Segnocinema: differenze tra le versioni
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== Storia ==
Segnocinema nasce nel settembre del 1981, nell'ambito del Cineforum di Vicenza. Il primo decennio è di assestamento, con interventi di taglio accademico e massicce dosi di vecchia e nuova cinefilia. Tra il 1984 e il 1987, si segnalano i contributi di
Al debutto degli anni novanta inizia il dibattito su teoria e critica. La rivista diventa un vivace laboratorio dove si proiettano sul terreno concreto della critica le battaglie teoriche del decennio. Spiccano i contributi di Paolo Cherchi Usai (''Il silenzio del critico'', n. 45, 1990), di [[Gianni Canova]] (''Contro la cinefilia'', n. 46, 1990), di Flavio De Bernardinis (''Il falò delle verità'', n. 49, 1991), ma a dominare la scena è soprattutto il confronto fra l'empirista [[Alberto Pezzotta]] (''Per una critica inattuale'', n. 50, 1991) e il postmodernista Marcello Walter Bruno (''La commedia degli equivoci'', nn. 52-53, 1991). Il dibattito si smorza verso la metà del decennio. Mentre Marcello Walter Bruno scrive un saggio significativamente intitolato ''Perché non andrò più al cinema'' (n. 85, 1997), su ''Segnocinema'' iniziano a farsi notare i primi due critici convintamente post-theory: Vincenzo Buccheri (''Vent'anni dopo'', n. 82, 1996) e Roy Menarini (''Bugiardo e più bugiardo'', n. 87, 1997).
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