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La letteratura apocrifa costituisce un fenomeno religioso e letterario importante del periodo patristico. Una volta passata la prima generazione cristiana, le successive sentirono il bisogno di contrarre ulteriori informazioni sulle vicende di [[Gesù]], e questo fu uno dei motivi che diede impulso alla nuova forma letteraria sviluppatasi intorno ai testi biblici che oggi costituiscono il Nuovo Testamento. Tra le finalità di questa produzione si possono individuare un obiettivo storico, uno apologetico-dottrinale, uno devozionale-liturgico<ref name="ref_B">{{cita libro| Georges | Gharib | Testi Mariani del primo millennio: Padri e altri autori greci| Città Nuova | 1988 }}</ref>, ma anche l'obiettivo di diffondere dottrine nuove, spesso in contrasto con quelle ufficiali della Chiesa, impugnando gli scritti dell'antica letteratura cristiana<ref name="patrol"/>.
=== Definizione di "apocrifi" ===
Secondo il Bergier<ref>S. Berger, ''Dizionario di Teologia'', Milano 1854</ref> i cristiani utilizzarono la significazione "apocrifo" per indicare "qualunque libro dubbio, d'autore incerto, sulla cui fede non si può far fondamento". Il ''Codex apocryphus Novi Testamenti'' di J.-C. Thilo (Cfr. vol. I, Leipzig 1832) riorganizza la materia nell'ambito dei generi letterari del NT: vangeli, atti, lettere e apocalissi. Nelle due prime edizioni della raccolta Neutestamentliche Apokryphen diretta da E. Hennecke (1904 e 1924) e nella terza pubblicata a cura di [[Wilhelm Schneemelche]]rSchneemelcher<ref name=omiletica>Manlio Sodi, Achille Maria Triacca, ''Dizionario Di Omiletica'', Elle Di Ci, 1998</ref>, gli apocrifi furono definiti "scritti non accolti nel canone, ma che, mediante il titolo o altri enunciati, avanzano la pretesa di possedere un valore equivalente agli scritti dei canone, e che dal punto di vista della storia delle forme prolungano e sviluppano i generi creati e accolti nel Nuovo Testamento, non senza peraltro la penetrazione anche di elementi estranei". Questa definizione è stata criticata da [[Eric Junod]]<ref>{{fr}} E. Junod, ''La littérature apocryphe chrétienne consti tue-t-elle un objet d'études?'', in "Revue des Etudes Anciennes" 93 (1991) 397-414; ID., "Apocryphes du Nouveau Testament" : une appellation erronée et une collection artificielle, in Apocrypha 3 (1992) 17-46</ref> per lo stretto legame da essa istituito tra apocrifi e canone, che limita tra l'altro eccessivamente l'arco cronologico di produzione degli apocrifi (secc. I-III); Junod propone anche di sostituire alla designazione "apocrifi del Nuovo Testamento" quella di "apocrifi cristiani antichi". Nella quinta edizione della raccolta Wilhelm Schneemelcher<ref>W. Schneemelcher, Neutestamentliche Apokryphen in deutscher Übersetzung (5. ed. della raccolta di E. Hennecke), 2 voll., Tübingen 1987-1989</ref> difende la designazione "apocrifi del Nuovo Testamento", proponendo una definizione più flessibile e più ampia, nuovamente criticata da Junod nel 1992<ref name=omiletica/>.
[[Willy Rordorf]]<ref>{{en}} W. Rordorf, ''Terra Incognita. Recent Research on Christian Apocryphal Literature, especially on some Acts of Apostles'', in ID., "Lex Grandi, Lex Credendi. Gesammelte Aufsdtze zum 60. Geburtstag", Freiburg/Schweiz 1993, 432-448</ref> suggerì di sostituire il termine "apocrifi" con "letteratura cristiana extra-biblica anonima o pseudepigrafa".