Controne: differenze tra le versioni
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Le punizioni dei traditori furono esemplari e commisurate alla colpa. Mutilati del naso, delle mani e delle gambe, accecati con un ferro ardente perché non potessero più guardare in faccia il loro signore, gli antichi amici furono trascinati al cospetto dello spietato giudice: Federico li condannò, secondo la ''[[Lex Pompeia de Transpadanis|lex pompeia]]'', come violenti e li trattò da parricidi. Come tali, avendo operato ''contro natura'', furono giustiziati secondo i quattro elementi di essa: alcuni furono trascinati da cavalli sino a morte, altri bruciati vivi, impiccati, infilati in sacchi di cuoio e gettati in mare (secondo la legge romana dei parricidi: ''Federico fece per di più introdurre nei sacchi dei serpenti velenosi).''
Successivamente vennero confiscati i beni dei Fasanella, tra cui anche Controne, [[Postiglione (Italia)|Postiglione]], [[Aquara]], Castelluccia, Civita Alburno, Corneto, Pantoliano, [[Serre (Italia)|Serre]] ed altri feudi esistenti in zona. Pandolfo di Fasanella si salvò fuggendo a Roma, ospite del papa.<ref>{{Cita libro|titolo=Capano A. "Controne. Note storiche" Alburnia-3, Arci Postiglione,1993, p.22}}</ref>
Dopo lo scempio, con l'allontanarsi delle truppe imperiali, immediatamente il Vescovo di Capaccio, Benvenuto, uomo ''“provvidus”'' si diede alla ricostruzione della sua diocesi.
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