Jāhiliyya: differenze tra le versioni
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I primi studi [[Orientalismo|orientalistici]] si debbono a [[Edward Pococke]] (''Specimen historiae Arabum'', Oxford 1649), seguiti poco più di due secoli dopo da Ernst Osiander ("Studien über die vorislämische Religion der Araber", in: ''[[ZDMG]]'', 7 (1853), pp. 463-505), da Ludolf Krehl (''Über die Religion der Araber'', Leipzig, 1863) e infine da [[Julius Wellhausen]] (''Reste arabischen Heidentums'', Berlin-Leipzig, W. De Gruyter & Co., 1887).
Nel [[VI secolo]], la [[
I [[beduini]] (da ''badw'', cioè abitante della ''[[badiya|bādiya]]'', la [[steppa]] [[deserto|desertica]]) erano invece dediti al piccolo e grande nomadismo a causa del loro speciale modo di produzione che si legava strettamente all'allevamento di ovini e del [[dromedario]] (arabo ''jamal'', collettivo ''ibil'') e assaltando altri gruppi nomadi o le carovane dei mercanti. Erano [[politeismo|politeisti]] e il santuario di [[La Mecca|Mecca]] era forse il più importante centro di incontro sia religioso sia commerciale, quanto meno nella regione del [[Hijaz|Ḥijāz]]. Tutta l'area viveva di un fecondo equilibrio, ormai pluri-millenario, tra gli abitanti sedentari delle città e le tribù nomadi del deserto, i cui contatti generavano una buona prosperità per entrambi.
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