Jacques Derrida: differenze tra le versioni

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=== La questione dell'animalità ===
Per Derrida la «questione dell'animalità» rappresenta «il limite su cui sorgono e prendono forma tutte le altre grandi questioni [...]. I rapporti tra uomini e animali ''dovranno'' cambiare. E ''dovranno'' farlo nella duplice accezione di questo termine, nel senso di una necessità "[[Ontologia|ontologica]]" e di un dovere "[[etico]]"».<ref>Jacques Derrida, Élisabeth Roudinesco, ''Quale domani?'', traduzione di G. Brivio, Bollati Boringhieri, Milano 2004, pp. 93 e 95.</ref> Finora agli animali non abbiamo negato la facoltà di parlare, ma la possibilità di risponderci (rispondere ''a'') rendendoci responsabili (rispondere ''di''), in maniera da dar corpo alla riflessione con e su l'Altro.<ref>Jacques Derrida, ''L'animale che dunque sono'', traduzione di M. Zannini, Jaca Book, Milano 2006, pp. 173-198.</ref> Occorre non «limitarsi a sottolineare che, guardando meglio, ciò che viene attribuito al "proprio dell'uomo" appartiene anche ad altri esseri viventi, ma anche, al contrario, che ciò che viene attribuito al proprio dell'uomo non gli appartiene in modo puro e rigoroso, e che bisogna quindi ristrutturare tutta la problematica»<ref>Jacques Derrida, ''La Bestia e il Sovrano'', vol. 1 (2001-2002), traduzione di G. Carbonelli, Jaca Book, Milano 2009, p. 85.</ref>. cio
 
 
 
=== Il rapporto con la tradizione ebraica ===