Clare Boothe Luce: differenze tra le versioni
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Nel 1956 fu colpita da una grave forma di [[enterite]] e di anemia da ferro; una delle ipotesi inizialmente ventilate, successivamente smentite dal suo medico curante e dall'Ambasciata statunitense in Italia, è che la Signora potesse essere stata avvelenata dall'arsenico e dal piombo utilizzato per le decorazioni della sua stanza da letto nella residenza di [[Villa Taverna (Roma)|Villa Taverna]] a [[Roma]]. La vicenda fu, per un certo periodo, all'attenzione della cronaca.<ref>{{cita news|pubblicazione= [[Corriere della Sera]]|titolo=La malattia della signora Luce|autore=G. R.|data=20 luglio 1956|p=5}}</ref>
Grande apprezzatrice dell'alta moda italiana, fu a Roma
I ''dossier'' di Claire Booth Luce, recentemente desecretati dagli archivi nazionali Usa, confermano lo spiccato anticomunismo dell'ambasciatrice che più volte aveva ribadito: «Il principale obiettivo degli aiuti militari ed economici americani all'Italia è di difendere il [[mondo libero]] dal comunismo». "Al presidente della Fiat, [[Vittorio Valletta]], la Luce chiede ad esempio (...) «di non dare pubblicità ai giornali comunisti, di escludere i comunisti dal novero dei tecnici e del management, di precisare mensilmente a quale sindacato siano iscritti e di organizzare un fondo di sicurezza interna». Gli stessi ''dossier'' sottolineano anche l'obiettivo della Luce «di sottrarre il cinema italiano dal dominio del [[Partito Comunista Italiano|PCI]]» A preoccupare Claire Booth Luce, nell'estate del '55, era il fatto che il 90-95% delle maestranze di ''[[Guerra e pace (film 1956)|Guerra e pace]]'' (...) fosse iscritto alla [[CGIL]]. Dopo un lungo braccio di ferro, nel cast, verranno assunti anche iscritti a [[CISL]] e [[Unione Italiana del Lavoro (1950)|UIL]]"<ref>Ennio Caretto, ''L'offensiva sugli intellettuali caldeggiata dall'ambasciatrice Luce. Una diplomatica anticomunista. Troppa Cgil per Tolstoj'', [[Corriere della Sera]], 17 aprile 2005.</ref>.
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