Centro-sinistra in Italia: differenze tra le versioni
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[[File:Elly_Schlein_in_2023_(cropped).jpg|thumb|[[Elly Schlein]], l'attuale leader della [[Coalizione di centro-sinistra alle elezioni politiche in Italia del 2022|coalizione di centro-sinistra]] italiana.]]
L'espressione '''centro-sinistra''' sta a indicare nella politica italiana le alleanze elettorali e di governo tra i partiti di [[Centrismo
== Storia ==
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=== La ''Prima Repubblica'' e il centro-sinistra "organico" ===
{{vedi anche|Centro-sinistra "organico"}}
Con la nascita della Repubblica Italiana, il ''centro-sinistra'' fu in politica una formula di governo che prese corpo a partire dai primi [[Anni 1960|anni sessanta]]. Essa prevedeva sostanzialmente l'alleanza tra le tradizionali forze di centro e della sinistra moderata ([[Democrazia Cristiana]] per l'ambito centrista, [[Partito Repubblicano Italiano]] e [[Partito Socialista Democratico Italiano]] per l'area più "morbida" del settore progressista) con il [[Partito Socialista Italiano]] (collocato più a sinistra rispetto agli altri due partiti laici), sulla base di un programma teso alla realizzazione di riforme che privilegiassero principalmente le classi sociali medio-basse, modernizzassero il Paese e riducessero gli squilibri esistenti al suo interno.
Nel [[1960]], il democristiano [[Fernando Tambroni]], ricevette dal Presidente della Repubblica [[Giovanni Gronchi]] l'incarico di formare un [[governo Tambroni|governo]]. Tambroni inizialmente cercò di formare un'alleanza con il PSI, da parte di [[Pietro Nenni]] però la risposta fu incerta e a quel punto la reazione di Tambroni fu quella di cercare in Parlamento l'appoggio esterno della [[Destra (politica)|destra]] [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|monarchica]] e [[Movimento Sociale Italiano|missina]].
A luglio, in cambio dell'appoggio esterno ai governi DC, i missini ottennero il permesso di celebrare il loro Congresso Nazionale a Genova (città di forte tradizione anti-fascista e [[Città decorate al valor militare per la guerra di liberazione|medaglia d'oro per la Resistenza]]). La città rispose con una dura protesta di massa, che ebbe tra i suoi promotori la Camera del Lavoro della [[CGIL]], protesta che da Genova si estese ad altre città d'Italia assumendo le proporzioni di una vera rivolta anti-fascista. Diverse manifestazioni vennero organizzate dai sindacati e da vari partiti dell'arco costituzionale, primo fra tutti il [[Partito Comunista Italiano|PCI]]. Sulla scorta di questi avvenimenti nella DC gli orientamenti cambiarono<ref>Secondo quanto riferì ''[[L'Espresso]]'' nel pomeriggio del 19 aprile 1960, alcuni deputati e senatori pugliesi furono firmatari (con Mario Berry, [[Raffaele Resta]], [[Beniamino De Maria]], [[Italo Caiati]], [[Onofrio Jannuzzi]], [[Antonio Carcaterra]], [[Michele Troisi]] e [[Donato De Leonardis]]) della lettera ad [[Aldo Moro]], secondo la quale "qualunque cosa accadesse, essi intendevano rimanere fedeli ai loro vescovi e combattere ogni intesa col [[Partito Socialista Italiano|PSI]]". Pierluigi Totaro, ''L'azione politica di Aldo Moro per l'autonomia e l'unità della Dc nella crisi del 1960'', Studi Storici, Anno 46, No. 2 (Apr. - Jun., 2005), p. 467.</ref><ref>{{Cita news|autore=Piero Eleuteri|titolo=Una lettera sull'articolo di Villetti|pubblicazione=[[Avanti!]]|giorno=10|mese=gennaio|anno=1988|p=3|citazione=[...] a livello politico, fra mille tensioni si combatteva una difficile battaglia per far uscire la DC dall'impasse, a destra o a sinistra. E non dimentico che fu la chiave antifascista che permise il secondo sbocco con l'avvio delle prime esperienze di centro-sinistra.}}</ref>.
All'inizio degli anni sessanta si registrava intanto una ripresa dei conflitti operai a causa delle sperequazioni fra uomini e donne, fra impiegati e operai. Al tempo stesso, la grande pesantezza degli orari di lavoro trovava poche giustificazioni in un mondo industriale caratterizzato da innovazioni tecnologiche e da razionalizzazioni dei processi produttivi. Mutavano anche i soggetti che partecipavano alle manifestazioni, vi era una sempre più forte presenza degli studenti. Il fenomeno più vistoso di questo periodo fu la fortissima emigrazione interna dalle campagne alle città e dal Sud verso il Nord, per sfuggire alla persistente realtà di sottoccupazione cronica e di miseria.
[[File:Aldo Moro and Pietro Nenni.JPG|thumb|[[Pietro Nenni]] e [[Aldo Moro]].]]
Nel [[1962]] prese corpo il governo monocolore DC, presieduto da [[Amintore Fanfani]], con la partecipazione attiva del PSDI e del PRI e l'astensione del PSI. Questo governo, pur non essendo propriamente di ''centro-sinistra'', attuò una serie di riforme fra cui l'istituzione della [[Scuola secondaria di primo grado|scuola media unificata]], la [[nazionalizzazione]] delle industrie elettriche con la istituzione dell'[[Enel]] e l'istituzione della ''cedolare d'acconto''.
[[File:Aldo Moro.jpg|thumb|
Nel tardo [[1963]] [[Aldo Moro]] compose il primo governo di centro-sinistra con la partecipazione attiva del [[Partito Socialista Italiano]], il cui leader [[Pietro Nenni]] ottenne la vicepresidenza: nacque così il ''[[Centro-sinistra "organico"|centro-sinistra organico]]'', formato appunto da DC, PSI, PSDI e PRI, che provocò una scissione dell'ala sinistra del Partito socialista, fedele all'idea di unità del movimento operaio e dunque all'alleanza coi comunisti, la quale diede vita al [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]], (PSIUP). Il centro-sinistra si presentò con un ambizioso programma riformatore, ma la stretta creditizia invocata dal governatore della [[Banca d'Italia]] [[Guido
Lo stallo politico creato dalla mancanza di una seria politica di riforme contribuì alla grande ondata di lotte e di proteste del 1968-69, che di fatto mandarono in crisi il centro-sinistra. Quest'ultimo uscì male già dalle [[elezioni politiche in Italia del 1968|elezioni politiche del 1968]] e nel 1969 il [[PSI-PSDI Unificati|Partito Socialista Unificato]] si spaccò in due gruppi che poi rifonderanno rispettivamente il PSI ed il PSDI.
Nel [[1970]] il centro-sinistra, sempre costituito da DC, PSI, PSDI e PRI, sembrò avere una nuova spinta propulsiva, sotto la guida di [[Mariano Rumor]]. Tra le riforme di quegli anni si ricordino l'approvazione della [[legge sul divorzio]] (senza il sostegno della DC), dello [[statuto dei lavoratori]], dell'attuazione delle regioni, la costituzione della [[Commissione Parlamentare Antimafia]].▼
[[File:Bettino Craxi-1.jpg|thumb|[[Bettino Craxi]], leader dell'ultimo ventennio del [[Partito Socialista Italiano|PSI]]]]▼
▲Nel [[1970]] il centro-sinistra, sempre costituito da DC, PSI, PSDI e PRI, sembrò avere una nuova spinta propulsiva, sotto la guida [[Mariano Rumor]]. Tra le riforme di quegli anni si ricordino l'approvazione della [[legge sul divorzio]] (senza il sostegno della DC), dello [[statuto dei lavoratori]], dell'attuazione delle regioni, la costituzione della [[Commissione Parlamentare Antimafia]].
Alla fine degli
▲[[File:Bettino Craxi-1.jpg|thumb|[[Bettino Craxi]], leader dell'ultimo ventennio del [[Partito Socialista Italiano|PSI]]]]
Nel 1981, la
=== La ''Seconda Repubblica'' e le coalizioni di centro-sinistra ===
==== L'Ulivo ====
{{Vedi anche|L'Ulivo}}
Con il cambio del sistema politico avvenuto con la cosiddetta ''[[Seconda Repubblica (Italia)|Seconda Repubblica]]'',
A partire dal [[1995]] si creò un'alleanza di partiti di centro, di sinistra e di centro-sinistra chiamata [[L'Ulivo]].
Tale coalizione, guidata da [[Romano Prodi]] (da sempre vicino alla sinistra DC), vinse le [[Elezioni politiche in Italia del 1996|elezioni politiche del 1996]]. Il [[governo Prodi I]] cadde nel [[1998]] a causa dell'uscita dalla maggioranza di governo del [[Partito della Rifondazione Comunista]] di [[Fausto Bertinotti]]. Tuttavia, grazie alla scissione del [[Partito dei Comunisti Italiani]] di [[Armando Cossutta]] e all'apporto di [[Unione Democratica per la Repubblica|alcuni parlamentari provenienti dal centro-destra]], fu trovata una nuova maggioranza che permise al centro-sinistra di continuare a governare l'[[Italia]] fino al [[2001]], con i successivi governi guidati da [[Massimo D'Alema]] e [[Giuliano Amato]].
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