Seconda intifada: differenze tra le versioni
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|Parte_di = del [[conflitto israelo-palestinese]]
|Immagine = Flickr - Israel Defense Forces - Standing Guard in Nablus.jpg
|Didascalia = Soldati israeliani a [[Nablus]] durante l'[[
|Data = 28 settembre [[2000]] - 8 febbraio [[2005]]
|Luogo = [[Israele]] e [[Territori palestinesi]]
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}}
La '''Seconda
La [[Monte del Tempio|Spianata delle Moschee]] (il luogo della Moschea della Roccia, ed anche il Monte del Tempio per gli ebrei) è un luogo da sempre reclamato sia dagli [[
== Cause e svolgimento ==
{{dx|[[File:Sumayya and her cat in front of her demolished home 2002, 2nd Intifada.jpg|thumb|left|Una bambina palestinese e la sua casa distrutta, campo profughi di Balatah]]}}{{Campagnabox conflitto arabo-israeliano}}La provocazione di Ariel Sharon fu il ''[[casus belli]]''. Le ragioni storiche erano piuttosto il lento accumulo di tensioni tra il 1993 e il 2000, dovuto allo stallo del processo di pace, che faceva intravedere un fallimento degli [[accordi di Oslo]]. La tensione avrebbe raggiunto il culmine nel luglio del 2000 con il fallimento del [[vertice di Camp David]].
I primi problemi erano sorti poco dopo gli [[accordi di Oslo]] quando, oltre ad un clima di forte opposizione politica al processo di pace fomentato da gruppi della destra israeliana, avvennero alcuni gravissimi fatti di violenza. Il più grave fu l'uccisione del
La costruzione di insediamenti in [[Cisgiordania]] riprese in modo massiccio, così come la confisca di terreni e la demolizione di case palestinesi. In particolare intorno a [[Gerusalemme]] un motivo di altissimo conflitto fu la volontà del governo di costruire il nuovo quartiere denominato [[Har Homa]], decisione condannata dalla comunità internazionale. Inoltre, ci fu un arenarsi dei colloqui fra le parti. L'ostacolo era rappresentato dal netto ed esplicito "no" di Netanyahu a tre fondamentali richieste palestinesi: uno Stato indipendente, il riconoscimento del diritto al ritorno dei profughi, lo smantellamento degli insediamenti costruiti e l'abbandono dei territori occupati, con un ritorno così ai confini del 1967. La politica di Netanyahu era invece orientata a prolungare i negoziati il più possibile approfittando della posizione di forza israeliana per portare avanti fatti compiuti. Parallelamente, in questa situazione estremamente penalizzante per l'[[Autorità Nazionale Palestinese]] (ANP), vi fu tra i palestinesi una rapida crescita di consenso verso gruppi estremistici di impronta religiosa islamica (in particolare [[Hamas|Ḥamās]], ma anche il [[Movimento per il Jihad Islamico in Palestina]]).
Il fallimento dei negoziati di Camp David e degli accordi di [[Sharm el-Sheikh|Sharm el-Shaykh]], nel [[1999]], in questo quadro produsse un'ulteriore instabilità politica. La stessa Autorità Palestinese cominciò a temere il pericolo di una ripresa del conflitto armato, che si rifletteva nella decisione di Arafat di accumulare quantitativi di armi.
Allo scoppio della Seconda Intifada, un fatto caratterizzante fu la partecipazione iniziale alla sommossa della popolazione araba israeliana, fatto che non si era verificato durante la [[Prima
Con la seconda intifada vi fu una forte ripresa del fenomeno degli attentati suicidi palestinesi nelle principali città israeliane, in particolare contro luoghi di aggregazione civili come autobus e locali notturni. Questi atti terroristici erano stati già presenti negli anni precedenti ma non avevano ottenuto un significativo consenso politico da parte dell'opinione pubblica palestinese. Gli Israeliani, da parte loro, procedettero a varie operazioni contro la popolazione civile come la demolizione di edifici e quartieri, sia nella striscia di [[Gaza]] sia in Cisgiordania, una politica di "omicidi mirati" a sfondo politico e battaglie sanguinose come l'assedio di [[Jenin]].
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