Gaio Lucilio: differenze tra le versioni

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== Le ''Saturae'' ==
{{Vedi anche|Storia della letteratura latina (240 - 78 a.C.)}}
Dei 30 libri di satire scritti da Lucilio, ci rimangono circa 1000 frammenti, per un totale di quasi 1370 versi<ref>L'edizione classica è F. Marx, ''Lucilii carminum reliquiae'', 2 voll., Leipzig, teubnerTeubner, 1904-1904.</ref>. La divisione in 30 libri del ''corpus'' luciliano (in cui l'ordine era dato secondo un criterio metrico: i libri 1-21 in esametri dattilici; 22-25 in distici elegiaci; 26-30 in metri giambici e trocaici e poi nuovamente in esametri) è opera del [[Poesia neoterica|neotero]] [[Valerio Catone]]<ref>Cfr. Orazio, ''Satire'', I 10, 1 ss.</ref>. A proposito della numerazione dei libri, nel 131 a.C. Lucilio completò quelli che poi sarebbero stati i libri XXVI, XXVII e XXVI11 e in cui mise alla prova la sua idoneità alla composizione in tre metri; così i libri XXVI e XXVII erano interamente in settenari, mentre il libro XXVIII conteneva sia settenari che senarii, e infine esametri. Un po' più tardi, probabilmente prima della morte di Scipione nel [129 a.C.]], terminò il libro XXIX, composto in settenarii, senarii (e altri metri?), ed esametri. Dopo il libro XXIX Lucilio abbandonò i metri del palco, e scelse, per tutto il resto delle sue satire, tranne una piccola raccolta di poesie occasionali, il metro che rimase il più accettabile per la satira romana: l'esametro.
 
Non è affatto sicuro che il titolo ''Saturae'' risalga a Lucilio stesso<ref>Cfr. i termini usati nei vv. 1039, 1084, 1279 Marx.</ref>, ma [[Orazio]] usa il termine ''Satura'' per designare quel genere di poesia inaugurato dall'opera di Lucilio; nei frammenti che ci restano Lucilio chiama le sue composizioni con il nome di ''poemata'' (poemi) o come ''sermones'', o meglio ''ludus ac sermones'' (chiacchiere scherzose); si è anche ragionevolmente supposto che il titolo primitivo dell'opera fosse, con nome greco, ''schèdia'' (improvvisazioni).