Walter Tobagi: differenze tra le versioni

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== Il processo ==
Nel giro di pochi mesi dall'omicidio, le indagini di Carabinieri e magistratura portarono all'identificazione degli assassini, eed in particolare a quella del leader della neonata [[Brigata XXVIII marzo]], lo stesso Marco Barbone che, subito dopo il suo arresto, il 25 settembre [[1980]], decise di collaborare con gli inquirenti e grazie alle sue rivelazioni l'intera Brigata XXVIII marzo fu smantellata e furono incarcerati più di un centinaio di sospetti terroristi di sinistra, con cui Barbone era entrato in contatto durante la sua militanza terroristica.
 
Le 102 udienze di quello che fu un maxi-processo all'area sovversiva di sinistra iniziarono il 1º marzo 1983 e terminarono 28 novembre dello stesso anno. La sentenza suscitò molte polemiche poiché il giudice Cusumano, interpretando la legge sui pentiti in modo difforme rispetto al Tribunale di Roma (dove furono irrogate comunque pene aad oltre vent'anni di carcere ai terroristi pentiti delle Unità comuniste combattenti), concesse a Marco Barbone, Mario Ferrandi, Umberto Mazzola, Paolo Morandini, Pio Pugliese e Rocco Ricciardi «il beneficio della libertà provvisoria ordinandone l'immediata scarcerazione se non detenuti per altra causa»<ref>Registrazione della lettura della sentenza riproposta dallo speciale di Omnibus dedicato a Walter Tobagli {{cita web |url=http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=specialiomnibus&video=30377 |titolo=Copia archiviata |accesso=18 aprile 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090909100731/http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=specialiomnibus&video=30377 |dataarchivio=9 settembre 2009 }} (minuto 18:44 del video)</ref>, mentre agli altri membri della XXVIII marzo, De Stefano, Giordano e Laus, furono inflitti trent'anni di carcere<ref name= Omicidio/>.
 
Le indagini non hanno chiarito il ruolo svolto dalla fidanzata di Marco Barbone, [[Caterina Rosenzweig]], appartenente ad una ricca famiglia milanese, figlia dell'affarista Gianni e della preside Paola Sereni<ref>{{Cita web|url=http://pergiustizia.com/caso-moro-brevissime-riflessioni/|titolo=pergiustizia » Caso Moro, brevissime riflessioni|sito=pergiustizia.com|lingua=en-US|accesso=2018-05-29}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilrecensore.com/wp2/2009/11/il-cuore-di-un-padre-intervista-a-benedetta-tobagi/|titolo=Il cuore di un padre, una storia. Intervista a Benedetta Tobagi {{!}} Il Recensore.com|lingua=it-IT|accesso=2018-05-29}}</ref>. Nel [[1978]], cioè ben due anni prima dell'omicidio, Caterina Rosenzweig aveva lungamente pedinato Tobagi, che era anche suo docente di [[Storiastoria moderna]] all'[[Università Statale di Milano]]. Anche se nel settembre 1980 viene arrestata insieme con gli altri, Caterina verrà assolta per insufficienza di prove, nonostante nel corso del processo venga accertato che il gruppo di terroristi si riuniva a casa sua in via Solferino, a poca distanza dagli uffici dove lavorava Tobagi. Dopo il processo si trasferirà in [[Brasile]], nazione in cui già aveva vissuto in quanto sede degli affari del padre, fino a far perdere le proprie tracce. In base alle informazioni raccolte da un praticante della scuola di giornalismo Walter Tobagi la Rosenzweig risulta vivere a Milano da circa trent'anni <ref>https://www.lasestina.unimi.it/main/cronache/il-virus-un-tobagi-di-73-anni-una-terrorista-pentita-cosi-una-parabola-racconta-i-doveri-del-giornalista</ref>.
 
Discussa fu la scelta da parte della magistratura di imbastire un processo con oltre 150 imputati e relativo non soltanto all'assassinio Tobagi ma a tutta l'area della sovversione di sinistra. Ciò, a detta di [[Ugo Finetti]], segretario provinciale del [[Partito Socialista Italiano|PSI]], ha fatto apparire il dibattimento come "''un processo che sulla carta dovrebbe andare in scena perché si parli poco e male della vittima e con gli assassini più che altro messi sul banco non degli imputati, bensì degli accusatori, perché la sceneggiatura prevede che il centro dell'attenzione processuale riguardi altri fatti e altre persone''". Fu infatti scelto come referente privilegiato Marco Barbone, il quale, pentitosi subito dopo l'arresto, cominciò a fornire una notevole mole d'informazioni sugli ambienti della "lotta armata". Tale scelta appare irrituale se si considera che il generale [[Carlo Alberto dalla Chiesa]] in un'intervista a ''Panorama'' rilasciata il 22 settembre 1980 (tre giorni prima dell'arresto del terrorista), fa cenno all'assassinio di Tobagi e alla Brigata XXVIII marzo e parla di aver « [...] ''usato la stessa tecnica adottata a Torino nel '74-75 per la cattura di [[Renato Curcio]]: massima riservatezza, conoscenza anche culturale dell'avversario, infiltrazione''». Ossia, le forze dell'ordine e la magistratura potevano già disporre di una serie d'informazioni relative al gruppo terroristico e al delitto. Nonostante ciò, come già detto, durante il dibattimento ci si basò sulle dichiarazioni di Barbone, il quale non fu arrestato come sospetto per l'omicidio<ref>Risulta da un documento delle indagini relative a un'altra formazione terroristica, la ''Brigata Lo Muscio'', che il giovane terrorista fosse sospettato dai [[Carabinieri]] di essere uno dei probabili autori del crimine.</ref> ma con i seguenti capi d'accusa: appartenenza alle [[Formazioni Comuniste Combattenti|FCC]], a ''Guerriglia rossa'' e partecipazione alla rapina ai Vigili urbani di via Colletta. Nella stessa intervista il generale afferma che vi sono sostenitori della Brigata XXVIII marzo tra i giornalisti.<br />Altra stranezza è la insolita uniformità di punti di vista tra PM e difesa di Barbone e la contrapposizione, altrettanto insolita, tra accusa e parte civile, la quale si vide rifiutare ogni istanza tesa a chiarire le dinamiche del delitto e le circostanze che portarono Barbone a pentirsi<ref name="Omicidio" />.