'Évangile de Marc. Sa préistoire'', Gabalda, Paris, 1994), H.J. Schulz, P. Lapide, e gli esegeti della [[Scuola esegetica di Madrid]], come [[M. Herranz Marco]], José Miguel García Pérez e [[Julián Carrón]].</ref> Questi studiosi generalmente considerano la [[Peshitta]] e le versioni del Nuovo Testamento in antico [[lingua siriaca|siriaco]] più vicine agli autografi originali. Secondo gli esegeti della [[Scuola esegetica di Madrid]], il ''Vangelo di Matteo'' e il suo sostrato aramaico risalirebbe ai primi dieci anni successivi alla morte di [[Gesù]], quindi prima del [[45]].<ref group=Nota>"[...] podemos afirmar que los oríginales semíticos de Mateo y Juan se escribieron en fecha no muy lejana de los hechos; sin duda alguna dentro de los diez primeros años después de la muerte y resurrección de Jesús". Mariano Herranz Marco - José Miguel García Pérez, ''¿Esperó Jesús un fin del mundo cercano?'', Ediciones Encuentro, Madrid 2003, p. 5.</ref> Un testo ebraico del ''Vangelo secondo Matteo'' fu pubblicato nel XIV secolo dal polemista ebraico spagnolo [[Shem-Tob ben Isaac Shaprut di Tudela]]; sebbene sia normalmente considerato la sua traduzione, vi sono indizi che stesse usando un testo preesistente, basato su qualcosa di più antico dell'attuale testo greco. Esiste anche un [[codice (filologia)|codice]] su [[papiro]] che contiene ''Matteo'' da {{passo biblico|Mt|5,38|libro=no}} alla fine e che sembra contenere indizi di un testo più antico; alcuni passaggi hanno un senso più chiaro, come l'invocazione degli Ebrei a Gesù «Hoshanna nella casa di Davide» ("Salvezza, preghiamo, nella casa di Davide") invece che «Hoshanna al figlio di Davide» ("Salvezza, preghiamo, per il figlio di Davide") in ''Matteo'' {{passo biblico|Mt|21,9|libro=no}} e {{passo biblico|Mt|21,15|libro=no}}.<ref>"[http://www.craigaevans.com/Jewish%20Matthew.pdf Jewish Versions of the Gospel of Matthew] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090327165344/http://www.craigaevans.com/Jewish%20Matthew.pdf |data=27 marzo 2009 }}" di [[Craig Evans]], ''Mishkan'' 38 (2003), pp. 70-79.</ref>
 
=== Stile ===
Riga 109:
Il riferimento alla poesia ebraica è anche presente nell'episodio dell'Ingresso a Gerusalemme<ref>{{Cita passo biblico|Mt21,1-7}}.</ref> e al relativo richiamo della profezia di [[Zaccaria (profeta minore)|Zaccaria]]<ref>{{Cita passo biblico|Zc9,9}}.</ref>: "''Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina''"<ref group=Nota>La [[versioni della Bibbia|versione della Bibbia]] Nuova Diodati, Zc9,9: "''Esulta grandemente, o figlia di Sion, manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme! Ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto e porta salvezza, umile e montato sopra un asino, sopra un puledro d'asina''".</ref>, in base alla quale Matteo fa entrare Gesù a Gerusalemme a cavallo di due animali contemporaneamente (asina e puledro d'asina). Tale incongruenza di Matteo deriva, infatti, da un'interpretazione letterale ed errata della poesia, utilizzata nella Bibbia ebraica, che si compone di [[Emistichio|emistichi]] in cui l'enunciazione del primo verso ("''montato sopra un asino''") viene enunciata poi nel secondo con parole diverse ("''sopra un puledro d'asina''") ma si riferisce sempre ad una sola affermazione. Gli esegeti dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]]<ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, p. 101, 1976.</ref> sottolineano che "preoccupato di vedere la realizzazione della profezia, Mt non si cura della inverosimiglianza", mentre gli esegeti curatori del "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 866, ISBN 88-399-0054-3.</ref> rilevano che "ci sono due animali perché Matteo prende troppo alla lettera la profezia. [...] Matteo fa guidare a Gesù due animali contemporaneamente: difficile da immaginare". Lo storico e biblista [[Bart Ehrman]]<ref>Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, p. 144, ISBN 978-88-430-7821-9.</ref> osserva inoltre come "chiunque abbia dimestichezza con le Scritture ebraiche individua facilmente la forma letteraria cui questo passo appartiene [...] Alcuni studiosi hanno sostenuto che nessun ebreo istruito avrebbe commesso un errore del genere a proposito del passo di Zaccaria (nessun altro evangelista, possiamo aggiungere, lo fa<ref>{{Cita passo biblico|Mc11,1-7; Lc19,29-35; Gv12,14-15}}.</ref>); e quindi l'autore non poteva essere ebreo. La maggioranza degli esperti, però, non è convinta, in parte perché siamo a conoscenza di diversi autori antichi (come peraltro moderni), anche colti, che sembrano fraintendere quello che leggono".
 
Un procedimento stilistico di Matteo è la duplicazione dei personaggi: gli esegeti della [[École biblique et archéologique française]] (i curatori della [[Bibbia di Gerusalemme]])<ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, pp. 2333, 2403, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref> - concordemente al teologo [[Rudolf Bultmann]]<ref>Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, pp. 213-214, 316, ISBN 1-56563-041-6.</ref> - osservano che Matteo inserisce "due ciechi a Gerico (20,30) e due ciechi a Betsàida (9,27), miracolo che è un ricalco del precedente. Questa duplicazione dei personaggi può essere un procedimento stilistico di Matteo". Ad esempio, nella [[Guarigione del cieco di Gerico]] - miracolo narrato nei tre [[vangeli sinottici]] ({{passo biblico|Mc10,46-52 ; Mt20,29-34 ; Lc18,35-43|libro=no}}) - Matteo narra di due ciechi guariti da Gesù, al contrario dei vangeli di Marco e Luca che raccontano di un solo cieco; gli studiosi del "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 865, ISBN 88-399-0054-3.</ref> evidenziano, inoltre, che Matteo "raddoppia il numero dei ciechi, forse per evitare l'impressione che si trattasse di un semplice affare privato".
 
=== Destinatari ===
Vi sono indizi a favore del fatto che ''Matteo'' sia stato scritto per una comunità di ebrei cristiani. In {{passo biblico|Mt|18,15-17|libro=no}} Gesù istruisce i propri discepoli a trattare un membro ostile della comunità come un «gentile e un esattore delle tasse».<ref name="white246">White, p. 246.</ref> In {{passo biblico|Mt|17,24-27|libro=no}} Gesù e Pietro discutono se sia giusto pagare la tassa del tempio, e dopo aver suggerito di non doverla pagare, Gesù fornisce miracolosamente una moneta a Pietro e gli dice di pagare la tassa per entrambi; dopo la prima guerra giudaica, i Romani utilizzarono i proventi della tassa del tempio per ripagare i costi della guerra: questo passaggio potrebbe essere un riferimento alle dispute interne alla comunità ebraica cristiana sull'opportunità di continuare a pagare questa tassa.<ref name="white246" />
 
=== Luogo di composizione ===
Riga 124:
== Struttura e contenuto ==
[[File:SchutternGospelsFolio19rIncMatt.jpg|miniatura|Inizio del Vangelo secondo Matteo in [[lingua latina]], secondo un antico [[manoscritto]].]]
{{Citazione|Non chiunque mi dice: "Signore, Signore" entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.{{Passo biblico|Mt|7,21|libro=no}}}}
 
Il Vangelo di Matteo, secondo la maggior parte degli studiosi,<ref>{{Cita libro|cognome=Turner|nome=David L.|titolo=Matthew|editore=Baker|anno=2008|url=http://books.google.com/books?id=8z9LSdKLUl4C&printsec=frontcover&dq=David+Turner&hl=en&ei=Wi2mTbHuC4LYuAP89p2YCg&sa=X&oi=book_result&ct=book-thumbnail&resnum=1&ved=0CC0Q6wEwAA#v=onepage&q&f=false|pagine=9}}</ref> appare strutturato in sette parti.
Riga 130:
 
Ecco come si presenta la struttura del Vangelo:
# Nascita ed infanzia di Gesù: {{Passo biblico|Mt|1-2|libro=no}};
# La promulgazione del [[Regno dei Cieli]]:
## Sezione narrativa: {{Passo biblico|Mt|3-4|libro=no}}
## [[Discorso della Montagna]]: {{Passo biblico|Mt|5-7|libro=no}}
# La predicazione del Regno dei Cieli:
## Sezione narrativa: dieci [[Miracoli di Gesù|miracoli]]: {{Passo biblico|Mt|8-9|libro=no}}
## [[Discorso apostolico]]: {{Passo biblico|Mt|10|libro=no}}
# Il mistero del Regno dei Cieli:
## Sezione narrativa: {{Passo biblico|Mt|11-12|libro=no}}
## Discorso in [[parabole di Gesù|parabole]]: {{Passo biblico|Mt|13,1-52|libro=no}}
# La [[Chiesa (comunità)|Chiesa]], primizia del Regno dei Cieli:
## Sezione narrativa: {{Passo biblico|Mt|13,53-17,27|libro=no}}
## [[Discorso sulla Chiesa|Discorso ecclesiastico]]: {{Passo biblico|Mt|18|libro=no}}
# L'avvento definitivo del Regno dei Cieli:
## Sezione narrativa: {{Passo biblico|Mt|19-23|libro=no}}
## [[Discorso escatologico]]: {{Passo biblico|Mt|24-25|libro=no}}
# [[Passione di Gesù|Passione]] e [[Risurrezione di Gesù]]: {{Passo biblico|Mt|26-28|libro=no}}.
 
=== Gli insegnamenti e i cinque discorsi ===
[[File:Bloch-SermonOnTheMount.jpg|miniatura|[[Carl Bloch]], ''Il Sermone della Montagna'', XIX secolo.]]
L'insegnamento di Gesù viene presentato dall'autore del vangelo in quattro sintesi<ref name="Theissen"/>:
# la [[Etica della reciprocità|regola aurea]] (''"Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti."'', {{Passo biblico|Mt|7,12|libro=no}}),
# il [[comandamento dell'amore|doppio comandamento dell'amore]] (''"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso"'', {{Passo biblico|Mt|22,37-39|libro=no}}),
# la triade sulla parte determinante della legge (''"la giustizia, la misericordia e la fedeltà"'', {{Passo biblico|Mt|23,23|libro=no}}),
# le sei [[opere di misericordia]] (''"Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi."'', {{Passo biblico|Mt|25,35-45|libro=no}}).
 
La struttura del vangelo, costruita intorno a cinque grandi discorsi (il [[discorso della montagna]], quello della [[Discorso apostolico|missione dei dodici apostoli]], quello [[discorso in parabole|in parabole]], quello sulla [[discorso sulla Chiesa|vita delle comunità]] e infine il [[discorso escatologico]]), evidenzia inoltre l'importanza data dall'autore alle parole di Gesù<ref name="Theissen"/>.
Riga 180:
 
=== Altri temi ===
Il vangelo appare particolarmente accurato in materia di denaro, cifre e valori (vedi i vers. {{Passo biblico|Mt|17,27|libro=no}}, {{Passo biblico|Mt|26,15|libro=no}}, {{Passo biblico|Mt|27,3|libro=no}}), il che appare compatibile con l'esperienza di esattore delle tasse da parte dell'apostolo.
 
In merito all'utilizzo dei numeri - nella fattispecie riguardo alla genealogia di Gesù<ref>''Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.'' ({{Cita passo biblico|Mt1,1-16}}).</ref> ({{passo biblico|Mt1,1-17|libro=no}}), che viene divisa da Matteo in tre gruppi di 14<ref>''La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.'' ({{Cita passo biblico|Mt1,17}}).</ref> - [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, The Birth of the Messiah, Doubleday, 1993, pp. 81-82, 69-70, 590, ISBN 0-385-47202-1.</ref> osserva: "Matteo sapeva contare? Sebbene Matteo (1:17) insista sulla presenza di un modello 3X14 di generazioni nella genealogia di Gesù, quando si contano effettivamente le generazioni nelle tre sezioni della lista, sembra che l'aritmetica di Matteo lasci a desiderare"<ref group=Nota>Precisa ancora l'esegeta: "Nella prima sezione, da Abramo a Davide, ci sono quattordici nomi ma solo tredici generazioni. Naturalmente, Abramo, il cui nome è elencato per primo, doveva essere generato; e così Matteo può intendere che la generazione non menzionata di Abramo venga considerata come la quattordicesima generazione. Solo nella seconda sezione, da Davide all'esilio babilonese, ci sono quattordici generazioni esplicitamente elencate (ma al prezzo di omettere quattro generazioni storiche e sei re che in realtà governarono). Nella terza sezione, dall'esilio babilonese a Gesù, ci sono ancora solo tredici generazioni; e questa volta non è possibile risolverlo facendo appello alla generazione non menzionata della prima persona chiamata (Jechoniah) perché la sua generazione è stata l'ultima della seconda sezione!"</ref>; infatti, tale genealogia - come notano anche altri studiosi<ref>Cfr ad esempio: Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, pp. 826-827, ISBN 88-399-0054-3; Bart D. Ehrman, Jesus, Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible, HarperCollins Publishers, 2009, pp. 37-38, ISBN 978-0-06-186327-1; Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, pp. 123-126, ISBN 978-88-430-7821-9.</ref> - parla di tre gruppi di 14 nomi ma il terzo gruppo ne contiene solo 13<ref group=Nota>Matteo parla infatti di 3 volte 14, ovvero un totale di 42; sommando, invece, tutti i nomi (da Abramo a Gesù) si ottiene 41. Si noti, altresì, che il termine "[[Generazione#Conteggio delle generazioni|''generazione'']]" viene, a volte, usato per definire il numero stesso delle persone ascendenti o discendenti da un determinato individuo; questo ovviamente - usando lo stesso criterio tra i vari dati - non varia il risultato del confronto, come nel presente caso. Infatti, nel caso, per i tre periodi, si contassero le persone si avrebbe: 14, 15, 14, mentre nel caso non si volessero considerare i nomi già contati nel periodo precedente, si avrebbero: 13, 13, 12 generazioni oppure 14, 14, 13 persone.</ref>. Il teologo Raymond Brown ritiene che tale errore sia dovuto al fatto che "Matteo attinse due liste genealogiche già esistenti nelle liste greche che, a loro volta, erano parzialmente dipendenti dalle genealogie che si trovavano nella LXX [e inoltre] Matteo apportò alcuni cambiamenti in esso, specialmente aggiungendo i nomi di donne che, nonostante l'irregolarità della loro storia o situazione coniugale, erano impiegate da Dio per realizzare il Suo piano e preservare la linea messianica. [...] Dando sfogo a una predilezione per i modelli numerici, Matteo pensò di aver scoperto la chiave del piano di salvezza di Dio, un modello 3X14"<ref group="Nota">Anche il biblista [[Bart Ehrman]] osserva in merito alla citazione numerica: "Se il sette è il numero perfetto, associato al divino, allora il quattordici che cos'è? Due volte sette! Nelle culture in cui i numeri sono importanti, il quattordici era dunque due volte perfetto". Un'ipotesi aggiuntiva sul numero 14, secondo Ehrman, può far riferimento al nome di Davide e, concordemente, gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" osservano: "Il simbolismo dei numeri poteva coinvolgere il valore numerico delle consonanti del nome ebraico di Davide dwd (d = 4, w = 6; 4+6+4 = 14)". (Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, p. 125, ISBN 978-88-430-7821-9; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 827, ISBN 88-399-0054-3.).</ref>.
 
Matteo mette inoltre molto in risalto la misericordia di Dio che aveva consentito a lui, disprezzato esattore di tasse, di divenire ministro della buona notizia e compagno intimo di Gesù. Questo è evidente dal fatto che egli è l'unico [[Evangelista]] che insiste ripetutamente sul fatto che oltre al [[sacrificio]] sia necessaria [[misericordia]] (cfr {{Passo biblico|Mt|9,9-13|libro=no}}, {{Passo biblico|Mt|12,7|libro=no}}, {{Passo biblico|Mt|18,21-35|libro=no}}).
 
Secondo gli esegeti dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]]<ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, pp. 37, 96, 1976.</ref> gli elementi storico-geografici nel vangelo non sembrano essere precisi: "Le indicazioni topografiche rimangono molto generiche e non permettono di stabilire un itinerario dettagliato [...] I collegamenti cronologici sono ordinariamente senza valore"; ad esempio, tali esegeti rilevano l'imprecisione del passo {{passo biblico|Mt19,1|libro=no}}: "''Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano''", visto che - partendo dalla Galilea, che si trova a nord - si scende a sud e, dopo aver attraversato la Samaria, si giunge in Giudea e in tutto questo percorso il fiume Giordano rimane sempre ad est e non deve mai essere attraversato (se lo si facesse, si entrerebbe in Perea o in Decapoli)<ref>[[:File:First century Iudaea province.gif]]</ref>.
 
La [[Strage degli innocenti]]<ref>{{Cita passo biblico|Mt2,13-21}}.</ref> - non ritenuta storica dalla maggioranza degli studiosi<ref name="ref_A" /> - è un episodio narrato nel solo Vangelo secondo Matteo e [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] fa notare in merito che "la [[teodicea]]<ref group=Nota>La relazione che vi è tra il male nel mondo e la giustificazione di Dio e del suo operato.</ref> (Dio che salva Gesù, ma non i bambini innocenti) non è un problema che sembra preoccupare Matteo; piuttosto si preoccupa della vittoria di Gesù su Erode, che non può essere un vero re se uccide i figli di Israele. Il parallelo tra l'omicidio dei figli di Betlemme da parte di Erode e l'uccisione dei bambini ebrei da parte del faraone (con il personaggio principale [Mosè] che scappa in ogni caso) è facilmente riconoscibile".<ref>Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, p. 615, ISBN 0-385-47202-1.</ref>
Riga 194:
Quello di Matteo è anche l'unico vangelo a riferire della [[morte di Giuda|morte di Giuda Iscariota]]<ref>"''Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: «Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue». E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi.''" ({{Cita passo biblico|Mt27,5-8}}).</ref>, che secondo Matteo si impiccò dopo aver gettato nel Tempio i trenta denari del suo tradimento, usati poi dai sacerdoti del Tempio per acquistare il "Campo del vasaio" (in seguito denominato "Campo di Sangue" perché acquistato al "''prezzo di sangue''" e poi utilizzato per la sepoltura degli stranieri). Tale versione non si concilia con quella contenuta negli [[Atti degli Apostoli|Atti]]<ref>"''Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere. La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.''" ({{Cita passo biblico|At1,18-19}}).</ref>, in cui Giuda morì invece squarciandosi, dopo aver egli stesso acquistato, sempre con i trenta denari del suo tradimento, il "Campo del vasaio" (in seguito denominato "Campo di Sangue" perché Giuda vi si squarciò). Gli studiosi, anche cristiani, evidenziano come gli autori dei due libri abbiano elaborato le tradizioni pervenutegli, in merito a tali avvenimenti, in modi che non è possibile armonizzare tra loro e notano come tali differenti tradizioni popolari abbiano sottolineato una morte ignominiosa, anche se non storica, per il traditore.<ref group="Nota">Vedi anche la voce "[[Morte di Giuda]]" (Cfr: Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 643-644, 656-660, , ISBN 978-0-300-14009-5; Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1404-1406, 1409-1410, ISBN 978-0-300-14010-1; ''Bibbia di Gerusalemme'', EDB, 2011, pp. 2583-2584, ISBN 978-88-10-82031-5; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 953, ISBN 88-399-0054-3; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 73-75,78, ISBN 978-0-06-061480-5; Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, pp. 272, 281, 306, ISBN 1-56563-041-6; Bart Ehrman, ''Il vangelo del traditore'', Mondadori, 2010, pp. 42-55, 58-61, 216, ISBN 978-88-04-59690-5.).</ref> Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 1138, ISBN 978-0-300-14010-1.</ref> evidenzia anche che tale materiale potrebbe esser giunto a Matteo "dagli stessi ambienti che gli fornirono del materiale per la narrativa dell'infanzia (specialmente la storia dei magi, la stella, e il re malvagio del cap.2)".
 
Il vangelo secondo Matteo è infine un eccellente ponte fra le [[Scrittura|Scritture]] ebraiche e quelle greche cristiane. Identifica in maniera inequivocabile il [[Messia]] e [[Re]] del promesso [[Regno dei Cieli|Regno di Dio]], fa conoscere i requisiti per divenire seguaci di Gesù, e l'opera che essi devono compiere sulla terra. Egli mostra che prima [[Giovanni Battista]], poi Gesù e infine i suoi discepoli annunciarono che "Il Regno dei Cieli si è avvicinato". Questo tema di insegnare la buona novella del Regno permea tutto il vangelo tanto che esso termina con le parole riportate in {{Passo biblico|Mt|28,18-20|libro=no}}:
 
{{Citazione|Mi è stato dato ogni potere in cielo e terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, [[Battesimo|battezzandole]] nel nome del [[Dio Padre|Padre]] e del [[Figlio di Dio|Figlio]] e dello [[Spirito Santo]], insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo.}}ci sono diverse citazioni letterali dell’originale testo di Matteo che ci pervengono dal famoso Eusebio di Cesarea (265 d.C.), vescovo (pastore) cristiano di Cesarea divenuto famoso per il titolo (che mantiene ancora oggi) di “Padre della Storia della Chiesa”, in quanto grande scrittore in greco antico e storico. Egli scrisse molto materiale sulla storia della chiesa cristiana, ad iniziare dal periodo apostolico fino al suo tempo. La parte interessantissima e che dà una svolta consistente e certa, è che Eusebio citò molti versi della Bibbia nei suoi scritti, i quali combaciano tutti perfettamente con i versi biblici che ci sono pervenuti fino ad oggi, dato che Eusebio citava sempre e solo testualmente la Bibbia. Tra i versi riportati egli citò diverse volte anche il verso di Matteo 28:19, e mai tale verso appare come lo conosciamo noi oggi, ma il verso finisce sempre con le parole “nel mio nome”. A seguire riportiamo testualmente i testi tratti dai suoi libri storici nei quali egli citò il verso interessato.<blockquote>'''“La Prova del Vangelo di Eusebio”, Libro III, Capitolo 6, Verso 132a, Pagina 152'''