Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni
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Racconta [[Giuseppe Giacosa]] che: <br />
{{Citazione|...Al conte di Masino coceva il pensiero di quelle poche ceneri, già tolte alla sacra volta e ai canti della chiesa, già rapite alla ferace terra di Fruttuaria, mal guardate e cadute ora... a tale padrone, cui non le consacrava nessun vincolo di sangue, nessuna ragione né di nome né di memorie. Però le sue alte cariche non gli permettevano aperta dimostrazione, né la remotissima agnazione potevagli attribuire il diritto di rivendicare le spoglie mortali del grande antenato. Chiudeva nell'animo la pietosa ira, alla quale era conforto l'amore della marchesa e il sapernela partecipe. Ma la pietà femminile è industre e temeraria...}}
La cassetta con le presunte ceneri di Arduino fu quindi portata dalla marchesa presso il [[castello di Masino]], di proprietà dell'amante e "legittimo" discendente del sovrano; i Savoia di fatto non reagirono seriamente al furto, così come i San Martino, il tutto a vantaggio dei [[Valperga (famiglia)|Valperga]] di Masino, nuovi proprietari delle spoglie<ref name=":022" />. La storia si inserisce con evidenza nelle strategie di nobilitazione dinastica perseguite con frequenza nel passato. Nella cappella del suddetto castello, ora di proprietà del [[Fondo per l'Ambiente Italiano|FAI]], le spoglie mortali di re Arduino riposano finalmente in pace ancora oggi<ref name=":10" />. Nel 1827 o 1828, il [[Re di Sardegna#Savoia|re di Sardegna]] [[Carlo Felice di Savoia|Carlo Felice]] a la regina [[Maria Cristina di Borbone-
==La sua figura==
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