Calimala: differenze tra le versioni
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== Storia==
[[File:Anonimo, via calilama, lato ovest tra palazzo dell'arte della lana e via porta rossa, 1894.jpg|thumb|Botteghe storiche su via Calimala, poste a destra del [[palazzo dell'Arte della Lana]]|left]]
Il toponimo è antico e di significato oltremodo discusso. Calimala per alcuni deriverebbe dal latino ''Callis malus'', cioè 'strada cattiva', per altri da ''Callis maius'', cioè 'strada maggiore'. Ciò spiegherebbe l'omissione di 'via', poiché già nel nome ci sarebbe l'attributo di ''callis''. Per altri ancora, ma con poca credibilità, Calimala deriverebbe da altre lingue, come il greco (''Kalòs màllos'', cioè bella lana con riferimento alle contrattazione dell'[[Arte dei Mercatanti]], o ancora da ''Kalimèra'', cioè "buongiorno") o addirittura l'arabo ''Kali'' che significherebbe "spirito", lo spirito con cui venivano trattate le lane e le altre merci<ref>Bargellini-Guarnieri 1977</ref>. Il Bigazzi nelle ''Iscrizioni e memorie di Firenze'' lascia prudentemente al lettore la scelta tra una delle etimologie possibili, sia essa legata al latino ''malus'', che porterebbe al malaffare o al [[meretricio]], o al greco, che porterebbe a una forma di saluto. Sicuramente oggi prevale ll'interpretazione che vuole il termine derivare da Calle Maia, "strada grande"<ref name=Biga>{{bps|Bigazzi 1886}}.</ref>.
{{dx|[[File:Giuseppe baccani, Tabernacolo in Via Malborghetto ora Via del Fuoco, 1890s.jpg|thumb|180px|Il tabernacolo del Fuoco, già in angolo tra via Malboghetto e Calimala]]}}
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Secondo il [[Marco Lastri|Lastri]] esisteva poi un'iscrizione che ricordava l'incendio, dettata da [[Giovanni Battista Strozzi]] (il Bigazzi tuttavia non riusciva già più a leggerla,
Di questa storia tuttavia ben poco oggi rimane nell'immagine complessiva della strada, essendo stata questa interessata dal progetto di [[Risanamento di Firenze|risanamento]] dell'area del [[Mercato Vecchio]], quando venne allargata (soprattutto a ovest) e raddrizzata, con il conseguente atterramento delle antiche fabbriche (negli anni 1893-1895, fatta eccezione, per questo tratto, del [[palazzo dell'Arte della Lana]]) e la costruzione di grandi palazzi in cui la tradizione [[Giuseppe Poggi|poggiana]] si stempera a favore di un gigantismo, che ben poco deve allo stile locale e che molto attinge invece alle coeve esperienze a [[Roma]].
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