Sant'Antioco (Italia): differenze tra le versioni
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Dopo la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] (la data convenzionale è il [[476]] d.C.) Sulci, come il resto dell'isola, passò sotto il dominio dei [[Vandali]], una popolazione [[germani]]ca stabilitasi in [[Nord Africa]]; il loro passaggio nell'isola di Sant'Antioco è testimoniato da una particolare sepoltura al cui interno erano presenti i resti di un uomo sepolto insieme al proprio [[cavallo]]<ref>A cura di Silvia Lusuardi Siena - Fonti archeologiche e iconografiche per la storia e la cultura degli insediamenti nell'Altomedievo (pg.306-310) - 2003</ref>. Nel [[534]], a seguito della vittoria del generale [[Belisario]] a [[Battaglia di Ticameron|Tricamari]] (presso l'antica città di Cartagine) sui Vandali, la Sardegna passò in mano ai [[Bizantini]], che vi rimasero alcuni secoli e che costruirono a Sulky un castello i cui ruderi erano ancora visibili nel [[XIX secolo]] secondo le testimonianze di [[Vittorio Angius]] e [[Alberto Della Marmora]]<ref>[http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=19898&v=2&c=2659&t=7 SardegnaCultura.it, ''Il Castello Castro'']</ref>. A causa delle frequenti scorrerie dei [[saraceni]], iniziate nel corso dell'[[Alto medioevo]], in particolare a partire dall'[[VIII secolo]], [[Bisanzio]] fu però costretta ad abbandonare progressivamente l'isola.
[[File:Iscrizione greca sant'antioco.png|thumb|Iscrizione [[Lingua greca bizantina|greca]] del X-XI secolo dalla [[Basilica di Sant'Antioco Martire]], sono menzionati il [[Protospatario]] Torchitorio, l'[[arconte]] Salusio e Sinispella]]
Successivamente Sulci fece parte del [[giudicato di Cagliari]], nella [[curatoria]] omonima, ma nel [[XIII secolo]] era ormai disabitata e la sede della [[Diocesi di Iglesias|diocesi di Sulci]] fu trasferita a [[Tratalias]]. L'isola Sulcitana, abbandonata, nel [[1124]] venne donata simbolicamente a Sant'Antioco (di fatto alla diocesi), da cui poi prese il nome, dal giudice di Cagliari [[Mariano II Torchitorio II]] e sua moglie Preziosa e poi dalla giudichessa [[Benedetta di Cagliari]] nel [[1216]]<ref>Luigi Cinesu, ''Donazione dell'isola Sulcitana a S.Antioco''</ref>. Questa desolazione, proseguirà per tutto il periodo [[Storia della Sardegna aragonese|aragonese]] e [[Storia della Sardegna spagnola|spagnolo]] ([[1324]]-[[1713]]), tra [[XVI secolo|XVI]] e [[XVII secolo]] veniva interrotta eccezionalmente a due settimane di distanza dal giorno di [[Pasqua]] quando, per alcuni giorni, migliaia di persone accorrevano sull'isola per celebrare la festa in onore di Sant'Antioco (detta ''Sa Festa Manna''). Nel [[1615]], in piena [[controriforma]]
[[File:Sant’Antioco 331.jpg|left|thumb|Tipica abitazione in grotta, abbandonate solo negli [[anni 1970|anni 70]]]]
Solo nel [[XVIII secolo]], in [[Regno di Sardegna (1720-1861)|epoca sabauda]], iniziò un processo di ripopolamento del territorio, attuato in particolare da famiglie provenienti da [[Iglesias (Italia)|Iglesias]], che diede luce all'odierno abitato di Sant'Antioco il quale si sovrappose alle rovine dell'antica Sulci. Alla metà del secolo si contavano 38 case, 15 botteghe e 164 capanne, delle quali 100 scavate nella roccia, per un totale di circa 300 abitanti<ref>{{Cita|Giorgio Pinna|p.138|Pinna}}.</ref>. L'incremento demografico proseguì nei due secoli successivi.
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