Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni
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Si ritirò quindi nell'[[abbazia di Fruttuaria]] a [[San Benigno Canavese]], eretta sul confine della diocesi di Ivrea e Torino pochi anni prima a inizio secolo da [[Guglielmo da Volpiano|Guglielmo]], [[Abbazia di San Benigno (Digione)|abate di San Benigno]] di [[Digione]], per volontà dei de Vulpiano, stirpe a cui il neo abate apparteneva e fedeli di Arduino<ref name=":6">{{Cita|Lucioni|pp. 79-80}}.</ref>. Quest'ultimo era molto legato avendone appoggiato l'edificazione con un diploma del 28 gennaio 1005<ref name="DBI" /><ref name=":6" />; Rosa Maria Dessì<ref>{{cita libro|lingua=fr|autore-capitolo=Rosa Maria Dessi|url=https://www.academia.edu/2587082|capitolo=La double conversion d'Arduin d'Ivrée. Pénitence et conversion autour de l'an Mil|titolo=Guerriers et moines. Conversion et sainteté aristocratiques dans l'Occident médiéval (IX-XIIè siècle)|curatore=M. Lauwers|città=Antibes|editore=Éditions APDCA|anno=2002}}</ref> ha avanzato l'ipotesi che dovesse divenire un ''[[Hauskloster]]'' di Arduino in quanto questo luogo venne scelto dal sovrano ormai decaduto come luogo di sepoltura per sé, la moglie Berta e i propri figli, ma tale tesi non è universalmente accettata<ref>{{Cita|Lucioni|p. 80, note 204 e 205}}.</ref>.
Il 14 dicembre [[1015]]<ref name="DBI" /> Arduino morì nell'[[abbazia di Fruttuaria]] e fu tumulato nell'[[altare maggiore]] della chiesa abbaziale, ove per secoli fu venerato da [[monaci]] e [[pellegrinaggio|pellegrini]]. [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]] riferisce che la sua morte avvenne il 30 ottobre del medesimo anno<ref name=CT205 >{{Cita|''Cronaca'' di Tietmaro, tr. di M. Taddei|Libro VII, 24, p. 205}}.</ref><ref name=CB575 >{{Cita|''Chronicon'', tr. di P. Bugiani|Libro VII, 24 (17.), p. 575}}.</ref>, ma la storiografia ha ritenuto più precisa la data del 14 dicembre, morte registrata dall'obituario dell'[[Abbazia di San Benigno (Digione)|abbazia di San Benigno]] di [[Digione]] per volere dell'abate [[Guglielmo da Volpiano|Guglielmo]], fondatore di
Nonostante la sua morte, i suoi fedeli, con l'aiuto contingente del marchese [[Olderico Manfredi II|Olderico Manfredi]], rimasero compatti e riuscirono nel 1016 ad occupare Ivrea scacciandone il vescovo<ref name=":02">{{Cita|Pene Vidari|pp. 104-106}}.</ref>. La marca di Ivrea non ebbe più un titolare, data la ricerca di indipendenza delle diocesi di Vercelli e Novara, unitamente alla più debole diocesi di Ivrea, ostacolata quest'ultima dalla stirpe discendente di Arduino<ref name=":02" />.
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