Quattro giornate di Napoli: differenze tra le versioni

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== Le premesse dell'insurrezione ==
Ormai la rabbia e l'esasperazione dei napoletani per le esecuzioni indiscriminate, i saccheggi, i rastrellamenti della popolazione civile, la miseria e la distruzione della guerra che mettevano in ginocchio l'intera città stavano montando spontanee, senza fattori organizzativi esterni se non il desiderio di liberarsi dell'invasore. Iniziò l'approvvigionamento delle armi: il 22 settembre gli abitanti del [[Vomero]] riuscirono a impadronirsi di quelle che erano appartenute ai soldati della 107ª Batteria; il 25 settembre 250 moschetti furono prelevati da una scuola militare; il 27 settembre alcuni depositi di armi e munizioni caddero nelle mani degli insorti. Inoltre i napoletani erano venuti a conoscenza della rivolta di [[Treblinka]] e della [[rivolta del ghetto di Varsavia]] e vollero tentare di liberare la città, consapevoli che se l'insurrezione fosse andata male ci sarebbe stata una rappresaglia o meglio la deportazione della popolazione e la distruzione della città come fu fatto al [[ghetto di Varsavia]]
 
Intanto, il 23 settembre, una nuova misura repressiva adottata dal colonnello Scholl aveva previsto lo sgombero entro le ore 20 di tutta la fascia costiera cittadina sino a una distanza di 300 metri dal mare; in pratica circa 240 000 cittadini furono costretti ad abbandonare in poche ore le proprie case per consentire la creazione di una "zona militare di sicurezza" che sembrava preludere alla distruzione del porto.